I campi profughi delle Isole al momento sono stati risparmiati dal contagio, nonostante il sovraffollamento e l’assenza di condizioni di igiene adeguate. Sempre sulle Isole sono iniziate le evacuazioni delle persone più vulnerabili verso strutture in condizioni igienico-sanitarie migliori. Agli isolati gesti di solidarietà già compiuti da Germania, Austria e Lussemburgo si sono aggiunti quelli della Svizzera e del Portogallo.
di Pietro Derossi, maggio 2020, da Lesbo
Anche in Grecia il generalizzato “lock-down” a contrasto del coronavirus è terminato nei primi di maggio. Il numero di casi al 18 del mese resta moderato, con 2.836 contagi in tutta la Grecia, contro 225.886 casi registrati in Italia entro la medesima data.
Il virus si è ad ogni modo infiltrato in ulteriori due accampamenti profughi situati sulla terra ferma, nei paesi di Kranidi e Malakasa, immediatamente sottoposti a quarantena dalle autorità. Il contagio ha anche sfiorato il campo profughi di Lesbo. Sull’isola sono risultati positivi al test quattro richiedenti asilo approdati nei primi di maggio. Opportunamente, la nuova prassi prevede che nessun nuovo migrante sia ammesso al campo di Moria prima di esser stato tenuto in quarantena per 14 giorni in luogo separato, sicché il contagio al momento pare non essersi diffuso.
Per il resto, anche gli altri campi profughi situati sulle isole sono al momento stati risparmiati dal contagio, nonostante il sovraffollamento e l’assenza di condizioni di igiene adeguate. Anche il numero d’infezioni tra la popolazione locale delle isole è rimasto estremamente esiguo.
È possibile ipotizzare che a questo risultato abbia contribuito non solo la tempestiva azione del Governo greco, il quale sin dai primissimi contagi ha imposto misure stringenti volte a limitare al minimo spostamenti e assembramenti, ma anche la naturale conformazione del territorio, dove le centinaia di isole hanno funzionato da barriere naturali al propagarsi della malattia.
Le evacuazioni delle persone più vulnerabili dai campi delle isole verso strutture attrezzate e caratterizzate da migliori condizioni igienico-sanitarie – a gran voce richieste da UNHCR, dall’Unione europea e da altri attori impegnati nella tutela dei rifugiati – hanno iniziato ad essere compiute. A metà aprile la Commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson ha espresso soddisfazione per l’evacuazione di 1000 persone dai campi delle isole verso le strutture alberghiere. Altre quasi 400 persone sono state evacuate nei primi di maggio dal campo di Moria verso strutture di accoglienza sulla terra ferma.
Agli isolati gesti di solidarietà europea precedentemente arrivati da Germania, Austria e Lussemburgo, si sono aggiunti un minimo contributo della Svizzera, che ha preso in carico 23 minori con familiari già residenti su suolo elvetico, e del Portogallo, che ha promesso di consentire il ricollocamento nel proprio Stato di 500 bambini non appena verranno meno le restrizioni agli spostamenti transnazionali dovute all’emergenza sanitaria.
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