In una delle ultime notti gli ospiti del Rifugio Massi di Oulx sono stati 230, in un edificio che ha solo 70 posti letto. Oltre, verso il Monginevro e la Francia, attende i migranti in transito una frontiera sempre più militarizzata: cercheranno di aggirarla su sentieri sempre più impervi. Mentre a Briançon, ai piedi del versante francese, si è interrotta anche la provvisoria accoglienza in un campo di tende.
«Duecentrotrenta: il numero di persone presenti stanotte al rifugio Fraternità Massi di Oulx, che di posti letto ne ha 70. Duecentotrenta persone per cui si è cercata qualsiasi soluzione perché potessero riposare: i nostri container medici, i corridoi, la mensa. Tutto trasformato in letti e coperte».
Cronache da Oulx, alta Valusa, di questi primi giorni d’ottobre. Le riporta l’ONG Rainbow for Africa, presente con altre associazioni, enti e numerosi volontari alla casa di accoglienza per migranti in transito sotto il Monginevro.
«La maggior parte di queste 230 persone viene dal Sudan, Paese dove è in corso una guerra civile – osserva Rainbow for Africa -. Altri da nazioni con alluvioni, carestie, desertificazione, mancanza di prospettive. Duecentotrenta è il numero di ieri sera, ma nelle settimane l’afflusso al Rifugio è sempre rimasto ben al di sopra sopra delle sue capacità di accoglienza. Moltissimi sono i respinti alla frontiera francese, tra loro anche minorenni».
Una frontiera che, nell’ultimo periodo, ha conosciuto da parte francese una sempre maggiore militarizzazione, innescando «una vera e propria caccia al migrante». Riferisce Rainbow: «Ci hanno parlato dell’utilizzo di droni, come già succede su altri confini. E chi prova a passare la frontiera cerca di sfuggire al controllo dall’alto salendo sempre più di quota, cercando sentieri più nascosti e più impervi, e, soprattutto con l’arrivo dell’inverno, questo può rendere il passaggio ancora più mortale».
Sembra non aver avuto effetti concreti la sentenza della Corte di giustizia europea del 21 settembre sul ripristino dei controlli alle frontiere interne francesi.
Intanto dal 13 settembre a Briançon, al di là del Monginevro, si è interrotta anche la provvisoria accoglienza nel campo di tende montato accanto alla parrocchiale di Santa Caterina. Un’équipe mobile dell’associazione Refuges Solidaires continua a percorrere le vie della cittadina per distribuire pasti, bevande, coperte e vestiti. «La maggior parte dei rifugiati sono ospitati da volontari solidali – sottolinea l’associazione -, i più deboli sono accompagnati in ospedale prima che proseguano il loro viaggio».
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