L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha approvato il rapporto della sua commissione Immigrazione e rifugiati che ricostruisce l’incredibile e tragica deriva di un gommone con 72 migranti e profughi al largo delle coste della Libia nel marzo 2011.
Una colpevole mancanza di risposte alle richieste di soccorso e un’«assenza di responsabilità» per la ricerca e il salvataggio, nel marzo 2011 hanno portato alla morte di 63 migranti e profughi in fuga dalla Libia in una tragica traversata su gommone durata 15 giorni. L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce), approvando un rapporto della sua commissione Migrazioni e rifugiati (rapporteur la senatrice olandese Tineke Strik) ha riconosciuto nella risoluzione 1872(2012) Vite perdute nel Mediterraneo: chi è responsabile? che la responsabilità di queste morti è imputabile alle autorità cui spettavano le operazioni di ricerca e salvataggio in mare, alla Nato, ai Paesi le cui navi transitavano in zona, alle autorità libiche e a trafficanti di migranti.
Il gommone aveva lasciato Tripoli con 72 persone a bordo (50 uomini, 20 donne e due bambini piccoli) una settimana dopo l’inizio dei raid aerei internazionali sulla Libia ed è approdato di nuovo sulla costa libica 15 giorni più tardi con soli 10 sopravvissuti, nonostante il fatto che messaggi di Sos che riportavano la sua ultima posizione conosciuta erano stati regolarmente trasmessi a tutte le navi presenti nella zona. I 10 sopravvissuti sono arrestati dai libici, e ancora uno di essi muore prima che gli altri siano rilasciati e lascino nuovamente quel Paese nel caos della guerra civile.
L’Assemblea di Strasburgo ha ritenuto credibili le testimonianze dei sopravvissuti all’incidente. Questi hanno denunciato tra l’altro che un elicottero militare aveva lanciato loro acqua e biscotti e comunicato che sarebbe tornato, ma non l’ha mai fatto. Secondo i sopravvissuti, il decimo giorno della traversata, quando la metà dei passeggeri era ormai senza vita, «una grande nave militare» si era avvicinata a distanza sufficiente da permettere alle persone a bordo di vedere l’equipaggio munito di binocoli. Ma questa nave si era allontanata senza prestare soccorso.
Insomma, ribadisce l’Apce, «sono state perse varie opportunità per salvare le vite delle persone a bordo dell’imbarcazione». L’Assemblea chiede così alla Nato di condurre un’inchiesta sull’incidente e di fornire risposte dettagliate alle domande ancora senza risposta; invita a condurre inchieste anche i Parlamenti degli Stati interessati; ed esorta il Parlamento europeo a ottenere informazioni aggiuntive sulla vicenda, comprese immagini satellitari.
Oltre a denunciare nel dettaglio 1) le responsabilità dei trafficanti e delle autorità libiche (il fatto è avvenuto nella zona di “ricerca e salvataggio” [Sar, search and rescue] libica e 2) la lacuna, nel diritto marittimo, circa la responsabilità di una zona Sar nel caso di manifesta incapacità del Paese competente, la risoluzione dell’Apce accusa:
- il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano: ha raccolto il primo fortunoso Sos sulle difficoltà del gommone, ne ha verificato la posizione ma lo ha diffuso in modo generico, disinteressandosi che i soccorsi venissero realmente effettuati, mentre la responsabilità di coordinamento, data la situazione di caos in cui versava la Libia, spettava proprio all’Italia per aver raccolto per prima l’Sos;
- la Nato; non ha fatto nulla nonostante l’allarme del nostro Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo; testimonianze affidabili hanno segnalato la presenza in zona di almeno due unità impegnate in operazioni dell’Alleanza atlantica: la fregata spagnola Méndez Núñez (ad appena 11 miglia dal gommone!) e l’Its Borsini, una nave italiana (a 37 miglia), entrambe attrezzate per il trasporto di elicotteri. Ad oggi, l’inquietante elicottero militare e la «grande nave militare» non sono stati ancora identificati con certezza. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti la nave aveva a bordo aerei o elicotteri.
Dei 12 membri italiani dell’Apce votanti il 24 aprile, solo quattro si sono espressi a favore della risoluzione 1872(2012). Gli altri otto hanno votato contro.
Allegati
Vite perdute nel Mediterraneo: chi è responsabile? – Il comunicato
Vite perdute nel Mediterraneo: chi è responsabile? – La risoluzione (in francese, file .pdf)
Vite perdute nel Mediterraneo: chi è responsabile? – Il rapporto (in inglese, file .pdf)
La via del mare 2011 e 2012: i numeri dell’esodo e della strage (scheda .pdf)
Il Consiglio d’EuropaIl Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo (Francia), raggruppa oggi con i suoi 47 Stati membri quasi tutti i Paesi del continente europeo. Istituito nel 1949 da 10 Stati fondatori, ha come obiettivo la creazione di uno spazio democratico e giuridico comune in Europa, nel rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e di altri testi di riferimento relativi alla tutela della persona. Non deve essere confuso con il Consiglio europeo, riunione regolare (almeno due volte l’anno) dei capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’Unione europea. Così l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, organo composto da 318 rappresentanti e da altrettanti supplenti designati dai Parlamenti nazionali dei 47 Stati membri, non deve essere confusa con il Parlamento europeo. |
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