Ma secondo un nuovo rapporto di MEDU, il flusso di migranti che passano dal rifugio Fraternità Massi di Oulx continua a essere composto soprattutto da persone giunte dalla rotta balcanica. Solo fra gennaio e aprile di quest’anno i migranti e richiedenti asilo respinti dal confine francese in alta valle sono stati più di mille.
Poco meno di 700 presenze a gennaio e qualche decina in meno a febbraio. Poi, 1.026 a marzo e 1.116 ad aprile. Sono i numeri più recenti, nuovamente in netta crescita dopo la flessione di inizio anno, dei migranti accolti al rifugio Fraternità Massi di Oulx. Il quadrimestre conta in tutto oltre 3.507 presenze al rifugio, tra le quali ben 66 famiglie e 132 minori non accompagnati.
Cifre, storie e situazione della “via della Valle di Susa” sono state aggiornate ieri da un nuovo report di Medici per i diritti umani (MEDU), che all’inizio del 2022 ha avviato proprio a Oulx il progetto “Frontiere Solidali” in collaborazione con le altre realtà impegnate nell’accoglienza dei migranti “in transito” verso la Francia.
Fino a Oulx dalla rotta Turchia-Calabria. E dall’Ucraina
«Il flusso è composto da persone provenienti principalmente dalla rotta balcanica e a seguire da quella del Mediterraneo centrale – si legge nel rapporto. – Nel mese di aprile sono giunti al rifugio anche numerosi minori non accompagnati e numerose famiglie che hanno percorso la rotta marittima dalla Turchia alla Calabria. Dal 2021 ad oggi si registra costantemente una significativa presenza di persone appartenenti alle categorie vulnerabili, in particolare famiglie, neonati, persone anziane, minori non accompagnati e di uomini e donne singole».
Ancora, «molte sono le persone ascoltate e assistite che riportavano sul proprio corpo i segni delle violenze subite durante il viaggio e nel Paese d’origine».
Afghani, iraniani e curdi di varia cittadinanza formano da soli quasi il 60%delle persone che arrivano ad Oulx. A marzo si sono registrati i primi arrivi dall’Ucraina: sette tra pakistani e bengalesi che avevano un permesso di soggiorno per studio o per lavoro. «A loro un certo umanitarismo discriminante ha chiuso, come a tanti altri, le porte, sebbene anch’essi fossero in fuga dalla guerra».
Quella militarizzazione così inutile, così “funzionale”
Il dato complessivo delle presenze al rifugio Fraternità Massi nel quadrimestre è molto superiore a quello degli arrivi, 1.814 nel periodo, perché «spesso le famiglie o le persone più fragili o con patologie si fermano presso il rifugio più giorni». Sono invece 2.116 le partenze dal rifugio: a propria volta, quest’ultima cifra è superiore agli arrivi perché molti migranti sono respinti alla frontiera, tornano al rifugio e poi ritentano il passaggio. Fra gennaio e aprile MEDU ha contato 344 respinti al valico di frontiera del Frejus e 669, quasi il doppio, al passo del Monginevro, dove in genere si prova a passare il confine a piedi.
«Il numero di respingimenti al confine francese resta alto, nonostante la normativa comunitaria garantisca il diritto di chiedere asilo indipendentemente da precedenti identificazioni in altri Paesi europei, e solo successivamente è prevista l’attivazione della procedura “Dublino” per la determinazione dello Stato membro competente per l’esame della domanda di protezione internazionale. La militarizzazione della frontiera induce spesso le persone a scegliere di percorrere pericolosi sentieri in alta quota. Nel solo mese di gennaio l’attraversamento è costato la vita a due persone».
In una serie di raccomandazioni finali, MEDU torna a chiedere «con forza» la tutela dei diritti fondamentali di migranti e richiedenti asilo nei Paesi di transito di Italia e Francia, a prescindere dalla loro condizione giuridica.
«Questo popolo in movimento privato dei diritti che spettano a tutti e dimenticato dall’”umanitarismo” dei governi e della UE – osserva il rapporto della ONG – non è composto da pericolosi terroristi, ma da un’umanità fragile e vulnerata. La militarizzazione della frontiera francese, inutile dal punto di vista del contenimento dei flussi, risulta però coerente con la logica di vessazioni iterate dalle polizie dei diversi governi».
Oltre al quadro della situazione fino a questa primavera, la pubblicazione di MEDU ricostruisce i fatti avvenuti al di qua e al di là dei valichi del Frejus e del Monginevro nel 2021, che è stato «un anno caotico, complesso, sempre giocato sul filo dell’emergenza».
Sentieri e posti di frontiera, continuano anche i respingimenti di minori«Per quanto riguarda i minorenni, poiché l’obbligo di possedere un visto è richiesto solo per “qualsiasi straniero di età superiore ai 18 anni che desideri soggiornare in Francia per un periodo superiore a tre mesi” (art. L. 312-5 del Code de l’Entrée et du Séjour des Étrangers et du Droit de Asile – CESEDA), nessuno di loro può essere considerato “irregolare” e la polizia di frontiera francese dovrebbe garantire loro protezione e tutela. Anche in questo caso però le violazioni sono molto frequenti e, se trovati lungo i sentieri, anche i minori non accompagnati vengono respinti, esattamente come gli adulti. Se si presentano direttamente in frontiera, la PAF (Police aux frontieres) non sempre raccoglie le loro dichiarazioni di minore età e si limita a rimandarli indietro. Il team (di MEDU, ndr) ha raccolto diverse testimonianze di respingimenti in cui, in assenza di documenti identificativi, non è stata presa in considerazione la dichiarazione di minore età espressa dal minore e sul refus d’entrée è stata apposta una diversa data di nascita che lo identificava come maggiorenne» (dal nuovo Rapporto dalla frontiera alpina nordoccidentale di MEDU). |
Allegato
Il Rapporto dalla frontiera alpina nordoccidentale (file .pdf, MEDU, 13 giugno 2022)
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