* di Gabriella Gaetani
Negli ultimi anni l’attenzione verso la realtà delle migrazioni forzate è fortemente aumentata, in tutta Europa e ovviamente anche in Italia. Un’attenzione che ha portato a distorsioni, a letture fuorvianti e che ha fatto emergere storie territoriali di accoglienza più o meno virtuose. Qual è la situazione della Sardegna? Proviamo a farne un breve ritratto.
In Sardegna si è passati da 2878 arrivi nel 2014 a 3670 nel 2015. La Regione, però, non si è dimostrata preparata ad accogliere il maggior flusso di persone in arrivo. Ciò è dimostrato dalle numerose rivolte dei migranti costretti in strutture temporanee di accoglienza del tutto inadatte allo scopo.
Dopo numerose sollecitazioni contenute in alcuni articoli e servizi di stampa locali, mirate ad ottenere chiarimenti sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo in Sardegna, il 25 agosto di quest’anno la Prefettura di Cagliari ha reso noti i dati sull’arrivo dei migranti nell’isola.
Le strutture temporanee presenti nel territorio risultano essere 61 ed ospitano 2479 migranti. Nella provincia di Cagliari sono presenti 38 strutture che ospitano 1032 migranti, all’interno della Fiera (struttura che annulmente ospita migliaia di venditori da diverse parti del mondo) invece sono ospitati 331 eritrei, che in parte sono al momento trasferiti in altri centri di accoglienza italiani, dopo uno scalo tecnico effettuato a Cagliari. A Sassari, invece, le 9 strutture ospitano 854 richiedenti asilo; a Nuoro 332 persone in fuga sono ospitate in 7 strutture ed infine ad Oristano in altrettante strutture sono presenti 261 richiedenti protezione internazionale.
Per quanto riguarda le associazioni e gli enti che si occupano di accoglienza, la nota della Prefettura rimanda ai bandi pubblicati di volta in volta. Osservando i vincitori dei bandi si può notare che molte associazioni non hanno un sito che permetta di vedere le attività da loro svolte nè risulta facile riuscire ad ottenere un recapito telefonico con cui entrarvi in contatto. Molti migranti risultano ospitati in strutture temporanee prima adibite ad altri scopi, in strutture ricettive o in appartamenti messi a disposizione delle associazioni.
Il quadro che si presenta agli occhi di chi si approccia ai vari documenti e alla situazione che si vive nelle città è di estrema confusione. Un’accoglienza emergenziale che fornisce una sistemazione provvisoria e non adatta a consentire alle persone un’inserimento nella società.
Le sistemazioni infatti sono spesso lontano dai centri abitati o nelle zone periferiche, come a Sassari, dove i migranti vengono ospitati in una struttura, che prima ospitava il tribunale dei minori, nella prima periferia oppure a Cargeghes, in provincia di Sassari, dove i migranti sono ospitati all’interno degli uffici della fabbrica Coinsar (azienda dismessa specializzata in produzione di materiale per l’edilizia), oppure ancora a Palmadula (borgo a circa 40 km da Sassari) dove i richiedenti protezione internazionale sono ospitati in un agri-residence, o ancora a Cagliari dove i migranti sono accolti nel CARA di Elmas, uno stabile dalle condizioni strutturali pessime e difficile da raggiungere.
Anche il caso sardo, per il momento, sembra confermare la mancanza di un piano di azione ponderato e un ricorso a una costante emergenza.
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