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Mediterraneo 2019: “emergenza” in Grecia, soprusi alle frontiere

Il totale degli arrivi di migranti e rifugiati sulle tre “rotte” del Mediterraneo è nel complesso in calo: 80.800 gli arrivi fino a settembre contro i 102.700 dell’anno scorso. Ma in Grecia i forti flussi dei mesi estivi hanno messo a dura prova i centri già sovraffollati delle isole dell’Egeo. Mentre l’UNHCR segnala che nei pressi delle frontiere esterne dell’UE centinaia di rifugiati e migranti continuano a denunciare di essere stati picchiati e respinti oltre il confine, alcuni senza la possibilità di fare richiesta di asilo. Nel nuovo rapporto “Desperate Journeys” anche un “focus” minori.

Gli arrivi di migranti e rifugiati sulla “frontiera” del Mediterraneo nel 2019 fino a settembre: arrivi via mare, ma anche via terra per quanto riguarda il territorio greco e spagnolo (fonte UNCHR).

Al 30 settembre erano circa 80.800 i rifugiati e i migranti arrivati in Europa attraverso le tre rotte del Mediterraneo. Nel periodo si sono registrati circa 46.100 arrivi in Grecia, 23.200 in Spagna e circa 7.600 in Italia. Inoltre, circa 1.200 persone sono arrivate via mare a Cipro e circa 2.700 a Malta.

Molti rifugiati e migranti hanno poi proseguito via terra dalla Grecia attraverso i Balcani occidentali, mentre un numero ristretto di persone ha deciso di fermarsi nell’area e fare richiesta di asilo.

Il totale delle persone entrate quest’anno dalla “frontiera” del Mediterraneo è in calo del 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (102.700 migranti e rifugiati).

Violenze di confine

Però «nei pressi delle frontiere esterne dell’UE centinaia di rifugiati e migranti continuano a denunciare di essere stati picchiati e respinti oltre il confine (alcuni senza la possibilità di fare richiesta di asilo) – denuncia l’ultimo aggiornamento del rapporto Desperate Journeys appena pubblicato dall’UNHCR anche in edizione italiana -. In molti casi si è trattato di persone respinte al confine tra Croazia e Bosnia-Erzegovina e tra Croazia e Serbia, oltre ad altre segnalazioni di respingimenti in Serbia da parte di altri Stati limitrofi».

Isole greche, centri al collasso

In Grecia, i forti flussi dei mesi estivi (che hanno reso la “rotta” mediterranea orientale quella di gran lunga più battuta) hanno messo a dura prova i centri già sovraffollati delle isole greche dell’Egeo, soprattutto a Samo e a Lesbo.

«Le condizioni sulle isole rimangono drammatiche e migliaia di persone, comprese molte famiglie con bambini piccoli, sono esposte a molti rischi, tra cui quelli derivanti da sovraffollamento e condizioni sanitarie scadenti, da rischi di incendio, dall’acuirsi delle tensioni tra le comunità allo stremo e dalla violenza sessuale e di genere».

Morti in mare: due su tre sulla rotta centrale

Sino alla fine di settembre, in questo 2019, si stima che siano 1.041 le persone morte o scomparse nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. «La rotta dalla Libia all’Europa (quella centrale, ndr) rimane la più pericolosa: il 63% dei decessi in mare registrati finora sono avvenuti infatti nelle sue acque».

Focus: “Minori in aumento, ma protezione lacunosa”

Finora nel 2019 oltre il 28% di tutti coloro che hanno raggiunto l’Europa attraverso le rotte del Mediterraneo è composto da minori, una percentuale leggermente più alta di quella dell’anno scorso. Una buona parte del nuovo rapporto dell’UNHCR Desperate Journeys è dedicata  agli under 18. «Molti di loro – si legge nelle sue pagine – hanno viaggiato senza familiari, esponendosi a molteplici rischi, tra i quali violenza, abusi e sfruttamento; anche dopo il loro arrivo in Europa devono far fronte a difficoltà. Il movimento di minori non accompagnati o separati verso l’Europa non è nuovo, ma le condizioni attuali sono tali che occorrono misure urgenti per far fronte a gravi lacune nella loro protezione».

 

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