Il recente vademecum regionale sull’accoglienza in Piemonte di migranti e richiedenti asilo non affronta vari “nodi” critici che lasciano la regione tutt’altro che all’avanguardia. Il coordinamento “Non solo asilo” li affida ai… buoni propositi istituzionali per il 2016, ma avverte anche che non li lascerà cadere dopo le feste.
«Dobbiamo porci un obiettivo ambizioso: costruire un’accoglienza strutturale in Piemonte combinando l’esigenza di rendere operativi i due centri regionali di prima accoglienza di Castello d’Annone e Settimo Torinese con un sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio, mediante progetti gestiti direttamente dalle amministrazioni comunali», ha detto l’assessore regionale all’Immigrazione Monica Cerutti alla recente presentazione, a Torino, del vademecum L’accoglienza ai profughi.
«Questo vademecum è uno strumento che la Regione Piemonte ha fortemente voluto – puntualizza Cerutti -: un aiuto che ci auguriamo utile ad amministratori, amministratrici e gestori delle strutture, ma anche ai cittadini e alle cittadine che desiderano avere informazioni puntuali sull’accoglienza dei richiedenti asilo».
Una mini-buona pratica, certo. Ma che sorvola, tranne in un caso, su vari nodi irrisolti che lasciano il Piemonte tutt’altro che all’avanguardia nell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati.
Il coordinamento Non solo asilo che unisce associazioni, cooperative e organismi impegnati nel settore (fra cui la Pastorale Migranti della Diocesi di Torino) ha fatto l’elenco di queste carenze, affidandone la soluzione ai… buoni propositi istituzionali per il 2016 alle porte, ma anche avvertendo che non le lascerà cadere dopo le feste.
Un’accoglienza da serie b per chi arriva via terra
Prima di tutto, Non solo asilo denuncia l’accoglienza inadeguata per i richiedenti asilo che arrivano a Torino e in altre città piemontesi via terra (cioè al di fuori del “sistema” che accoglie le persone sbarcate sulle coste del Sud).
«Ora siamo passati dal lasciarli fuori dal Duomo ad inserirli in dormitori e nell'”emergenza freddo” (il riferimento è alla vicenda dei richiedenti asilo perlopiù pakistani “ospitati” all’addiaccio, per mesi, nel giardino-bastione delle Porte Palatine sino alla fine di novembre, quando per loro si è scelta una destinazione che ha poco a che fare con gli standard ai quali ha diritto chi chiede protezione in un Paese dell’Ue, ndr) e in altri territori, vedi Alessandria, al rifiuto di accogliere la loro domanda d’asilo e a farli uscire dai CAS», cioè i centri di accoglienza straordinaria.
Quei limiti all’esenzione ticket
C’è poi la questione dell’esenzione dai ticket sanitari «legata a tutto il periodo della domanda d’asilo e al fatto che la persona non ha mezzi di sussistenza sufficienti a mantenersi in modo autonomo».
Per inciso, è l’unico “nodo” che trova almeno menzione nel Vademecum della Regione. Ma argomenta Non solo asilo: «Questo principio è chiaro a livello delle direttive europee, per cui le pratiche che in alcune regioni limitano l’esenzione a due mesi o a sei, come fa la Regione Piemonte, sono illegali». Il fatto che il richiedente asilo dopo due mesi teoricamente possa lavorare «non vuol certo dire che sia già in grado di mantenersi».
“Ti accolgo e ti legalizzo, anzi non più…”
È venuta al pettine, intanto, «l’insistenza della Prefettura di Torino (e anche di altre Prefetture a livello nazionale) sul fatto che i richiedenti asilo che ottengono la protezione umanitaria e sono accolti all’interno dei CAS sarebbero tenuti ad uscire da queste accoglienze…».
Ancora, si registrano «le difficoltà sempre maggiori che la Questura di Torino oppone alle persone che devono rinnovare il permesso di soggiorno anche se sono registrate e hanno una carta di identità con residenza in “via della Casa Comunale 3“».
Infine, last but not least, Non solo asilo ricorda come «in molte regioni i Tavoli regionali includano enti di tutela del terzo settore e non siano interpretati solo come luoghi di scambio inter-istituzionali, come invece avviene a Torino».
A novembre in Piemonte le presenze in accoglienza rilevate dalla Prefettura di Torino erano circa 6.200, ospitate in 332 strutture; gli accolti nella rete SPRAR erano meno di mille (fra loro, 51 minori stranieri non accompagnati); ancora oggi non esistono progetti SPRAR nelle province di Cuneo, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio Ossola: quattro su otto.
Allegato
Il vademecum L’accoglienza ai profughi della Regione Piemonte (dicembre 2015, file .pdf 220 kbyte)
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