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Libia, “soddisfazione” per un disastro umanitario?

Nei soli primi tre mesi di quest’anno la Guardia costiera “libica” ha intercettato e riportato a riva oltre 4.000 rifugiati e migranti, il 50% in più rispetto al 2020. In aumento quelli rinchiusi nei centri di detenzione «in condizioni di miseria estrema» secondo l’ONU. Ma nel Mediterraneo centrale sono cresciuti del 70% i morti e dispersi (già 237 nel 2021). Mentre sulla “rotta” il rischio di fare questa fine è più che raddoppiato se si guarda a tutte le traversate tentate.

«Sebbene il loro numero rimanga basso rispetto alla popolazione totale di migranti in Libia, quelli che tentano di attraversare il Mediterraneo sono aumentati durante i primi due mesi del 2021 e rimangono a livelli costanti, esposti a rischi per quanto riguarda la loro protezione e a quello di perdere la vita. Dal 20 al 28 febbraio si stima che 56 persone siano annegate durante i tentativi di attraversamento. Un numero crescente di migranti e rifugiati, oggi 3.858 persone circa, sono detenuti nei centri di detenzione ufficiali gestiti dal Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale (mancano sempre dati sui centri di detenzione “informali” gestiti in tutto il Paese da gruppi e bande armate, ndr), in condizioni di miseria estrema, senza un “giusto processo” e con restrizioni all’accesso umanitario. L’UNSMIL è preoccupata per le gravi violazioni dei diritti umani subite dai migranti e dai richiedenti asilo da parte del personale DCIM e dei gruppi armati coinvolti nella tratta di esseri umani».

Lo riferiva un paio di settimane fa l’inviato speciale delle Nazioni Unite Jan Kubiš al Consiglio di sicurezza.

Sono relazioni e dati come questi che giustificano lo «stupore» con cui, fra gli altri, la rete delle organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale AOI ha accolto alcune espressioni pronunciate ieri dal premier Mario Draghi a Tripoli: «Esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi. Nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia».

Il vero bilancio: più intercettati, più morti in mare…

Nei soli primi tre mesi di quest’anno la cosiddetta “Guardia costiera libica” ha intercettato in mare e riportato a terra (deportato) 4.005 rifugiati e migranti, il 50% in più rispetto allo stesso periodo del 2020, quando si erano registrate “solo” 2.677 persone riportate sulla costa (fonte UNHCR). 

Sempre quest’anno gli ultimi dati del Missing Migrants Project dell’OIM stimano solo nel Mediterraneo centrale 237 morti e dispersi (dati aggiornati al 1° aprile), contro i 137 dello stesso periodo del 2020: + 73%.

…ma anche traversate sempre più rischiose 

Sulla medesima “rotta” centro-mediterranea, ancora una volta rispetto all’anno scorso e secondo dati OIM, per migranti e rifugiati il rischio di rimanere dispersi o di annegare è più che raddoppiato, dall’1,7% al 3,5% (percentuali calcolate in rapporto alle traversate tentate).

Le ONG: “Salvare vite, fare vera cooperazione o continuare a drenare risorse per assistere Tripoli? È venuta l’ora di scegliere”

(Foto AOI).

“È giunta l’ora della verità in cui al Parlamento spetta chiedere una risposta del Governo su quale sia la priorità: se salvare vite umane e operare in contemporanea per sconfiggere la povertà, evitando le migrazioni irregolari dei barconi della morte, con un impegno effettivo in programmi di aiuto umanitario e cooperazione allo sviluppo e di tutela della democrazia e dei diritti a partire dalla Libia, oppure se continuare a drenare risorse per garantire assistenza tecnica a Tripoli nel nome dei respingimenti senza condizionalità alcuna. Lo chiediamo da troppo tempo, senza una vera risposta. E con noi quelle giornaliste e quei giornalisti che non cesseranno, se pure osteggiati, a mostrare le disumanità che conosciamo” (Silvia Stilli, portavoce AOI, 6 aprile 2021).

 

 

 

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