Due nuove vittime dimenticate, a gennaio, fra i migranti che tentano la via delle Alpi fra la valle di Susa e la Francia: un giovane marocchino di 31 anni e un ragazzo afghano di appena 15, travolto da un treno fra Salbertrand e Oulx. Secondo Medici per i diritti umani, la militarizzazione dei controlli sul versante francese e la collaborazione franco-italiana hanno avuto il risultato «di sponsorizzare l’attività dei trafficanti, che in questi mesi sono pericolosamente ricomparsi o, addirittura, hanno occupato la scena». Intanto all’inizio del mese un terzo migrante ha perso la vita vicino a Ventimiglia, folgorato su un treno.
«Non sono la montagna e neppure i treni i responsabili di queste morti, ma la frontiera, con le sue ramificazioni che non si scollano dalla pelle di chi è catalogato migrante e da chi non può più tornare indietro e non ha terra che lo accolga».
Medici per i diritti umani (MEDU) ha dato notizia di nuove vittime dimenticate sulla via delle Alpi tra Francia e Italia. Il 2 gennaio un giovane di 31 anni, Fathallah Balafhail, marocchino, è stato ritrovato morto al Barrage del Freney, vicino a Modane.
L’ultimo messaggio alla famiglia lo aveva mandato tre giorni prima dalla stazione di Oulx, in Valsusa. Ciò che è avvenuto in quel lasso di tempo rimane oscuro. È possibile che a Oulx aspettasse un passeur per attraversare la frontiera su un’auto, ma alla fine deve essersi trovato a tentare a piedi un percorso lungo e rischioso.
Vari dettagli delle sua vicenda rimangono oscuri e inquietanti, sottolinea MEDU: fra l’altro, «i parenti non hanno avuto accesso ai risultati dell’autopsia. Anche il rimpatrio in Marocco è avvenuto frettolosamente senza attenzione alcuna alla sensibilità della famiglia e ai rituali funerari del Paese d’origine. Si rimane invisibili anche dopo la morte».
Invece Ullah Rezwan Sheyzad, appena quindicenne, afghano, si era fatto tutto il “cammino lungo” Iran-Turchia-Bulgaria-rotta Balcanica. In meno di un anno aveva raggiunto e attraversato la frontiera giuliana, era stato accolto a Cercivento (Udine) in una comunità, ma poi come tanti coetanei si era rimesso in viaggio. Si sa che voleva raggiungere la sorella a Parigi.
Lo hanno ritrovato dieci giorni fa, il 26 gennaio, travolto da un treno nel tratto fra Salbertrand e Oulx, in alta Valsusa. Almeno sulla carta avrebbe avuto il diritto non solo di rimanere in Italia, ma anche di chiedere apertamente protezione in Francia.
Respinti i più deboli
MEDU stima per il 2021 il passaggio di oltre 10 mila migranti per lo snodo di Oulx.
Nel gennaio di quest’anno il flusso è diminuito. «I confini si sono moltiplicati anche in relazione a una congiuntura complessa – spiega l’ONG -. Le temperature artiche e le tensioni politiche nei Balcani, le difficoltà nell’utilizzo dei trasporti e le norme anti-COVID hanno sicuramente rallentato momentaneamente l’esodo. Soprattutto hanno reso più difficoltosi gli spostamenti per le famiglie numerose. Tuttavia, la tragedia attuale trova ragione nella militarizzazione alla frontiera e nella caccia all’uomo che si scatena ogni giorno sulle nostre montagne. Una farsa tragica che non ferma i passaggi, ma obbliga le persone in cammino a scegliere vie e strategie che mettono a rischio la vita. I più deboli vengono perlopiù respinti: famiglie numerose, donne gravide, nuclei parentali con bambini piccoli o con anziani».
Il ritorno degli smuggler
Prosegue MEDU: «In questo primo mese del 2022, coloro che sono morti di frontiera sono però giovani, che proprio in ragione della loro età e della loro prestanza fisica credono di poter superare le prove più pericolose. Con il dispiegamento militare sul versante francese e la collaborazione tra polizie di frontiera (accordi europei e tra Italia-Francia), il risultato è stato quello di sponsorizzare l’attività degli smuggler (i trafficanti), che in questi mesi sono pericolosamente ricomparsi o, addirittura, hanno occupato la scena. Mentre al rifugio Fraternità Massi di Oulx diminuivano le presenze, si consolidava la constatazione di nuove vie che si aprivano. Così la stazione di servizio di Salbertrand sull’autostrada, a sette chilometri da Oulx, è divenuta luogo per imbarcarsi sui TIR che lì sostano. Con ugual prospettiva, vie impervie sulle montagne a partire da Bardonecchia si sono riaperte».
