Un nuovo servizio da Lesbo per l’Osservatorio Grecia racconta l’umiliante “normalità” dei campi sulle Isole dell’Egeo prima dell’epidemia, gli interventi del governo di Atene per scongiurare la diffusione del contagio (almeno nei campi sulle Isole, miracolosamente non si è ancora registrato nessun caso), le iniziative della società civile e le «briciole di solidarietà» offerte da pochi singoli Paesi europei.
Almeno al 12 aprile, il numero di contagi registrati di coronavirus non ha superato i nove casi in tutte le cinque isole greche dell’Egeo dove sono insediati i campi profughi, e nessuna infezione, fortunatamente, ha colpito persone residenti in questi campi.
Se però si verificasse una massiccia diffusione del virus fra queste decine di migliaia di persone costrette a vivere in condizioni igienico-sanitarie degradanti, l’epidemia non potrebbe trovare risposte adeguate, in una tragedia umanitaria che investirebbe anche molte donne, bambini e giovani uomini in salute.
Per l’Osservatorio Grecia di Vie di fuga è da oggi on line un nuovo servizio da Lesbo che racconta l’umiliante “normalità” dei campi prima dell’epidemia, gli interventi del governo di Atene per scongiurare la diffusione del contagio, le iniziative della società civile e le «briciole di solidarietà» offerte da pochi singoli Paesi europei.
Mentre «si continua a sperare che in Grecia la “fase 2” non sia la fase di mortiferi campi profughi».
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