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Manifestazione a Roma: “Revocare il Memorandum Italia-Libia, c’è tempo fino al 2 novembre”

Dal 2017 le cosiddette “guardie costiere” libiche hanno ricevuto oltre 100 milioni di euro in formazione ed equipaggiamenti (57,2 milioni dal Fondo fiduciario per l’Africa e 45 milioni solo attraverso la missione militare italiana dedicata). Soldi pubblici e risorse destinati alla “cooperazione” e allo “sviluppo”, ma impiegati per il rafforzamento delle frontiere, senza alcuna salvaguardia dei diritti umani, né meccanismi di monitoraggio e revisione richiesti dalle norme finanziarie dell’UE. 

 

Roma, 26 ottobre 2022 (foto Amnesty International).

 

Ci sono solo pochi giorni di tempo: il nuovo governo deve revocare il Memorandum Italia-Libia del 2017. Lo hanno chiesto in piazza, oggi a Roma, oltre 40 organizzazioni fra cui la Fondazione Migrantes. Se invece non accadrà nulla entro il 2 novembre, il Memorandum sarà tacitamente rinnovato per altri tre anni.

Dal 2017 alla fine di settembre 2022 sono ormai 104.500 (dato redazione rapporto asilo Fondazione Migrantes) gli uomini, donne e bambini intercettati in mare dalle autorità libiche e riportate in un Paese che non può essere considerato sicuro.  Perché essere un migrante in Libia significa essere costantemente a rischio: di essere arrestato, detenuto, abusato, picchiato, sfruttato. Significa vedersi spogliati di ogni diritto e non ricevere alcuna tutela. 

“Cooperazione”?

Dal 2017 le cosiddette “guardie costiere” libiche hanno ricevuto oltre 100 milioni di euro in formazione e equipaggiamenti (57,2 milioni dal Fondo fiduciario per l’Africa dell’UE e 45 milioni solo attraverso la missione militare italiana dedicata). Soldi pubblici e risorse destinati alla “cooperazione” e allo “sviluppo”, impiegate invece per il rafforzamento delle frontiere, senza alcuna salvaguardia dei diritti umani, né alcun meccanismo di monitoraggio e revisione richiesto dalle norme finanziarie dell’UE.  

Il Memorandum Italia-Libia non sta ponendo un argine alle violazioni dei diritti dei migranti, ma anzi crea proprio le condizioni per il loro proseguimento, agevolando indirettamente pratiche di sfruttamento e di tortura perpetrate in maniera sistematica e tali da costituire crimini contro l’umanità così come definito dalla Missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite. Nonostante il Memorandum preveda all’art 2 il «sostegno alle organizzazioni internazionali presenti e che operano in Libia a perseguire gli sforzi mirati anche al rientro dei migranti nei Paesi di origine, compreso il rientro volontario», l’effettiva capacità di queste ultime di tutelare migranti e richiedenti asilo in tale situazione è estremamente limitata e dipendente dalle scelte delle autorità libiche.

Ciò dimostra, insieme alla situazione di insicurezza e instabilità del Paese nordafricano e alle innumerevoli testimonianze degli abusi da parte di cittadini stranieri in Libia, la completa e totale irriformabilità del “sistema Memorandum” e in generale di blocco delle partenze dalla Libia. È strutturalmente impossibile, infatti, migliorare le condizioni di vita dei migranti in Libia. Una situazione alla quale si aggiunge un inadeguato accesso, per richiedenti asilo e rifugiati, a una protezione internazionale effettiva.

Migranti in Libia, cioè superstiti

Per tutte queste ragioni i migranti presenti in Libia e quelli che, in considerazione dei traumi vissuti, possono essere definiti superstiti chiedono che sia loro riconosciuto un pieno protagonismo politico e, assieme tutti coloro che si richiamano alla cultura giuridica europea, chiedono all’Italia e all’Europa di riconoscere le proprie responsabilità e di non rinnovare gli accordi con la Libia.

Questi gli organismi che hanno aderito alla manifestazione di oggi nella capitale oltre alla Migrantes: A Buon Diritto, ACAT Italia, ACLI, ActionAid, Agenzia Habeshia, Alarm Phone, Amnesty International Italia, AOI, ARCI, ASGI, Baobab Experience, Centro Astalli, CGIL, CIES, CINI, Civicozero onlus, CNCA, Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, Comunità Papa Giovanni XXIII, CoNNGI, Cospe, FCEI, Focus Casa dei Diritti Sociali, Emergency, EuroMed Rights, Europasilo, Intersos, Magistratura Democratica, Mani Rosse Antirazziste, Medici del Mondo Italia, Mediterranea, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Open Arms, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, ResQ-People Saving People, Save the Children, Sea Watch, Senza Confine, SIMM, UIL, UNIRE e Un Ponte Per.

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