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Un opuscolo in quattro lingue della piattaforma Picum spiega perché chiamare “illegali” i migranti privi di documenti è inaccurato, dannoso e contro i valori dell’Unione Europea. Il termine è usato da secoli ma, “stranamente”, ha bollato quasi sempre gruppi perseguitati ed emarginati: dai quaccheri che facevano rotta per l’America agli ebrei in fuga dalla Shoà, ecc. ecc. L’iniziativa di Picum fa parte della campagna “Words matter!”.

Picum staff_2014
Lo staff di Picum presenta la campagna “Words matter!”.

 

«La parola “illegale” è stata usata nel corso della storia per definire gruppi svantaggiati.  Sono stati infatti qualificati in tal modo i quaccheri e i gesuiti che migravano verso il New England nel XVII secolo, gli ebrei in fuga dall’Olocausto, nonché le persone e gli atti compiuti in violazione delle leggi di segregazione razziale del Sudafrica (1948-1994) e degli Stati Uniti (1876-1965). Raramente il termine è stato utilizzato per definire gruppi affermati e privilegiati…».

La piattaforma internazionale Picum (Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants: per l’Italia aderiscono l’Asgi, il Naga e la Simm-Società italiana di medicina delle migrazioni) ha lanciato la campagna “Le parole contano!” per promuovere l’utilizzo di una terminologia corretta su migranti, richiedenti asilo e rifugiati.

Affrontando di petto un argomento “caldo” Picum ha così diffuso, per ora in quattro lingue, un opuscolo che spiega le ragioni giuridiche e non per cui usare la definizione migrante “illegale” è errato: in tutto il mondo sono più corrette, invece, le dizioni equivalenti a quelle italiane di “privo di documenti” o “irregolare”.

Le due parti dell’opuscolo rispondono ad altrettante domande: “Perché preferire il termine irregolare?” (lo chiedono l’Onu, il Parlamento europeo, l’Associated Press) e “Perché non diciamo illegale?” (perché è “inaccurato”, “dannoso” e “contro i valori dell’Unione Europea”). Oltre all’italiano, le altre lingue in cui l’opuscolo è disponibile sono l’inglese, il greco e l’olandese.

La pagina Web della campagna “Words matter!” comprende una piccola sezione intitolata “What can you do?”.

Allegato

L’opuscolo in versione italiana (file .pdf 1,66 mbyte)

Collegamenti

La campagna “Words matter!” (in inglese)

La piattaforma Picum (in italiano e inglese)

 

 

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