Come ogni estate la frontiera italiana della “fortezza Europa” ha prodotto le sue vittime, colpose o dolose che siano, in un contesto di sbarchi più numerosi rispetto all’anno precedente. In aumento anche le richieste d’asilo, per quanto, ancora una volta, con cifre inferiori rispetto ad altri Paesi dell’Unione europea.
L’eterna “emergenza” stagionale sbarchi continua, e si aggrava. Nell’ultimo anno, dall’agosto 2012 alla prima metà di questo agosto 2013 sono sbarcati sulle nostre coste circa 24.300 migranti e potenziali richiedenti asilo: nei 12 mesi precedenti gli sbarchi erano stati “solo” 17.400 (fonte Viminale, agosto 2013 e 2012). Ma il contatore impazzito non si è fermato a ferragosto: solo oggi le agenzie hanno dato notizia dell’avvistamento e del salvataggio di altri 636 persone fra le acque a Sud di Lampedusa e a Sud di Porto Empedocle (Agrigento) e sul litorale di Ognina (Siracusa).
E come ogni anno la frontiera italiana della “fortezza Europa” ha prodotto le sue vittime, dolose o colpose che siano. Come quelle, “assurde”, di Catania, dove il 10 agosto un vecchio peschereccio partito dieci giorni prima da Alessandria d’Egitto con 120 migranti e profughi siriani ed egiziani si è arenato a 15 metri dalla spiaggia. Sei giovani egiziani, fra cui un minorenne, si sono gettati in acqua sicuri di toccare la riva a piedi, ma sono annegati in una depressione del fondale tra la battigia e la secca che aveva fermato il peschereccio.
Perché sono morti?
Cordoglio nazionale. I ministri del governo Letta hanno chiesto «una collaborazione più attiva con l’Europa», e «pressioni» sull’Ue «affinché si mettano in campo reali ed efficaci politiche che permettano al nostro Paese di non essere solo nell’affrontare la drammatica situazione»… E tuttavia la rete MeltingPot ha denunciato: «… Sei ragazzi che non sono morti ma sono stati uccisi da leggi, accordi e pratiche adottate a livello europeo e nazionale che mirano a chiudere ancora di più le porte della Fortezza Europa. Sei ragazzi uccisi come sono stati uccisi tanti Zaher (il ragazzino afghano morto nel 2008 sotto il Tir sul quale si era nascosto per sfuggire ai controlli della polizia di frontiera al porto di Venezia, ndr) e nei porti dell’Adriatico. Perché se non sapessero di venire respinti dalla polizia italiana non rischierebbero la vita per scappare e sfuggire alle forze dell’ordine».
Uno dei sei giovani era al suo quinto “sbarco” in nove anni, perché era già stato rimpatriato quattro volte a partire dal 2004.
In prospettiva europea (e un po’ oltre)
Un altro episodio: il 7 agosto l’Italia ha ricevuto l’«apprezzamento» dell’Unhcr per aver consentito lo sbarco sul proprio territorio di 102 migranti a bordo della nave MV Salamis, da due giorni tenuta al largo di Malta dalle autorità della Valletta.
Ma sono sempre di questo agosto alcuni dati Eurostat che, ancora una volta, aiutano a leggere le nostre cronache di “frontiera” in un contesto più ampio. Da gennaio a marzo 2013 hanno chiesto asilo in Italia 4.910 persone, circa 1.200 in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Però in Francia, ad esempio, nello stesso periodo i richiedenti asilo sono stati quasi 16.000 (+ 5% rispetto allo stesso periodo 2012 e oltre il triplo dell’Italia), in Germania 21.000 (addirittura + 43% rispetto ai primi tre mesi 2012 e oltre il quadruplo dell’Italia), nel Regno Unito quasi 7.200, in Svezia 9.700, nel piccolo Belgio circa 5.900.
Nei primi tre mesi di quest’anno l’Ue a 27 Paesi ha raccolto in tutto 86.100 domande di protezione (il 20% in più rispetto al primo trimestre 2012), e a questo dato si sono aggiunti i 480 richiedenti asilo della new entry Croazia. Nell’Ue a 28 Paesi, la più numerosa nazionalità di provenienza dei richiedenti è ormai quella siriana, con circa 8.500 domande. Ma nello stesso periodo d’inizio anno i rifugiati siriani ospiti dei Paesi vicini (ad oggi in tutto 1.929.000 fra Libano, Iraq, Giordania, Turchia ed Egitto, dato di fonte Unhcr) erano già sull’ordine del milione di persone: 100 volte tanto il “problema Siria” affrontato dall’intero Sistema comune d’asilo europeo.
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