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Bosnia, quegli 85 milioni perduti. Pubblicato il nuovo dossier di RiVolti ai Balcani

«La (non) gestione della situazione di Lipa è l’apice di una crisi politica più ampia e del fallimento delle politiche di decentralizzazione dell’UE». Il nuovo dossier di RiVolti ai Balcani fa il punto sull’intera “rotta” di terra che parte in Grecia, Paese per Paese (comprese anche le periferiche Albania e Macedonia) e questione per questione: dai respingimenti violenti all’abbandono, dalle “riammissioni informali” italiane alla criminalizzazione della solidarietà, al ruolo di Frontex.

Il documento provvisorio di riconoscimento di un giovane del Bangladesh, ritrovato in un bosco di Velika Kladuša nei pressi della frontiera con la Croazia (gennaio 2021; foto M. Lapini e V. Muscella/RiVolti ai Balcani).

«La (non) gestione della situazione di Lipa è l’apice di una crisi politica più ampia e del fallimento delle politiche di decentralizzazione dell’UE. Non sono stati sufficienti oltre 85 milioni di euro versati in questi anni (per la sola Bosnia-Erzegovina, ndr) a pensare e riformare il sistema di accesso all’Unione europea. A pagarne le conseguenze non sono più solamente le persone in transito, ma anche lo sfilacciato tessuto sociale di un Paese già in crisi».

Lo si legge nel nuovo dossier La rotta balcanica. Migranti senza diritti nel cuore dell’Europa, realizzato dalla rete RiVolti ai Balcani e appena pubblicato.

Sempre nel gennaio 2021, un giovane pakistano durante le proteste al campo di Lipa, sorvegliate dalla polizia bosniaca (foto M. Lapini e V.  Muscella/RiVolti ai Balcani).

Il rapporto denuncia con gli ultimi dati (ufficiali e indipendenti), con fatti e con storie personali il sistema di “contenimento”, abbandono, violenza e respingimenti a catena che vige dal 2015 nell’intera regione, con gravissime responsabilità dell’Unione Europea, della Croazia, della Slovenia e anche dell’Italia, con le sue “riammissioni informali” verso Lubiana. Dedica un ampio spazio alla Grecia, la prima “tappa” della rotta balcanica.  Ma abbraccia anche le periferiche e dimenticate Albania e Macedonia: in Albania, una missione di Frontex avviata nel 2019 è stata la prima “cooperazione rafforzata” dell’UE con un Paese terzo per il controllo delle frontiere; mentre in Macedonia, su 40 mila rifugiati e migranti entrati “irregolarmente” dalla Grecia nel 2019, si calcola che quelli respinti “informalmente” nel Paese ellenico siano stati la metà, 20 mila.

Nel “pantano”, il crollo del sistema giuridico europeo

Cliccare per ingrandire: i centri di accoglienza e le strutture d’emergenza per persone in transito in Bosnia-Erzegovina a fine 2020 (fonte RiVolti ai Balcani 2021).

L’indice della pubblicazione di RiVolti ai Balcani è scandito in una introduzione (“L’Unione europea e i flussi migratori nei Balcani: un quadro di violenze e negazione dei diritti“) e in sei capitoli: “Date e snodi chiave: dal 2015 all’emergenza sanitaria da Covid-19″, “Il ‘pantano’ Bosnia ed Erzegovina: una storia della ‘nuova’ rotta”, “I respingimenti e il crollo del sistema giuridico europeo”, “Le responsabilità dell’Italia per le riammissioni verso la Slovenia”, “La criminalizzazione della solidarietà: il caso della Croazia” e “L’esternalizzazione delle frontiere: gli accordi tra UE e Paesi terzi e il ruolo di Frontex“. 

A conclusione, le raccomandazioni che RiVolti ai Balcani indirizza all’UE, all’Italia e all’UNHCR. 

Il dossier La rotta balcanica. Migranti senza diritti nel cuore dell’Europa (pp. 64, con le foto di Michele Lapini e Valerio Muscella) può essere ordinato su questa pagina Web del sito di Altreconomia. Il prezzo della versione cartacea è di 5 euro più le spese di spedizione, mentre la versione digitale è gratuita.

Collegamenti

La «preoccupazione» dell’UNHCR e dell’OIM (29 gennaio 2021)

Quel diritto d’asilo «sotto attacco» ai confini d’Europa (UNHCR, 28 gennaio 2021)

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