Sono sbarcati oggi a Fiumicino 37 dei 45 rifugiati che, nell’ambito del progetto dei corridoi universitari UNICORE, proseguiranno il loro percorso di studi nelle Università italiane. Negli ultimi tre anni il progetto ha messo a disposizione in questo piccolo (ma potenzialmente significativo) “canale di accesso sicuro” 70 borse di studio. La testimonianza di un giovane eritreo e di una giovane della Somalia.
«Sono fuggito dal mio Paese otto anni fa. Da allora ho vissuto in un campo, poi quando i disordini sono iniziati anche in Etiopia sono dovuto scappare di nuovo». Sami, 24 anni, eritreo, è uno dei 37 studenti rifugiati che sono arrivati questa mattina a Fiumicino grazie ai corridoi universitari del progetto di borse di studio UNICORE. E sta per iniziare un master in biotecnologia medica all’Università del Piemonte orientale di Novara («Mi hanno detto di aspettarmi temperature fredde, ma non importa, sono sicuro che sarà un posto caldo per me…»).
Nel gruppo dei 37 studenti c’era anche Asha, 25 anni, della Somalia. Anche lei è arrivata in Etiopia con il padre e quattro fratelli, dopo che la madre e il fratellino appena nato avevano perso la vita in un attentato a Mogadiscio. Nel campo rifugiati in cui è vissuta è riuscita a studiare, anche se doveva prendersi cura dei fratelli più piccoli. A vent’anni ce l’ha fatta a iscriversi all’università di Jigjiga, nell’Est dell’Etiopia, e poi a laurearsi in economia.
«Di giorno mi occupavo della casa e dei miei fratelli e sorelle e di notte studiavo – racconta – . Mio padre mi ha sempre incoraggiata a studiare, è lui che mi ha detto di non mollare anche dopo che mia madre è stata uccisa e siamo stati costretti a fuggire. Quando ho saputo di questa opportunità ho voluto fare domanda, anche se all’epoca non avevo né Internet né un PC…». Qui in Italia Asha frequenterà alla Bocconi di Milano un master in management.
Ai 37 studenti rifugiati sbarcati questa mattina se ne aggiungeranno altri otto, per un totale di 45: in questo anno accademico studieranno in oltre 20 atenei italiani. Il progetto, partito nel 2019, ha visto fino ad oggi la partecipazione di 28 Università che, in totale, negli ultimi tre anni hanno messo a disposizione 70 borse di studio. La selezione degli studenti è stata curata dai singoli atenei sulla base del merito accademico e della motivazione. Gli studenti accolti sono rifugiati che provengono da Eritrea, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo.
Il progetto UNICORE è stato promosso da 24 Università italiane in collaborazione con l’UNHCR, il ministero degli Esteri, Caritas italiana, Diaconia valdese, Centro Astalli e altri partner.
Spiega l’UNHCR in una nota: «Ora gli studenti UNICORE saranno trasferiti in appartamenti per la quarantena obbligatoria di 10 giorni, prima di raggiungere le loro destinazioni e iniziare la loro vita in Italia. I partner del progetto si assicureranno che ricevano tutto il supporto necessario per completare i loro studi e realizzarsi nel mondo universitario».
Questi i 24 atenei che partecipano al progetto nel 2021: l’Università di Bari Aldo Moro, le Università degli studi di Bergamo, Brescia e Cagliari, l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, le Università degli studi G. Dannunzio di Chieti-Pescara e di Firenze, lo European University Institute, l’Università del Salento-Lecce, l’Università degli studi di Messina, l’Università Statale di Milano, l’Università degli studi di Milano-Bicocca, la Bocconi, le Università degli Studi di Modena-Reggio Emilia, Palermo e Padova, la LUISS-Libera Università Internazionale degli studi Sociali Guido Carli, la Sapienza di Roma, l’Università di Sassari, l’Università per per stranieri di Siena, l’Università IUAV di Venezia, le Università degli studi del Piemonte Orientale e di Verona e, infine, l’Università della Tuscia di Viterbo.
Giovani rifugiati, all’Università solo uno su 20
(Fonte UNHCR 2021) |
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