Dando uno sguardo al 2023, per comprendere le basi dell’anno appena iniziato, ci troviamo di fronte a un panorama drammatico. L’Ue si è dedicata a investire principalmente sulla sicurezza dei confini e conseguentemente sull’esclusione e i respingimenti sistematici ai danni delle persone migranti. Conferma ne è il Patto sulla migrazione approvato sul finere di dicembre che detta le regole del presente anno.
Il Patto sulla migrazione e l’asilo consiste in una revisione delle attuali regole europee. In particolare, prevede controlli più severi sui migranti che arrivano nell’Unione europea, centri vicino alle frontiere per rimandare indietro più rapidamente chi non ha diritto all’asilo e un meccanismo di solidarietà obbligatorio tra i paesi dell’Unione per aiutare quelli sottoposti a una maggiore pressione migratoria.
Non viene quindi smatellato il sistema Dublino nonostante le inefficienze, le storture e le critiche mosse da anni da moltissimi attori internazionali che si occupano di diritti umani. La riforma mantiene la regola secondo cui il paese di primo ingresso di un richiedente asilo è responsabile del suo caso. Gli altri stati dell’Unione devono contribuire accogliendo un certo numero di richiedenti asilo o fornendo un sostegno finanziario: ogni anno verrà costituito un “pool di solidarietà” attraverso cui i paesi membri dovranno sostenere quelli definiti “sotto pressione migratoria“. Potranno farlo in due modi: con la relocation (la redistribuzione delle persone) o con un contributo finanziario, proporzionale alla dimensione della popolazione e al pil nazionale.
Non è stato però specificato chi gestirà questi contributi e con quale cadenza potranno essere erogati. Inoltre nel documento viene specificato che gli stessi fondi potranno servire anche per “il finanziamento di azioni nell’Ue e nei paesi terzi“, quindi per la protezione delle frontiere esterne, attraverso accordi con nazioni extra-europee, come già avviene per esempio in Libia e Turchia.
L’accordo dovrà essere approvato dal consiglio e dal parlamento europeo e l’obiettivo è completare l’iter prima delle elezioni europee del giugno 2024 ma sono in molti a essersi mobilitati con la speranza di contribuire a un dibattito che ne riveli gli aspetti più inaccettabili. Il Patto asilo e migrazioni, infatti, rischia di limitare fortemente i diritti fondamentali di migliaia di persone che, in fuga da guerra, violenze, fame e povertà, tentano di arrivare in Europa per costruirsi una vita migliore.
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