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La strategia del salvataggio ritardato

Malta e Italia sono (di nuovo) al centro della questione sbarchi. Sembrerebbe che la nuova strategia dei due paesi europei sia quella di ritardare il più possibile le azioni di salvataggio per dissuadere le nuove partenze.

A inizio luglio Malta, ha autorizzato uno sbarco di 52 persone a bordo della nave Talia, solo dopo cinque giorni in mare (e diverse persone a rischio vita). E non si tratta dell’unico caso registrato nell’ultimo mese. 

Alarm Phone, la ONG che ha organizzato un servizio telefonico di salvataggio nel Mediterraneo, ha più volte criticato la mancanza di comunicazione e la scarsa disponibilità mostrata dalle autorità maltesi e ha affermato che la maggior parte delle chiamate e delle e-mail inviate a La Valletta rimangono senza risposta. L’organizzazione ha anche accusato le Forze Armate di Malta di “riattaccare il telefono” quando ricevono richieste di soccorso. 

In Italia le cose non vanno meglio considerato che la risposta agli sbarchi via mare (Sicilia), agli arrivi via terra (Friuli Venezia Giulia) e alle fughe dai centri superaffollati sia l’invio dell’esercito. 300 militari sono stati inviati in Sicilia per l’operazione Strade sicure e 100 militari a Gorizia per presidiare la frontiera terrestre. Il motivo di tale dispiegamento sarebbe legato all’esigenza di garantire la quarantena di 14 giorni per chi entra in Italia visto che alcuni focolai sono nati tra le comunità straniere. Ma una domanda sorge spontanea: come si può prevenire e controllare un ipotetico contagio se i migranti sono letteralmente ammassati in centri riempiti oltre il 100% della capienza massima?

 

 

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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by Mauro Biani – Repubblica
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