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Valle di Susa, sgomberata la casa cantoniera occupata che accoglieva i migranti di passaggio. “Ma dai Balcani le famiglie continuano e continueranno ad arrivare…”

È stato sgomberato oggi il “rifugio autogestito” ChezJesOulx nella casa cantoniera occupata di Oulx. Nella notte aveva accolto decine di persone. L’alta valle di Susa perde così una delle uniche due strutture per l’ospitalità notturna dei migranti di passaggio.

Il rifugio autogestito presso la casa cantoniera occupata di Oulx (foto ChezJesOulx su Facebook).

È stato sgomberato oggi dalla polizia il “rifugio autogestito” ChezJesOulx nella casa cantoniera occupata di Oulx. Nella notte aveva accolto oltre 50 persone, fra cui anche donne e bambini.

Con lo sgombero della casa cantoniera, appena all’inizio della primavera, la valle perde una delle uniche due strutture per l’ospitalità notturna dei migranti di passaggio (l’altra è il Rifugio Fraternità Massi, sempre a Oulx).

«La situazione già tragica al confine alpino viene ora aggravata dalla diminuzione della capacità di accoglienza. I volontari e le volontarie stanno intervenendo ora con cibo, ospitalità e solidarietà con gli e le sgomberate», ha affermato su Facebook l’ONG Rainbow for Africa, una delle realtà che fanno parte della rete di operatori, volontari e attivisti impegnata da anni nell’accoglienza e nell’aiuto alle migliaia di migranti che, in alta Val Susa, cercano di attraversare il confine con la Francia, particolarmente faticoso e rischioso.

Ha aggiunto Paolo Narcisi, presidente della ONG: «In questo momento per Rainbow for Africa la priorità è la sicurezza di queste persone. Il nostro personale sanitario e i volontari stanno lavorando per ridurre al minimo i rischi, curare e proteggere soprattutto i più fragili».

«Questo sgombero è un fatto preoccupante e inquietante: nella casa si cercava di rispondere a un’emergenza come i servizi pubblici dovrebbero fare, accogliendo e dando un tetto alle persone – è invece il primo commento del coordinamento piemontese di Medici per i diritti umani (MEDU) -. È come se si fosse detto: è arrivata la primavera, possiamo procedere con le azioni giudiziarie. Ma il fatto è che singoli e famiglie continuano ad arrivare dalla rotta balcanica, e sempre più numerosi: non si può pretendere che rimangano nei Balcani a vita».

11 mila firme

Nei mesi scorsi il “collettivo” di Valsusa Oltreconfine aveva promosso una petizione al Prefetto di Torino perché la casa cantoniera, occupata nel 2018, non venisse chiusa: nel documento, dal titolo “C’è chi accoglie e chi respinge”, si riconosceva il ruolo del Comune di Oulx, che aveva reso possibile l’apertura del rifugio Fraternità Massi, e si ringraziavano i cittadini del paese «che in modo discreto forniscono aiuti concreti», ma si segnalava anche: «Il preannunciato sgombero avrebbe come conseguenza la presenza per strada, all’addiaccio, di decine di donne, uomini e bambini che non avrebbero altro posto dove andare».

Le adesioni on line raccolte dalla petizione erano state oltre 11 mila.

Leggi anche su Vie di fuga

Valsusa, sulla frontiera della neve/1 – Dove passano gli “invisibili”

Valsusa, sulla frontiera della neve/2 – L’ultimo confine difficile

 

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