Più di 4.500 i trasferimenti eseguiti verso l’Italia nel 2016 per il regolamento Dublino, appena 53 quelli dall’Italia agli altri Paesi membri dell’UE.
A metà mese l’Europarlamento ha approvato un’innovativa base negoziale per discutere con il Consiglio europeo la riforma del regolamento Dublino III. Ma nel 2016 i flussi verso l’Italia generati dalla normativa oggi in vigore (con tutte le loro contraddizioni) hanno raggiunto livelli record.
Le richieste di presa/ripresa in carico di richiedenti asilo giunte al nostro Paese dagli altri Paesi membri si sono attestate l’anno scorso, secondo dati del ministero dell’Interno appena resi pubblici (purtroppo ormai a fine 2017) in una serie statistica ufficiale, sulle 34.157 unità: 4.000 in più rispetto al 2015.
Se a questo dato si sommano le semplici richieste di informazioni, i procedimenti avviati verso l’Italia risultano in tutto ben 37.735, contro gli appena 14.563 avviati dall’Italia verso altri Paesi membri (questi ultimi sarebbero in totale 23.622, ma questa cifra comprende ben 9.059 procedimenti per i quali sono ormai scaduti i termini o che riguardano i richiedenti passati per la Grecia, per i quali vale la moratoria sui “trasferimenti Dublino” diramata dalla Commissione Europea nel 2011).
Ma fra Italia e Paesi membri è abnorme soprattutto lo squilibrio che riguarda i trasferimenti effettivamente eseguiti: 4.512 i trasferimenti eseguiti verso l’Italia nel 2016 (“solo” 2.963 quelli del ’15), contro i 53 eseguiti dall’Italia verso Paesi membri (126 nel 2015).
Sempre nel 2016 sono stati eseguiti verso l’Italia anche 255 trasferimenti di minori. In questo caso, sempre secondo la nuova serie statistica del Viminale, il dato è notevolmente inferiore ai trasferimenti eseguiti dall’Italia verso altri Paesi, 472.
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