Dopo l’accordo a sorpresa Roma-Tirana per la realizzazione nel Paese delle Aquile di due centri per la “gestione” dei migranti “illegali”. Medici senza frontiere: «Qui siamo oltre gli accordi con Libia, Tunisia e Turchia. Ma i precedenti di Nauru e del Ruanda sono fallimentari…».
«L’Albania darà la possibilità all’Italia di utilizzare alcune aree in territorio albanese nelle quali l’Italia potrà realizzare, a proprie spese, sotto la propria giurisdizione, due strutture dove allestire centri per la gestione dei migranti illegali. Queste strutture potranno accogliere inizialmente fino a 3.000 persone, che rimarranno in questi centri il tempo necessario a poter velocemente espletare le procedure per la trattazione delle domande di asilo ed eventualmente ai fini del rimpatrio. Chiaramente si tratta di massimo 3.000 persone contestuali, ma è chiaro che utilizzando le procedure accelerate che consentono, grazie a questo governo, di processare le richieste in 28 giorni, io intendo che con questo progetto, a regime, questi numeri possano essere considerati come mensili e che quindi il flusso complessivo annuale possa arrivare fino a 36 mila persone che si alternano».
Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ieri, dopo l’incontro con Edi Rama, Primo ministro dell’Albania. La premier ha affermato che il nuovo accordo a sorpresa non riguarda minori, donne in gravidanza e in generale le persone vulnerabili.
Ma per padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, questo protocollo d’intesa firmato per trasferire nel Paese delle Aquile i migranti salvati in mare dalle navi italiane «rappresenta l’ennesimo tassello di un programma volto a punire le persone migranti, piuttosto che aprire con realismo e visione a un futuro condiviso che in questo tempo sarebbe quanto mai necessario. Le migrazioni sono un fenomeno strutturale da governare con lungimiranza, adottando soluzioni politiche frutto di una gestione coordinata a livello europeo e rispettosa del diritto internazionale e del diritto comunitario. Ancora una volta le persone migranti vengono equiparate a merci; individui irregolari da cui difendersi, senza che mai assurgano alla dignità di persone».
SI chiede e chiede padre Ripamonti: «In che modo “deportare” dei naufraghi salvati in mare in appositi centri di detenzione, di dimensioni impossibili da gestire nel rispetto dei diritti, collocati in un altro Stato trattato solo apparentemente come partner, sarebbe una risposta umanitaria alle tragedie del mare o ai flussi migratori?».
Piuttosto, occorrerebbe «rimettere al centro la dignità e i diritti di ogni essere umano. Occorre promuovere un approccio comune e corresponsabile al governo dei flussi migratori, moltiplicando gli sforzi per combattere le reti criminali dei trafficanti e impegnarsi ad ampliare e a realizzare vie sicure di ingresso».
MSF: “Qui siamo oltre gli accordi con Libia e Turchia.Ma i precedenti di Nauru e del Ruanda sono fallimentari”«Sosteniamo che il patto siglato tra Italia e Albania si spinge un passo oltre gli accordi di esternalizzazione che il governo italiano o le istituzioni europee hanno firmato negli ultimi anni con Turchia, Libia e Tunisia. L’obiettivo non è più solo quello di scoraggiare le partenze, ma di impedire attivamente alle persone in fuga e a chi viene soccorso in mare di accedere in modo rapido e sicuro al territorio europeo, aggirando così gli obblighi di protezione e soccorso sanciti dal diritto internazionale e dalle convenzioni europee. I precedenti tentativi di sperimentare soluzioni extraterritoriali si sono rivelati tutti fallimentari. In particolare, abbiamo già osservato in modo diretto le conseguenze delle politiche di trattenimento extraterritoriale attuate per un lungo periodo dal governo australiano: tra il 2017 e il 2018, nostri team hanno offerto oltre 1.500 consultazioni psicologiche a rifugiati e richiedenti asilo trasferiti forzatamente sull’isola di Nauru, riscontrando un grave livello di sofferenza mentale. Di fronte a una simile proposta avanzata nel 2022 dal governo del Regno Unito in accordo con il Ruanda, e poi definita illegittima dalla Corte d’Appello (del Regno Unito, ndr), ci eravamo dichiarati “disgustati, sconfortati e preoccupati dalla determinazione punitiva e nociva” che aveva mosso le autorità britanniche» (Medici senza frontiere, 7 novembre 2023). |
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