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Accoglienza, Europasilo guarda al futuro: che cosa accadrà alla fine dell’emergenza COVID-19?

Un sistema unico di accoglienza, modalità di accesso certe e un utilizzo equo dei fondi per tutte le “categorie” del mondo dell’asilo: sono le richieste della rete Europasilo a Governo, Regioni ed enti titolari di progetti SIPROIMI per il dopo-emergenza COVID-19. Da oggi l’appello è aperto all’adesione di associazioni e organismi.

(Foto Europasilo ottobre 2018).

 

«Che cosa accadrà il 31 luglio 2020, quando cesserà l’emergenza? Dove potranno accedere umanitari, “casi speciali”, persone divenute irregolari per colpa dei decreti sicurezza? Che tutela avranno i richiedenti asilo?Come impostare un’efficace politica di prevenzione sui territori?».

Lo chiedono gli organismi non profit della rete nazionale per il diritto alla protezione Europasilo in un appello rivolto da oggi a Governo, Regioni ed enti titolari di progetti SIPROIMI. 

Al centro dell’attenzione di Europasilo c’è proprio l’ex SPRAR-SIPROIMI mutilato dal primo decreto “sicurezza” del 2018, che aveva escluso dai suoi progetti i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione umanitaria. 

Subito prima dell’inizio dell’emergenza COVID-19 in Italia, tra la fine del 2019 e il febbraio 2020, «emergeva ovunque il paradosso: posti vuoti e servizi solo “per pochi” a fronte di una crescente marginalità sui territori. Un sistema radicato e incardinato nel welfare pubblico, con le competenze professionali adeguate, veniva letteralmente “svuotato” di persone, senso e funzione a favore, per alcuni, di grandi parcheggi in attesa del riconoscimento (i CAS di grandi dimensioni, ndr), per altri della strada».

Poi, prosegue l’appello di Europasilo, «l’emergenza COVID-19 ha reso questo paradosso ancora più evidente e visibile a tutti, anche a chi ne aveva sottovalutato la portata. Tantissime le persone rifugiate senza casa, senza servizi, mentre tutto chiudeva. Molte le difficoltà di gestione e molti i problemi di sicurezza per accolti e operatori nel sistema CAS. Grandi numeri, grandi concentrazioni, pochi servizi e in generale (al netto di esperienze virtuose) scarso raccordo con i servizi territoriali, mai così centrali. In termini di sistema, al di là quindi dell’interpretazione che ne hanno dato singoli gestori etici, il sistema CAS, deprivato di personale, risorse, servizi, ha mostrato la corda».

Finché è arrivato l’art. 86 bis della legge 27 delle scorso 24 aprile (la conversione del decreto “Cura Italia”): «un riconoscimento tardivo e profondamente incompleto», a tempo e mirato solo al «contenimento» sanitario.

L’art. 86 bis della legge 27/2020 ha prorogato i progetti SIPROIMI fino al 31 dicembre 2020, ha prorogato fino al 31 luglio le accoglienze scadute in CAS, SIPROIMI e prima accoglienza e ha stabilito che, sempre fino al 31 luglio, possono essere accolti nelle strutture del SIPROIMI anche richiedenti asilo, beneficiari di protezione umanitaria e persone «in stato di necessità»: v. anche a questo link. ***Aggiornamento: il decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 (“decreto rilancio“) ha stabilito all’art. 16 che i richiedenti asilo possono essere accolti nei posti dei progetti SIPROIMI fino a sei mesi dopo la cessazione dell’emergenza sanitaria, cioè fino al 31 gennaio 2021; il decreto è stato convertito in legge dalla l. 77 del 17 luglio 2020: qui il testo coordinato.*** 

Parte da qui l’appello per una riforma del sistema pubblico per richiedenti e titolari di protezione internazionale «attento alle nuove esigenze dei territori».

Le principali richieste di Europasilo sono: 1) estendere l’accesso allo SPRAR/SIPROIMI a richiedenti asilo, “umanitari” e casi speciali oltre il periodo dell’emergenza, rinnovandone il carattere di sistema unico (per richiedenti e titolari di qualsiasi protezione); 2) definire una modalità certa per l’accesso tramite una procedura operativa uguale per tutti i territori, per intervenire tempestivamente su persone senza fissa dimora e offrire loro un percorso di inserimento sociale; 3) un utilizzo dei fondi SPRAR in modo equo per tutte le categorie, per favorire l’accesso di tutti coloro che ne hanno bisogno a risorse per la formazione, l’orientamento, la tutela, in stretto raccordo con comuni e aziende sanitarie.

«Queste proposte vogliono contrastare aspetti come la crescita del lavoro nero, dell’usura, della ricattabilità sociale e in generale prevenire l’ampliarsi delle disuguaglianze che le crisi economiche portano con sé».

A questo link il testo dell’appello, anche scaricabile in formato .pdf, e un form per la sottoscrizione on line da parte di organismi e associazioni.

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