A fine anno il totale dei migranti sbarcati sulle coste italiane (8.900 a fine settembre) sarà molto inferiore a quello del 2011. Ma sotto questo aspetto l’Italia continua a essere sotto osservazione internazionale. Mentre un “relatore” dell’Onu denuncia il modus operandi di Frontex nelle sue operazioni di intelligence e la situazione dei porti “senza diritti” dove attraccano le navi provenienti dalla Grecia.
Gli “ultimi” li hanno soccorsi qualche giorno fa. Sul barcone in difficoltà avvistato a sette miglia a Sud di Lampedusa sembravano in 150. Poi, quando gli agenti sono saliti a bordo, ne hanno contati altri 150. In tutto fra stiva e coperta il barcone aveva a bordo 304 migranti di origine subsahariana, di cui 49 donne e sei bambini. Poche ore prima, 70 miglia a Sud di Lampedusa, i migranti soccorsi su un altro barcone a rischio di affondamento erano stati 109.
Gli ultimi dati ufficiali invece li aveva forniti a fine settembre il ministro dell’Interno Cancellieri al Comitato parlamentare Schengen: nei primi nove mesi del 2012 le nostre coste hanno visto lo sbarco di circa 8.900 migranti. Anche a fine anno il totale sarà molto inferiore ai 62.692 sbarcati nel 2011, l’anno dell’“emergenza”.
Quando arriva il relatore. Anzi, due
Ma sotto questo aspetto l’Italia continua a essere sotto osservazione internazionale. In questi giorni di ottobre, infatti, hanno visitato il nostro Paese François Crépeau, relatore speciale Onu sui diritti umani dei migranti, e Christopher Chope, relatore dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sugli sbarchi di “flussi misti” sulle coste italiane.
Il secondo ha incontrato nel Cie di Trapani-contrada Milo alcuni sopravvissuti del naufragio di un’imbarcazione partita dalla Tunisia che all’inizio di settembre, sempre al largo di Lampedusa, secondo le loro testimonianze ha causato oltre 70 dispersi. Episodi come questi dimostrano, ha affermato Christopher Chope, «che non c’è motivo per la minima soddisfazione circa la persistente gravità della situazione dei migranti dal Nordafrica».
François Crépeau, invece, ha già stilato un relazione della propria missione, a raggio più ampio rispetto a quella del “collega” del Consiglio d’Europa. Crépeau ringrazia il governo italiano per l’appoggio offerto (la missione si sarebbe svolta su «invito» dello stesso governo). Si dice «impressionato» dall’impegno della Guardia costiera e dalla Guardia di finanza nel salvataggio di vite umane: secondo il relatore, questa è la priorità delle operazioni che esse conducono in mare.
Non esattamente altrettanto può dirsi dell’agenzia Ue Frontex che, in Italia, collabora soprattutto con la polizia di frontiera e con la Guardia di finanza nel contrasto dell’immigrazione irregolare e del traffico di migranti. Afferma Crépeau: «Sono venuto a conoscenza del fatto che funzionari di Frontex conducono interviste a migranti trattenuti nei centri di detenzione italiani. L’obiettivo è ottenere informazioni sui loro itinerari, ma queste interviste sono realizzate senza supervisione esterna. Si impone così la necessità di far rispettare nei fatti gli standard sui diritti umani in tutti i dipartimenti e agenzie impegnate nei controlli di frontiera».
Porti senza diritti
Il relatore dell’Onu si è anche interessato di ciò che avviene su una “frontiera” molto meno monitorata, quella adriatica. Le nostre autorità gli hanno confermato senza problemi che «impediscono lo sbarco ai migranti irregolari scoperti sulle navi provenienti dal Paese ellenico, costringendoli così a tornare in Grecia».
«Ho incontrato minorenni afgani che avevano attraversato questo Paese e avevano subito questi respingimenti», aggiunge Crépeau. Tale pratica viene giustificata con l’accordo di riammissione Grecia-Italia del 1999 e presentata come normale fra i “Paesi Schengen”. Però «sembra che non venga eseguita alcuna procedura formale nella quale i migranti possano invocare il diritto alla protezione facendo richiesta d’asilo. Alla luce della sentenza “M.S.S. v Greece” nella quale la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il Paese ellenico non è un Paese sicuro per il reinvio di richiedenti asilo, ma anche sulla base delle testimonianze su gravissimi atti di violenza xenofoba che ho ascoltato da migranti che hanno attraversato la Grecia, l’Italia dovrebbe proibire formalmente la pratica dei respingimenti informali automatici verso questo Paese».
Allegato
Le “raccomandazioni preliminari” del relatore Onu (scheda .pdf)
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