di Chiara Cestari
Le richieste d’asilo effettuate in terra portoghese sono alquanto esigue: 300 nel 2012, secondo gli ultimi Asylum Trends dell’UNHCR. Analizzando nello specifico le richieste del 2012, il numero più alto (57 richieste) è stato registrato per le persone provenienti dalla Guinea Conakry, a cui seguono 25 richieste dalla Nigeria, 17 dalla Repubblica Democratica del Congo, 13 dalla Guinea Bissau e 11 rispettivamente da Colombia, Siria e Somalia.
1. I luoghi
Una volta giunti in Portogallo si deve procedere alla richiesta d’asilo il prima possibile presso le sedi regionali o di frontiera, aerea e marittima, del SEF (Serviço de Estrangeiros e Fronteiras).
Altrimenti presso la Guarda Nacional Republicana (GNR), la Polícia de Segurança Pública (PSP) o la Polícia Marítima. La richiesta può essere presentata personalmente o via posta.
Nel caso la richiesta sia fatta in zona di frontiera la persona può risiedere nello spazio internazionale dell’areoporto o del porto in cui si trovi e attendere la risposta dal SEF, la quale arriva dopo 5 giorni; in questo tempo gli operatori del Consiglio Portoghese per i Rifugiati hanno il diritto di fare interviste e di fornire una prima assistenza ai richiedenti asilo.
2. Le istituzioni
Ministério da Administração Interna (MAI)
Serviço de Estrangeiros e Fronteiras (SEF)
Alto Comissariado para a Imigração e Diálogo Intercultural, Instituto Público (ACIDI)
Conselho Portugûes para os Refugiados (CPR): presente sul territorio dal 1991, partner nazionale ufficiale dell’UNHCR, è un’associazione non governativa e leader del network “Rede Alargada”, piattaforma principale dove altre ONG ed enti pubblici possono condividere informazioni rispetto ai servizi di assistenza per i rifugiati e al programma di Resettlement.
3. La procedura
L’ufficio che analizza e determina l’esito delle richieste d’asilo è il Gabinete de Asilo e refugiados del SEF. A tre giorni dalla presentazione della domanda viene rilasciata una dichiarazione (che attesta la presentazione della domanda stessa) valida fino al momento dell’esito: questa da accesso al sistema di istruzione per minori non accompagnati o figli di richiedenti asilo, al servizio sanitario nazionale, infine garantisce l’appoggio legale del CPR. Tale dichiarazione non vale da documento di identità, non dà accesso al mercato del lavoro e non conferisce diritto di residenza.
Il richiedente è tenuto a fornire tutti i documenti e i dati possibili rispetto alla sua identità e nazionalità, oltre al suo itinerario e a fatti salienti che dimostrino la sua condizione di persona in fuga da situazioni pericolose per la sua incolumità.
In caso di decisione negativa il richiedente può fare ricorso entro le due settimane successive; in caso di decisione positiva si può ottenere lo status di rifugiato, con diritto di residenza per 5 anni, o la protezione per ragioni umanitarie, valida per 2 anni. Entrambi i permessi si possono rinnovare, dopo un’analisi dell’evoluzione delle condizioni del paese d’origine.
Esiste inoltre un documento di viaggio che può essere rilasciato a chi detiene lo status di rifugiato, ovvero il “Título de Viagem da Convenção de Genebra”, valido per un anno.
La procedura di analisi di una richiesta può prolungarsi (soprattutto nel caso di un ricorso) fino a un massimo di 180 giorni.
4. L’accoglienza
Essendo così poco numerose le richieste d’asilo, in Portogallo è presente un solo centro di accoglienza per rifugiati: il CAR di Bobadela, situato nel distretto di Loures e distante 15 km dal centro di Lisbona. Il limitato numero di rifugiati non impedisce però che in certi periodi il centro sia sovraffollato: la capienza massima è di 40-45 persone, ma spesso il numero di residenti supera il doppio. Soprattutto per questo motivo nell’estate del 2012 si sono verificati scontri all’interno del centro, tra i rifugiati che protestavano chiedendo condizioni migliori e la polizia.
Esiste anche una struttura per minori rifugiati non accompagnati, la quale è stata inaugurata nel 2011: si tratta di un edificio ristrutturato nel parco di Belavista, leggermente meno distante dal centro della città rispetto al CAR.
5. Il programma di Resettlement
Il Portogallo ha aderito al Resettlement dal 2006, quando aprì le porte a 17 rifugiati dal Marocco; nel 2007 il governo stabilì che il numero minimo di rifugiati da accogliere e inserire in questo programma sarebbe stato di 30 persone all’anno, inoltre sviluppò un programma multi annuale, per il periodo 2008-2013, il quale si propone di dare continuità al progetto, dando priorità ai rifugiati provenienti dall’Africa e dall’est Europa, senza escludere però cittadini di altri paesi, nel caso in cui la loro richiesta evidenzi reali situazioni di pericolo per ragioni umanitarie.
In Portogallo il periodo di Resettlement è di soli sei mesi, più breve rispetto ad altri stati europei: in questo periodo di tempo vengono forniti vitto e alloggio presso il centro di Bobadela, vestiti e strumenti scolastici per i bambini, mobili per l’inserimento in case private; sono assicurate inoltre le cure non comprese dal sistema sanitario nazionale, infine vengono offerti corsi di lingua portoghese, servizio di traduzione e di counselling.
All’arrivo il rifugiato ottiene un permesso di soggiorno valido per 5 anni, e dopo 6 anni di residenza nel paese gli è permesso fare domanda per la cittadinanza.
Prima dell’arrivo dei rifugiati, soprattutto se si tratta di minori che verrano poi ammessi e seguiti nelle scuole locali, il CPR si occupa di gestire campagne di informazione per la comunità locale sul diritto d’asilo, sul programma di Resettlement e sulla nazionalità delle persone che arriveranno e saranno inserite sul territorio.
6. Criticità
In conclusione si può affermare che le politiche portoghesi sull’accoglienza dei rifugiati siano attente a mantenere programmi multi annuali che permettano di non gestire il flusso dei rifugiati come un’emergenza continua, ma che abbiano l’obbiettivo di facilitare l’inserimento delle persone in un nuovo contesto e in una nuova società.
Purtroppo anche in Portogallo si verificano problemi a livello di gestione dell’unico centro di accoglienza, il quale nonostante offra molti servizi, rimane comunque abbastanza isolato dalla città e il senso di isolamento è un fattore che indubbiamente non può favorire il benessere totale delle persone lì ospitate.
FONTI:
www.unhcr.org (Asylum Trends 2012)
www.sef.pt (Relatório de Imigração, Fronteiras e Asilo 2011 – Guia do Requerente de Asilo)
Resettlement EUROPAL 2013 – European Parliament
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