Ceuta e Melilla sono in Africa, ma sono Europa. Sono due città autonome spagnole situate nel Nord-Africa, circondate dal Marocco, affacciate sulla costa del mar Mediterraneo vicino allo stretto di Gibilterra, con una superficie di poche decine di chilometri quadrati. Per i migranti provenienti dall’Africa subsahariana, Ceuta e Melilla hanno rappresentato per tutti gli anni novanta due porte d’ingresso per la Spagna e l’Unione europea. Per questo, nel 1999, le due città sono state separate dal territorio marocchino da una doppia rete metallica alta inizialmente tre metri e poi raddoppiata a sei. Occorre dire che il governo marocchino si oppose inizialmente a tale costruzione, visto che considera queste zone parte del proprio territorio occupato, motivo per il quale, dal 1975 ha richiesto la sua annessione. Le due barriere sono lunghe 8 km attorno a Ceuta e 12 a Melilla. Sono illuminate con un sistema di luci ad alta intensità e pattugliate 24 ore su 24 da guardie armate. Sono presenti posti di vigilanza alternati e camminamenti per il passaggio di veicoli adibiti alla sicurezza. Cavi posti sul terreno connettono una rete di sensori elettronici acustici e visivi che segnalano qualsiasi essere umano in avvicinamento alla recinzione. Completano la dotazione di sicurezza un sistema di videocamere di vigilanza a circuito chiuso e strumenti per la visione notturna.
Uccisi al di là del filo spinato
Nel corso degli anni sono stati numerosissimi i tentativi di superare le barriere. Per saltare le reti i migranti fabbricavano scale con i rami degli alberi e si imbottivano i vestiti per proteggersi dal filo spinato e in alcune circostanze la Guardia Civil spagnola e la polizia di frontiera marocchina hanno sparato sulle persone che provavano a scavalcare le barriere. In particolare, nel 2005 più di 700 tra migranti e profughi africani hanno tentato di entrare nelle due città. Gli agenti marocchini e spagnoli hanno aperto il fuoco provocando 13 morti a Melilla e 4 a Ceuta. Inoltre nell’ottobre del 2005 si registra un altro terribile episodio legato ai tentativi di entrare nei due territori. Un migliaio di migranti, in maggioranza camerunesi, maliani e nigeriani, furono arrestati dalle autorità marocchine nelle vallate intorno alle due città, vennero deportati e abbandonati in pieno deserto vicino alla frontiera algerina, all’altezza di ‘Ain Chouatar, presso Bouarfa. Prima di ricevere soccorso, una ventina di loro morì disidratata (“Le livre noir de Ceuta e Melilla” – Migreurop). Dal 2006 il flusso si è notevolmente ridotto. Alcuni tentano di raggiungere via mare le spiagge delle due città spagnole. Ma la maggior parte degli emigranti si è concentrata sulle rotte per le Canarie o per l’Andalusia.
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