Nel 2020 gli arrivi di rifugiati e migranti sulle Isole greche sono stati meno di 9.700, ai minimi dal 2015 (857 mila) e un sesto rispetto al dato 2019. Ma questa cifra risulta inferiore, sia pure di poco, anche alle 9.798 persone che hanno subito un pushback contate dall’ONG Mare Liberum solo fra marzo e dicembre nel mar Egeo. Nei collegamenti: diritti umani alle frontiere e abusi di Frontex, a Strasburgo e a Bruxelles qualcosa (finalmente) si muove.
«Alla fine di febbraio 2020 il presidente turco Erdogan ha spinto migliaia di rifugiati a raggiungere la frontiera greco-turca in un cinico gioco politico. A dimostrazione del suo potere, Erdogan ha “aperto il confine” per aumentare la pressione che esercita sull’UE. Era come se tutti trattenessero il fiato in attesa di flotte di barche in arrivo verso le isole greche. Ma sono arrivati in pochi, e poi più nulla: il numero di arrivi è sceso al minimo storico e, fatto senza precedenti, si sono anche contati 35 giorni senza l’arrivo di una barca a Lesbo. Questa mancanza di arrivi non è dovuta a un minor numero di persone costrette a lasciare i propri Paesi d’origine, ma al fatto che il Mar Egeo è diventato una zona chiusa e militarizzata. Nelle sue acque vengono impiegate sistematicamente tattiche brutali senza alcun riguardo per il diritto internazionale, i diritti umani o le vite delle persone in fuga».
Nel Pushback report 2020 che ha appena pubblicato, l’ONG tedesca Mare Liberum ha messo a confronto gli arrivi sulle Isole greche e i risultati di un vasto monitoraggio sui respingimenti sommari e illegali nel mar Egeo, frutto dell’osservazione diretta durante le proprie attività, dell’attività di altre ONG e, con cautela, delle comunicazioni diffuse dalla Guardia costiera turca.
Fantasia criminale
Nello scorso anno gli arrivi di rifugiati e migranti sulle Isole greche sono stati meno di 9.700, ai minimi dal 2015 (857 mila) e un sesto del dato registrato nel 2019 (60 mila). Ma questa cifra risulta inferiore, sia pure di poco, alle 9.798 persone che hanno subito un pushback contate da Mare Liberum solo fra marzo e dicembre, perché per gennaio e febbraio non ci sono dati: 321 i casi registrati, più di uno al giorno, con una media di 31 persone per caso (con tanti saluti, fra l’altro, al divieto internazionale di effettuare respingimenti collettivi…).
I respingimenti sommari (pushback, appunto) fanno parte delle azioni elleniche di “protezione delle frontiere” da anni, ma fino all’inizio del 2020 nell’Egeo si assisteva soprattutto ai “pullback”, cioé a imbarcazioni con migranti e rifugiati riportate in Turchia dalla Guardia costiera di Ankara.
L’impennata di pushback è invece una novità del 2020. Protagonista, la Guardia costiera di Atene, che durante l’anno ha adottato, anche se si è fatto tutto il possibile per negarlo, un vero e proprio arsenale di “soluzioni”: migranti e rifugiati abbandonati su “zattere” gonfiabili in acque turche o fatti sbarcare su isolette turche disabitate, o tenuti in stallo fra vascelli greci e turchi senza ricevere soccorso. Imbarcazioni respinte con violenza da motoscafi con uomini dal volto coperto. Fragili gommoni messi deliberatamente in pericolo muovendo onde con i vascelli di pattugliamento o sabotandoli. Ma ci sono anche casi di pushback da terra, con rifugiati e migranti che sono già sbarcati su un’isola greca ma vengono rimessi in mare e abbandonati in acque turche, ovviamente senza registrarli.
Non da soli
Un intero capitolo del rapporto di Mare Liberum, “Pushbacks: a European project”, è dedicato alla corresponsabilità di Frontex («nel 2020 è diventato ormai più che palese che i respingimenti informali non sono messi in atto solo dalle autorità greche, ma in cooperazione con l’agenzia europea per il controllo delle frontiere»), e però anche anche con navigli della Germania e della NATO.
Dentro la scatola nera
«Ormai l’Egeo è teatro di quotidiane violazioni dei diritti umani e un’opaca “scatola nera” di informazioni su di essi – conclude il Pushback report 2020 – . I respingimenti sommari sono stati dimostrati attraverso video, testimonianze e prove forensi. Eppure l’Unione Europea non riesce a condannare e a porre fine a queste pratiche condotte su scala pressoché industriale: in realtà l’UE supporta questo sistema e la professionalizzazione crescente di queste macchinazioni illegali».
Quando invece, ricorda ancora una volta Mare Liberum, avremmo bisogno di «vie di fuga sicure» per i rifugiati. E almeno fino a che non ci saranno, «che le missioni civili di soccorso in mare e di osservazione non siano criminalizzate e bloccate».
Nel 2020 Mare Liberum è stata il bersaglio di un’offensiva mediatica e giudiziaria senza precedenti da parte delle autorità elleniche. Anche quelle tedesche ad agosto hanno bloccato le due navi dell’ONG (questione di “certificati di sicurezza”, certi pretesti non sono solo italiani). Ma a ottobre il Tribunale amministrativo di Amburgo le ha liberate.
Allegato
Il Pushback report 2020 integrale (Mare Liberum, febbraio 2021, in inglese, file .pdf, 2 mbyte)
Le “ultime”: a Strasburgo e a Bruxelles qualcosa si muove…
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