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Archivio Tag: rifugiati ambientali

Cambiamento climatico e migrazioni forzate: un problema di tutti, da gestire con coraggio

Nel 2023 anche alcuni fra i Paesi più sviluppati come il Canada (185 mila sfollati per incendi forestali) e la Nuova Zelanda (14 mila sfollati sotto i colpi del ciclone Gabrielle) hanno registrato i dati più gravi di sempre a proposito di sfollamento da disastri climatici. Il monito dell’IDMC: «Lo sfollamento da disastri può colpire chiunque e ovunque». Il cambiamento climatico rischia, entro il 2100, di far crescere la temperatura media della Terra di 4 gradi rispetto all’età preindustriale. Questo metterà in movimento milioni di persone. Ma secondo la saggista Gaia Vince, «abbiamo la possibilità di gestire questo movimento planetario: potrebbe essere una transizione pianificata, organizzata e pacifica verso un mondo più sicuro e più giusto».

COP28, i Paesi poveri e il climate change: “Un fondo vuoto non ci aiuta”

Lo ha ricordato nel giorno d’apertura della COP28 di Dubai la presidente  del Gruppo sul cambiamento climatico dei Paesi meno sviluppati. L’impegno unitario del Gruppo. Un incontro di sensibilizzazione sul Bangladesh (uno dei Paesi più esposti ai danni del climate change ma responsabile solo dello 0,5% delle emissioni globali) e una mostra fotografica su persone e comunità in prima linea sul fronte del “loss and damage”, le “perdite e danni” dovute al clima impazzito. A livello globale quasi il 60% degli sfollati si trova nei Paesi più vulnerabili all’impatto del cambiamento.

Oltre 71 milioni gli sfollati interni nel mondo: più 20% rispetto al 2021

Il numero di sfollamenti associati a conflitti e violenze nel corso del 2022 è quasi raddoppiato. Mentre quasi tutti gli sfollati per disastri ambientali sono stati messi in fuga da eventi climatici: alluvioni, tempeste e siccità. L’IDMC di Ginevra: «Conflitti, disastri e sfollamento interno hanno aggravato lo stato di insicurezza alimentare globale, già preoccupante per via della lenta e irregolare ripresa dalla pandemia di COVID-19».  

Clima e giustizia sociale, la “guida” con papa Francesco e il rapporto di Amnesty 2022-2023

Ambiente, clima, giustizia sociale e migrazioni: li collegano un booklet divulgativo illustrato a cura dello Stockholm Environment Institute e del dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e il nuovo rapporto annuale di Amnesty International sui diritti umani presentato ieri. «Entro il 2050 oltre 140 milioni di persone in America Latina, Africa sub-sahariana e Sud-Est asiatico potrebbero essere costrette a migrare».

COP27, il fondo loss and damage? “Si farà…”

Gli Stati più esposti ai disastri da climate change hanno commentato positivamente il bicchiere “mezzo pieno” servito, a fatica, dalla COP27 di Sharm el-Sheikh. Ma intanto oltre il 70% della popolazione sradicata a livello globale proviene dai Paesi più vulnerabili al clima.

Giornata mondiale del rifugiato 2021, un “Mosaico” di iniziative

La “Settimana internazionale dei diritti, dell’ambiente e delle culture” che l’associazione Mosaico ha organizzato per la prossima Giornata mondiale del rifugiato si terrà in diretta streaming dal 17 al 22 giugno. Fra i temi degli eventi, anche quello dei “rifugiati ambientali”.

Climate limbo

Climate limbo – di Francesco Ferri e Paolo Caselli – scritto da Elena Brunello – Documentario – 40′ – Dueotto Fim – Italia 2019 Il documentario, appena presentato all’edizione 2019 del festival torinese “Cinemambiente”, introduce in modo efficace e incisivo alle connessioni fra mutamento climatico, disastri ambientali e migrazioni in Africa, Asia ed Europa. Un misterioso lago alpino nella foschia, circondato da rocce e conifere. E il suono penetrante e continuo di una sirena d’allarme. Ecco la scena che apre e chiude questo documentario bello e incisivo sulla connessione fra mutamento climatico, disastri ambientali e migrazioni. Immagini di un vasto ghiacciaio svizzero in ritirata, boschi, campi, terra inaridita e attività umane anche minute (fosse pure un domestico fornello del gas e lo scarico di un lavandino) si alternano alle testimonianze di due “rifugiati ambientali” e di un’avvocatessa dell’ASGI, di un glaciologo e di un fisico climatologo, ma anche di un agricoltore, di un apicultore e di un’allevatrice alle prese con l’aumento delle temperature, la perdita di biodiversità e i rischi della siccità anche nel Nord Italia: non solo al Sud, quindi, dove si registrano sintomi di vera e propria desertificazione, come del resto in tutta l’area del Mediterraneo. «Da noi la Chevron estrae petrolio ma non ne traiamo vantaggio – racconta Queen, giovane nigeriana -. I posti di lavoro non sono per la gente del luogo». Anche per il fenomeno del bunkering (i furti di petrolio dalle condutture) il greggio si riversa nei fiumi e rende incoltivabile la terra. Queen, arrivata

Senza casa e senza tutela: il dramma e la speranza dei profughi ambientali

Senza casa e senza tutela – di Carlotta Venturi  – Tau Editrice – Roma 2016 – pp. 144 «Il problema dei profughi ambientali non è tanto un problema legato al fatto se siano rifugiati o migranti, quanto una questione etica connessa al mancato o limitato riconoscimento di una serie di diritti umani, come quello alla sopravvivenza e alla conduzione di un tenore di vita dignitoso». È la prospettiva con cui Carlotta Venturi, storica e sociologa , guarda al tema delle migrazioni forzate per cause climatiche o geofisiche in questo agile saggio di sintesi e proposta uscito nella collana dei Quaderni della Fondazione Migrantes. Cinque i capitoli della pubblicazione: “Il clima, l’ambiente e la mobilità umana”, “L’uomo e l’ambiente: una convivenza possibile?”, “Migranti o rifugiati? Una questione aperta”, “La sfida dell’ambiente e  dei migranti nella Dottrina sociale della Chiesa” e “Imminenti sfide investono l’umanità”. Interessante e utile, fra l’altro, la sintesi statistica basata sui rapporti dell’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), l’istituto che ad oggi fornisce i monitoraggi più accurati e costanti sull’argomento, per quanto limitati agli sfollati interni. I cosiddetti “rifugiati ambientali” continuano a non godere di una forma di protezione codificata a livello ONU: «Non esiste una protezione internazionale per le migrazioni forzate causate da comportamenti umani non violenti, tra cui potrebbero rientrare anche quelle legate all’ambiente». A livello nazionale offrono tutele più o meno codificate pochi Paesi, fra cui gli USA, la Finlandia, la Svezia e l’Italia (quest’ultima non prevede una tutela specifica ma rilascia talvolta permessi di soggiorno per motivi

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

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