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Balun Mundial: parla un protagonista

di Celeste Ansaldi                    Il 7 luglio, a Torino, si è conclusa la settima edizione di Balon Mundial, un evento che è diventato ormai un appuntamento cardine di una Città sempre più multietnica. Lo sport è uno dei modi migliori di creare aggregazione. L’Associazione Sportiva Dilettantistica Balon Mundial Onlus ha proprio questo obiettivo: promuovere l’integrazione e combattere ogni forma di razzismo attraverso il gioco e il divertimento. Nell’edizione appena conclusa si sono alternati sul campo molte squadre interamente composte da immigrati, segno di una Città al centro del dibattito, anche dopo la recente occupazione dell’Ex Moi. Osman è soprannominato dai suoi compagni di squadra “Il Nostro Pelè”. Ha un grande sorriso e un fisico atletico. Ci racconta la sua esperienza al Balon Mundial.

Da quanto tempo giochi nella squadra della Somalia al Balun Mundial e come sei arrivato a partecipare?

Gioco da 3 anni, ma la squadra partecipa al Balon Mundial da più tempo. Io sono arrivato dopo. Giocavo a pallone già quando ero nel mio Paese e mi piace molto. I connazionali che ho conosciuto quando sono arrivato, nel 2008, mi hanno chiamato per giocare con loro visto che sapevano quanto mi piaceva. E’ stato divertente giocare al Balon Mundial . Prima di questo però, con i miei compagni, ho anche partecipato nel 2009 ad un altro torneo invernale, dove siamo arrivati al secondo posto.

Vi trovate per allenarvi anche durante l’anno?

No. Ci alleniamo insieme solo nel periodo della manifestazione. Però durante l’anno io gioco a calcio tutti i fine settimana insieme ai miei amici. Anche in inverno e con la pioggia. Mi piace giocare e correre quando piove.

Come è andata questa edizione per la Somalia?

Siamo stati eliminati quasi subito. Nel nostro girone c’erano squadre molto più forti di noi. Io sono andato a parlare con l’organizzazione per chiedere di cambiare girone, ma non è stato possibile. Ci fanno giocare nei gironi dei campioni degli anni passati perché noi prima eravamo molto più forti. Poi, però, molti miei connazionali che giocavano se ne sono andati dall’Italia perché qui c’è poco lavoro. E adesso la squadra è meno forte. Per esempio, la Nigeria si trova tutto l’anno per allenarsi, noi no. Noi non possiamo competere con il loro fisico e la loro bravura.

Dopo la vostra eliminazione per chi hai tifato?

Non tifavo nessuno. Avrei voluto tifare la Nigeria ma mi hanno fatto arrabbiare. Quando abbiamo giocato contro di loro hanno iniziato a fare tanti falli e così noi non siamo riusciti a fare goal. Quando succedono queste cose non è bello, non va bene.

Questa edizione del Balon Mundial è stata vinta dai Survivors, una squadra interamente composta da rifugiati dell’Emergenza Nord Africa. Ti ha fatto piacere?

Sono contentissimo che abbiano vinto loro. Poi, non volevo che vincessero le squadre che ci hanno battuto, quindi sono ancora più contento.

Per quale squadra italiana tifi?

Tifo Milan. E non mi piace per niente la Juventus, già da quando ero nel mio Paese. Quando giochiamo e cercano di darmi la maglietta della Juve io dico sempre di no, piuttosto gioco senza maglietta.

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“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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