Nel 2020 sono potuti tornati alle loro case 3,2 milioni di sfollati interni e 251 mila rifugiati. Ma a fine anno, calcola il nuovo rapporto UNHCR Global Trends 2020, il totale delle persone sradicate a forza nel mondo ha raggiunto la cifra senza precedenti di 82,4 milioni, il 4% in più rispetto al 2019. Solo 33.400 i rifugiati reinsediati, il numero più basso in vent’anni.
Nel 2020 sono potuti tornati alle loro case 3,2 milioni di sfollati interni e solo 251 mila rifugiati: questi due indicatori chiave, spesso dimenticati, hanno visto un crollo rispettivamente del 40% e del 21% rispetto al 2019. Li richiama il rapporto Global Trends. Forced displacement in 2020 pubblicato oggi dall’UNHCR.
L’agenzia dell’ONU riferisce che, nell’anno, altri 33.800 rifugiati sono stati naturalizzati dai Paesi che li hanno accolti. Però «il reinsediamento dei rifugiati ha registrato un crollo drastico: l’anno scorso ne sono stati reinsediati solo 34.400, il livello più basso in 20 anni, una conseguenza del numero ridotto di posti messi a disposizione dagli Stati e della pandemia».
Intanto, malgrado la stessa pandemia, nello scorso anno il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è salito a quasi 82,4 milioni: più 4% in rapporto alla cifra già “record” di 79,5 milioni raggiunta alla fine del 2019.
Alla fine del 2020 il bilancio dello sradicamento globale contava 20,7 milioni di rifugiati sotto mandato UNHCR, 5,7 milioni di rifugiati palestinesi, 3,9 milioni di venezuelani fuggiti all’estero, 48 milioni di persone erano sfollati interni e 4,1 milioni richiedenti asilo. «Questi numeri ci dicono che, nonostante la pandemia e l’appello per un cessate il fuoco globale, i conflitti hanno continuato a costringere le persone ad abbandonare le proprie case».
«Al picco della pandemia nel 2020 – ricorda ancora l’UNHCR – oltre 160 Paesi avevano chiuso le loro frontiere, con 99 Stati che non facevano eccezioni per le persone in cerca di protezione. Eppure, con misure adeguate – come screening medici alle frontiere, certificazione sanitaria o quarantena temporanea all’arrivo, procedure di registrazione semplificate e colloqui a distanza – sempre più Paesi hanno trovato il modo di garantire l’accesso all’asilo cercando, allo stesso tempo, di arginare la diffusione della pandemia».
Sempre alla fine del 2020, la stragrande maggioranza dei rifugiati, quasi nove su dieci, l’86%, erano accolti da Paesi vicini alle aree di crisi e da Paesi a basso e medio reddito. I Paesi più poveri della terra davano asilo al 27% del totale, cioè a più di un rifugiato su quattro.
Allegato
Il rapporto integrale Global trends 2020 (file .pdf 7 mbyte)
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