Minori, meglio non farsi prendere da soli
Anche il luogo della fine di Ullah, appena un ragazzo, grida follia e insensatezza. Forse il ragazzo aveva cercato invano un passaggio nell’autogrill della vicina Salbertrand, o forse si era nascosto sotto il pianale di un vagone merci, come si fa nei Balcani. Non lo sapremo mai. Però «di fatto ci tocca prendere atto che la militarizzazione e il moltiplicarsi degli sbarramenti hanno prodotto illegalità e morte».
«Molti – infatti – sono i minori non accompagnati che scelgono di non presentarsi alla PAF (la Police aux frontières transalpina) con la conseguente protezione umanitaria che a loro spetta per legge e decidono di affrontare la traversata in modo clandestino pur di non perdere l’ausilio dei compagni di viaggio. L’esperienza insegna che non si deve rimanere mai soli: quando i minori vengono “catturati” in montagna dalla Gendarmerie, il respingimento è prassi. Non v’è spazio né volontà per accertamenti».
MEDU aggiunge un fatto nuovo: quando vengono fermati, per questi ragazzi la situazione si fa ancora più difficile se, in un porto di sbarco in Italia, sono stati convinti dalla nostra polizia, «con maniere minacciose», a sottoscrivere di essere maggiorenni anche se i documenti attestano il contrario. Un caso del genere è stato esaminato dallo sportello legale della Diaconia valdese attivo a Oulx.
Frontiera Italia-Francia, 30 le vittime dal 2014
Intanto si continua a morire anche sul ramo Sud della frontiera delle Alpi occidentali. Il 1° febbraio, quattro giorni fa, un migrante ha perso la vita folgorato su un treno regionale francese all’altezza della frazione di Latte, nel territorio di Ventimiglia.
Fra 2014 e 2021 i migranti che hanno tentato i passaggi del Nordovest alpino fra Italia e Francia e vi hanno perso la vita sono almeno 27 (fonte Missing Migrants OIM). Un mese e un giorno del 2022, e il totale è già salito a 30.
Il “dovere” del vaccino. E quei 30 migranti accalcati in 18 metri quadriNel nuovo, sintetico report dal titolo Si ritorna a morire alla frontiera nordovest delle Alpi MEDU denuncia anche il problema delle vaccinazioni anti-COVID e dei relativi green pass. «Istituzioni e anche ONG spesso non affrontano con abbastanza decisione la questione – afferma MEDU -. La mancanza di attestati che dimostrino il vaccino rende complicati i trasferimenti e, soprattutto, induce le persone in cammino ad accelerare il passo, accettando qualsiasi costo o rischio, pur di non rischiare di rimanere intrappolati e bloccati in tempi di attesa, vuoti quanto indefiniti». «Rispetto al problema sostanziale dell’essere senza vaccino, tristemente s’afferma la prassi delle vite disuguali anche quando in gioco non c’è solo la salute del “migrante” ma quella della collettività. Non ci dimentichiamo quando l’Italia era in fascia rossa e ogni assembramento era vietato per legge, mentre in un container presso la stazione di Oulx di circa 18 metri quadrati si accalcavano più di 30 persone. Nessuno ha mai pensato di intervenire o di trovare soluzioni. Poi le persone tornavano al rifugio (di Casa Massi, v. sopra nel corpo di questo servizio, ndr) con rischi di contagio per tutti. Oggi vaccini e documentazione relativa sono una necessità inderogabile. Già solo il fatto che si obblighi a livello nazionale alla vaccinazione e ce ne si dimentichi per coloro che sono in cammino è indicativo di quanto con la categoria migrante pensiamo a “non persone”». MEDU chiede così che i vaccini e i green pass siano garantiti ai migranti: la mancanza di una vaccinazione «non deve essere un’altra frontiera». |
Allegato
Si ritorna a morire alla frontiera nordovest delle Alpi (MEDU, 4 febbraio 2022, file .pdf)
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