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Emergenza Mediterraneo? Primo punto in agenda, il codice di condotta per le ONG…

La sconcertante “priorità” emersa dal vertice italo-franco-tedesco-UE di Parigi sull’emergenza Mediterraneo. Mentre è rimasta come in sospeso, nel clima di veti e indifferenza che aleggia su molte cancellerie europee, la minaccia italiana di chiudere i porti alle navi di soccorso che battono bandiera straniera. ***Con aggiornamenti 3-6 luglio***

Parigi, 2 luglio 2017 (foto ministero dell’Interno).

Il primo problema in agenda per il dossier della disastrosa rotta migratoria del Mediterraneo? Ma le ONG che salvano vite umane in mare, chi altro…

Fra un G7, un G20 e una serie di Consigli europei inconcludenti (passati e, si teme, futuri), il 2 luglio si sono incontrati a Parigi i ministri degli Interni di Francia, Germania e Italia Gérard Collomb, Thomas de Maizière e Marco Minniti, ed il commissario UE per la Migrazione e gli Affari interni Dimitris Avramopoulos.

Il vertice, «al fine di dare maggiore sostegno all’Italia e contribuire a frenare i flussi migratori», ha deciso di proporre al prossimo Consiglio europeo di Tallinn (6-7 luglio) alcune misure.

Le elenca il comunicato congiunto del vertice. Al primo posto,  «elaborare un codice di condotta per le ONG che dovrà essere redatto e presentato dall’Italia per migliorare il coordinamento con le organizzazioni che operano nel mar Mediterraneo».

Seconda misura: «Rafforzare il sostegno alla Guardia Costiera libica».

Solo al terzo punto si parla di «un maggiore sostegno» alle agenzie internazionali perché gli orrendi centri di accoglienza libici «rispondano agli standard internazionali in termini di condizioni di vita e di diritti umani».

A seguire, il rafforzamento dei controlli alle frontiere meridionali della Libia «al fine di frenare i flussi migratori irregolari», il rafforzamento della «strategia europea sui rimpatri».  E in coda (evidentemente non ci credono più di tanto nemmeno i ministri) la «piena attuazione», anzi, l’accelerazione della relocation; anche se, va detto, almeno Francia e Germania qui si impegnano ad accrescere i loro sforzi.

Intanto, è come rimasta in sospeso, nel clima di veti e indifferenza che aleggia su molte cancellerie europee, la minaccia italiana di chiudere i porti alle navi di soccorso straniere ventilata nei giorni scorsi.

«Io credo che sia una provocazione – ha commentato mons. Gian Carlo Perego, direttore generale uscente della Fondazione Migrantes -. Una provocazione che può essere anche utile in questo momento in cui l’Europa, oltre ad aver fatto degli annunci, non ha fatto seguito con una serie di azioni che sono importanti». Però «se non fosse una provocazione, sarebbe inaccettabile».

*** Aggiornamenti 3-6 luglio 2017*** 

Consiglio UE a Tallinn: “No all’apertura di altri porti” (ANSA 6 luglio 2017)

Le proposte della Commissione UE dopo Parigi (con raccomandazioni anche per l’Italia) (4 luglio 2017)

Porte chiuse e frontiere blindate, il no delle associazioni (Redattore sociale 3 luglio 2017)

Caritas italiana: “No alle limitazioni alle ONG, sì a ‘spingere’ sulla relocation” (Redattore sociale 4 luglio 2017)

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