«I nostri vicini non si rassegnano a vivere in situazione di guerra, di povertà, di persecuzione, ma si sono messi in cammino…». Dalla Fondazione Migrantes, la proposta di tre «azioni» per rispondere a questi movimenti migratori oltre le logiche dell'”emergenza”.
«I nostri vicini, dalle altre coste del Mediterraneo, non si rassegnano a vivere in situazione di guerra, di povertà, di persecuzione, ma si sono messi in cammino. A muoverli talora è la rabbia di essere vittime di governi che investono più in armi che in salute e scuola, di multinazionali che sfruttano le loro terre, ma anche il desiderio di nuove situazioni di pace e di lavoro per costruire un futuro migliore. Per questo, gli sbarchi continueranno. Cosa fare?».
Mare nostrum a livello europeo. Ma poi un’accoglienza dignitosa…
Una riflessione che la Fondazione Migrantes ha diffuso in questi giorni per voce di mons. Giancarlo Perego, il suo direttore, propone di rispondere con tre «azioni». In primo luogo, occorre «non smobilitare, ma continuare e rafforzare a livello europeo l’operazione Mare nostrum… Chiudere questa operazione significa non solo indebolire la sicurezza nostra e di chi attraversa il Mediterraneo, ma significa anche ridare il Mediterraneo ai trafficanti di esseri umani». Piuttosto, avverte Perego, in parallelo è necessario sia rafforzare ulteriormente la rete dello Sprar, sia investire nell’adeguamento e nella sicurezza dei porti-chiave per gli sbarchi dei migranti e potenziali richiedenti asilo, «oltre che nel personale necessario per l’accompagnamento, la mediazione culturale e la tutela sanitaria».
Cooperare, non armare
Seconda azione: investire «da subito» in (autentica) cooperazione allo sviluppo. «La drammatica mobilità delle persone, destinata ad aumentare nei prossimi anni, potrà essere gestita solo con grossi investimenti non in armi e in progetti di sfruttamento (del continente africano, ndr), ma in azioni diplomatiche di mediazione dei conflitti, in investimenti nella cooperazione, nel condono del debito estero dei Paesi più poveri, valorizzando anche il cammino migratorio di persone e famiglie come risorsa economica e sociale nel continente europeo».
Verso il “semestre italiano” nell’Ue
Infine, la terza azione chiama in causa il prossimo semestre italiano di presidenza dell’Ue (luglio-dicembre 2014), dopo le elezioni per l’Europarlamento del 25 maggio: «Dall’Europa, la casa comune che andiamo a rinnovare con il voto, sarà indispensabile che arrivi a partire dal semestre italiano il segnale di una consapevolezza politica comune della valorizzazione delle migrazioni, con un’attenzione particolare alla mobilità delle persone, alla tutela di chi chiede una protezione internazionale, allo scambio di buone prassi (penso alla protezione sociale delle vittime di tratta, all’operazione Mare nostrum, a esperienze di tutela dei minori e delle famiglie…)».
Collegamenti
Il comunicato della Fondazione Migrantes
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