Secondo i primi dati europei per gennaio e febbraio 2021, senza contare il flusso di profughi ucraini innescato dall’invasione russa del 24 febbraio sono circa 27 mila i migranti e i rifugiati che hanno attraversato in maniera “irregolare” le frontiere esterne dell’UE (+ 61% rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso). Mentre sono già 340 i morti e dispersi nel solo Mediterraneo. Per l’OIM «questi tragici incidenti sono spesso il risultato di un accesso ineguale alla mobilità legale e sicura».
“Unanime, finora, la volontà di accogliere. Sembrano lontane anni-luce le polemiche sulla presunta invasione dal mare, sulla ‘sostituzione etnica’ della popolazione, sulle ONG ‘taxisti del mare’ e ‘vicescafisti’… [La mobilitazione per i rifugiati ucraini] è la conferma che, quando c’è una chiara volontà politica e un consenso sociale diffuso, saltano vincoli burocratici e complessità procedurali che parevano insormontabili” (M. Ambrosini su “Avvenire”, 20 marzo 2021).
E gli “sbarchi”? Sì, quelli che per tutto l’anno scorso e poi ancora, a dispetto del COVID-19, hanno fornito un inesauribile repertorio polemico a un discreto numero di politici nei TG della sera. Perché adesso sembrano un mondo scomparso, anche se i dati del Viminale certificano che quest’anno, fino a ieri, sono arrivati in Italia via mare 6.500 migranti e rifugiati, 300 in più rispetto allo stesso periodo del ’21. Chissà, forse si è capito che l’approdo di qualche migliaio di persone bisognose di accoglienza in tre mesi non è esattamente il tipo di fenomeno che mette a rischio la stabilità di un Paese di 60 milioni di abitanti.
Fra le persone sbarcate, questa prima parte dell’anno ha visto prevalere quelle partite o fuggite dall’Egitto, oltre 1.600, seguite da cittadini del Bangladesh, quasi 1.300, e della Tunisia, poco più di 900. Meno di 500 gli afghani, quarta cittadinanza, seguiti a loro volta dagli eritrei e dagli ivoriani: poco più di 300 i rifugiati e migranti di ognuno dei due gruppi.
Soprattutto dai Balcani gli ingressi in UE di migranti e rifugiati non ucraini
Intanto i primi dati europei per gennaio e febbraio contano circa 27 mila attraversamenti “illegali” delle frontiere esterne dell’UE (+ 61% rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso) senza contare il flusso di profughi ucraini innescato dall’invasione russa del 24 febbraio.
La “rotta” migratoria che ha visto più arrivi nel periodo è quella balcanica (11.700 persone, il doppio rispetto a gennaio-febbraio 2021). Sulla rotta atlantica delle Canarie si sono contati 5.400 rifugiati e migranti (oltre il doppio rispetto al ’21; e però febbraio, un mese particolarmente pericoloso per chi tenta la sorte in mare, ha visto numeri otto volte maggiori rispetto allo stesso mese dell’anno passato).
Raddoppiati anche gli arrivi nel Mediterraneo orientale, 3.600 di cui 2.700 solo a Cipro. Meno di 2.000, invece, le persone contate nel Mediterraneo occidentale (+ 10% circa rispetto al 2021). Mentre sono appena 340 quelle registrate sui confini dell’UE con la Bielorussia: un dato che stride con la (ammirevole) generosità dimostrata dalla Polonia verso l’ondata di profughi ucraini fin dall’ultima settimana di febbraio.
Sempre nei primi due mesi di quest’anno hanno tentato la traversata della Manica verso l’Inghilterra almeno 3.100 persone: ancora una volta il doppio del dato di gennaio-febbraio 2021.
Morti in mare, “ogni denuncia una famiglia in lutto”
Nelle acque del Mediterraneo, quest’anno, fino al 23 marzo hanno già perso la vita almeno 340 persone (fonte OIM), di cui 299 sulla sola rotta centrale, quella verso Italia e Malta.
«Sono sconvolto dalla continua perdita di vite umane nel Mediterraneo centrale e dalla mancanza di azione per affrontare questa tragedia in corso. Più della metà dei decessi di quest’anno sono stati registrati vicino alla costa libica – ha ricordato in questi giorni Federico Soda, capo Missione dell’OIM in Libia -. Ogni denuncia di migranti scomparsi rappresenta una famiglia in lutto alla ricerca di risposte sui propri cari. Le famiglie meritano di conoscere il destino dei loro figli, fratelli, genitori, compagni o amici».
Ancora una volta l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha ricordato che «questi tragici incidenti sono spesso il risultato di un accesso ineguale alla mobilità legale e sicura. Sono necessarie e urgenti più opzioni per una migrazione sicura, ordinata e regolare, in modo che le persone non siano costrette a rischiare la vita in cerca di sicurezza e migliori opportunità».
Anche la rotta verso le Canarie conta già almeno 149 fra morti e dispersi. Mentre 18 migranti hanno perso la vita lungo i percorsi interni al continente europeo, fra cui cinque sulla rotta balcanica. Dal 2014 le vite perdute nei Balcani sono ormai 254.
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