di Chiara Cestari.
Il Portogallo è un Paese ad alto tasso d’immigrazione, ma le richieste d’asilo effettuate in terra portoghese sono alquanto esigue: 300 nel 2012, secondo la relazione annuale dell’UNHCR. Per conoscere le cifre riguardanti la popolazione straniera residente sul territorio si può fare riferimento al “Relatório de Imigração, Fronteiras e Asilo” del 2011 (quello relativo al 2012 non è ancora stato redatto) pubblicato dal SEF (“Serviço de Estrangeiros e Fronteiras”): secondo questa fonte, a fine 2011 il numero di cittadini stranieri ammontava a 436.822, con una leggera diminuzione (-1,90%) rispetto all’anno precedente. Negli ultimi anni, precisamente dal 2004, si è registrato un calo dell’immigrazione, senza però che cambiassero le nazionalità più rappresentative: brasiliana, ucraina e capoverdiana risultano ai primi tre posti. Un aumento interessante è invece quello relativo ai controlli delle frontiere aeree e marittime: nel corso del 2011 negli aeroporti si è controllato il 6,88% di persone in più rispetto al 2010, e il 4,44% in più sulle imbarcazioni. Inoltre si è conclusa l’installazione del sistema PASSE per le frontiere marittime, e si è iniziata quella del sistema RAPID (Reconhecimento Automatico de Passageiros Identificados Documentalmente) in tutte le frontiere aeree nazionali: si tratta del primo sistema di controllo elettronico attraverso il riconoscimento facciale, grazie solamente all’uso del passaporto elettronico, installato per la prima volta in via sperimentale nell’aeroporto di Faro, durante l’aprile 2007. Questo sistema è stato concepito per accorciare i tempi di identificazione dei passeggeri provenienti da Paesi non appartenenti allo spazio Schengen. Con l’avvio di queste procedure il Portogallo consolida il modello di gestione integrata delle frontiere, in linea con gli altri stati dell’UE.
Un solo centro è sufficiente?
Visto il basso numero di richieste d’asilo, in Portogallo è presente un solo centro di accoglienza per rifugiati: il CAR di Bobadela, situato nel distretto di Loures e distante 15 km dal centro di Lisbona. Il limitato numero di rifugiati non impedisce però che in certi periodi il centro sia sovraffollato: la capienza massima è di 40-45 persone, ma spesso il numero di residenti supera il doppio. Soprattutto per questo motivo nell’estate del 2012 si sono verificati scontri all’interno del centro, tra i rifugiati, che protestavano chiedendo condizioni migliori, e la polizia. Esiste anche una struttura per minori rifugiati non accompagnati, la quale è stata inaugurata nel 2011: si tratta di un edificio ristrutturato nel parco di Belavista, leggermente meno distante dal centro della città rispetto al CAR. Il partner nazionale ufficiale dell’UNHCR è il CPR (Consiglio portoghese per i rifugiati), presente sul territorio dal 1991: è un’associazione non governativa e leader del network “Rede Alargada”, piattaforma principale dove altre ONG ed enti pubblici possono condividere informazioni rispetto al programma di resettlement (https://viedifuga.org/?p=7947).
Richieste e resettlement
Analizzando ora nello specifico le richieste d’asilo del 2012, il numero più alto (57 richieste) è stato registrato per le persone provenienti dalla Guinea Conakry, a cui seguono 25 richieste dalla Nigeria, 17 dalla Repubblica Democratica del Congo, 13 dalla Guinea Bissau e 11 rispettivamente da Colombia, Siria e Somalia. Da questa statistica (SEF) sono stati esclusi però i rifugiati che fanno parte del sistema di resettlement a cui il Portogallo ha aderito dal 2006, quando aprì le porte a 17 rifugiati dal Marocco; nel 2007 il governo stabilì che il numero minimo di rifugiati da accogliere e inserire in questo programma sarebbe stato di 30 persone all’anno, inoltre sviluppò un programma multi- annuale, per il periodo 2008-2013, il quale si propone di dare continuità al progetto, dando priorità ai rifugiati provenienti dall’Africa e dall’est Europa, senza escludere però cittadini di altri Paesi, nel caso in cui la loro richiesta evidenzi reali situazioni di pericolo per ragioni umanitarie. In Portogallo il periodo di accoglienza per il Resettlement è di soli sei mesi, più breve rispetto ad altri Stati europei: in questo periodo di tempo vengono forniti vitto e alloggio presso il centro di Bobadela, vestiti e strumenti scolastici per i bambini, mobili per l’inserimento in case private; sono assicurate inoltre le cure non comprese dal sistema sanitario nazionale, infine vengono offerti corsi di lingua portoghese, servizio di traduzione e di counselling.
Informare tutti
All’arrivo il rifugiato ottiene un permesso di soggiorno valido per 5 anni, e dopo 6 anni di residenza nel Paese gli è permesso fare domanda per la cittadinanza. Prima dell’arrivo dei rifugiati, soprattutto se si tratta di minori che verranno poi ammessi e seguiti nelle scuole locali, il CPR si occupa di gestire campagne di informazione per la comunità locale sul diritto d’asilo, sul programma di resettlement e sulla nazionalità delle persone che arriveranno e saranno inserite sul territorio. In conclusione si può affermare che le politiche portoghesi sull’accoglienza dei rifugiati siano attente a mantenere programmi multi-annuali che permettano di non gestire il flusso dei rifugiati come un’emergenza continua, ma che abbiano l’obbiettivo di facilitare l’inserimento delle persone in un nuovo contesto e in una nuova società. Purtroppo anche in Portogallo si verificano problemi a livello di gestione dell’unico centro di accoglienza, il quale nonostante offra molti servizi, rimane comunque abbastanza isolato dalla città e il senso di isolamento è un fattore che indubbiamente non può favorire il benessere totale delle persone lì ospitate.
FONTI:
www.unhcr.org (Asylum Trend 2012)
www.sef.pt (Relatório de Imigração, Fronteiras e Asilo 2011)
Resettlement EUROPAL 2013 – European Parliament
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