Esistono “spazi operativi” nei quali offrire prodotti di microfinanza dedicati ai titolari di protezione internazionale. Un progetto di ricerca ha esplorato l’esistente, ha individuato le buone pratiche in Italia e in Europa, ha ascoltato la voce di circa 200 rifugiati e di vari “testimoni privilegiati”, ha fatto formazione e ha redatto una “Guida” pronta all’uso.
Rifugiati e microcredito: non è certo il “ticket” in grado di candidarsi per risolvere la povertà estrema e l’esclusione sociale di gran parte dei rifugiati e dei beneficiari di protezione sussidiaria e umanitaria in Italia. Ma c’è “uno spazio operativo, benché ancora sperimentale, nel quale offrire prodotti di microcredito dedicati a questo specifico target di popolazione”. E’ quanto emerge dallo Studio di fattibilità sulle opportunità di microcredito in favore dei titolari di protezione internazionale realizzato nel 2011 dall’associazione Microfinanza e sviluppo di Trento, da Micro Progress Onlus di Roma e dall’Oim Italia nell’ambito di un ampio progetto di ricerca quali-quantitativo (censimento di realtà esistenti, indagine campionaria, focus group, ascolto di testimoni privilegiati e seminari di formazione).
Il microcredito si rivela uno strumento immediatamente efficace solo tra i titolari di protezione internazionale (Tpi) più “integrati”, quelli che la ricerca definisce “soggetti pro-attivi” (il 5-7% di un campione di 175 titolari di protezione ascoltati tramite questionari e focus group). Ma “al tempo stesso, sono state raccolte delle opinioni e soprattutto alcune esperienze di prestiti di successo, che evidenziano la possibilità di abbreviare sensibilmente il percorso di integrazione e di presentazione di un’istruttoria di prestito”. Queste situazioni, che hanno come protagonisti i Tpi definiti “pre-attivi”, “richiedono azioni di empowerment mirate che possano essere calibrate sui bisogni reali dei beneficiari”.
L’obiettivo personale che più caratterizza i 175 Tpi raggiunti dalla ricerca è un posto di lavoro (lo indicano oltre 9 Tpi su 10). Al secondo posto c’è la casa, importante per l’86% degli intervistati, seguita nell’ordine da un corso professionale, 80% dei casi, dal ricongiungimento familiare, 78% e dalla creazione di un’associazione, 77%. Il “desiderio d’impresa” è condiviso da quasi nove decimi del campione, che immaginano un’attività in particolare nei settori del commercio e dei servizi di alloggio e ristorazione. “In simili campi tre quarti dei rispondenti dichiarano di avere un’esperienza specifica fatta nel Paese di origine”.
Lo Studio di Microfinanza-Micro Progress-Oim propone anche suggerimenti e “linee guida”; narra tre esperienze personali; presenta numerose buone pratiche realizzate in Italia (nel campo dell’empowerment, dell’inserimento professionale e del supporto alla creazione d’impresa) e in Europa (dal progetto Equal ad alcune iniziative in otto Paesi, Regno Unito, Finlandia, Slovenia, Germania, Olanda, Svezia, Danimarca e Belgio); e riproduce in appendice un una sorta di agile “dispensa” di orientamento alla microfinanza (ma anche di prima formazione alla redazione di un bilancio famigliare e di un business plan).
Lo Studio è infine corredato da una dettagliata Guida alla microfinanza per i titolari di protezione internazionale. In Italia gli operatori nel settore della microfinanza sono circa 80. “Si tratta in gran parte di piccoli programmi attivi su base locale (regionale o provinciale) che coinvolgono diversi attori. Più raramente il programma di microfinanza fa riferimento a un unico ente finanziario specializzato. In Italia i soggetti autorizzati dalla Banca d’Italia, specializzati e che operano autonomamente nel settore della microfinanza sono pochi (solo 6 enti) e operano, fatta eccezione per Permicro Spa, a livello locale”.
La Guida, organizzata per schede sintetiche fornite di recapiti, censisce i principali programmi di microfinanza attivi nel nostro Paese e fornisce indicazioni rispetto alle organizzazioni che, in collaborazione con gli enti di microcredito o autonomamente, forniscono servizi di accompagnamento alla microimpresa, sia in fase di pianificazione che di gestione (“microcredito integrato”).
Allegato:
La Guida alla microfinanza per i titolari di protezione internazionale (file .pdf 3.300 kbyte)
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