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Muri: Austria, quando il vescovo dice no

Nei giorni delle schermaglie diplomatiche sulla “barriera-non barriera” del Brennero e della probabile estensione dei controlli alle frontiere interne di Germania, Austria, Danimarca, Svezia e Norvegia, la Diocesi austriaca di  Eisenstadt si è opposta al passaggio, sui terreni di proprietà ecclesiastica, della recinzione che le autorità di Vienna vogliono innalzare lungo il confine con l’Ungheria.

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Mons. Ägidius J. Zsifkovics sul confine austriaco-ungherese (foto Diocesi di Eisenstadt).

«Lo diciamo forte e chiaro: innalzare una recinzione di confine su terreno ecclesiastico è in contrasto con lo spirito del Vangelo, mina il messaggio di papa Francesco all’Europa e alla fine tradisce il grande impegno offerto da tante persone in aiuto ai rifugiati».

Il vescovo di Eisenstadt, mons. Ägidius J. Zsifkovics, lo ha ribadito accompagnando in loco una troupe del programma religioso Orientierung della TV nazionale ORF: la diocesi rifiuta il passaggio, su due terreni di proprietà ecclesiastica nel territorio del Comune di Moschendorf, della barriera anti-migranti che le autorità austriache intendono innalzare lungo il confine con l’Ungheria.

Appena qualche giorno prima Zsifkovics aveva detto: «L’anno scorso, quando circa 200 mila persone hanno passato il confine, abbiamo creato da un giorno all’altro in edifici ecclesiastici mille alloggiamenti di fortuna per famiglie sfinite, donne, bambini e persone anziane e indebolite. E ora dovremmo installare steccati sui terreni della Chiesa? È il mio corpo stesso che si ribella… Capisco le paure che percepisco attorno a me. Però sarei un cattivo vescovo se non sapessi dare a queste paure una risposta cristiana. E questa risposta non è la recinzione. Semmai, in caso di necessità, un buco nella recinzione…».

Sono i giorni della “riforma” della legge austriaca sull’asilo, approvata in prima lettura dal Parlamento di Vienna il 27 aprile e in attesa di una scontata, imminente seconda lettura al Bundesrat: per vari osservatori l’Austria si è data una delle normative più restrittive in Europa, in “deroga” alla normativa internazionale e dell’UE.

L’approvazione del 27 aprile ha fatto frettolosamente seguito all’affermazione elettorale del partito di estrema destra FPOE, vincitore del primo turno delle ultime presidenziali.

Cifre sui tempi brevi…

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Il progetto della barriera del Brennero presentato dalla polizia tirolese alla conferenza stampa del 27 aprile (fonte Tiroler Tageszeitung).

Ma sono anche i giorni della “barriera-non barriera” del Brennero. Dove si è combattuta (anche) una schermaglia di cifre. Quando la barriera è stata annunciata dal governo di Vienna, nella prima metà di aprile,  il governo italiano ha affermato che semmai i flussi più intensi si registrano dall’Austria all’Italia, e non viceversa.

«Il Ministro dell’Interno austriaco non offre alcun dato numerico circa il presunto incremento dei flussi migratori […] dall’Italia. In realtà dal 1° gennaio al 10 aprile 2016 tali movimenti sono stati registrati soprattutto dall’Austria verso l’Italia (2.722 cittadini stranieri rintracciati dalla Polizia di frontiera italiana al confine e provenienti dall’Austria a fronte di 179 nello stesso periodo del 2015). Ne sono prova anche le riammissioni tra i due Stati Membri: 674 riammissioni dall’Italia all’Austria a fronte di 179 dall’Austria verso l’Italia» (dalla lettera dei ministri Gentiloni e Alfano al commissario UE per la migrazione Avramopoulos, fonte AGI, 12  aprile).

Però a fine aprile i dati austriaci sono arrivati. La polizia tirolese ha affermato di temere 400-500 migranti/richiedenti asilo al giorno al Brennero (Tiroler Tageszeitung 27 aprile). Anche se, negli ultimi mesi, da gennaio in poi, il flusso è stato di poche decine di persone, 30, 40, 50 al giorno, in tutto circa 5.000.

… e memoria (un po’ più) lunga

E tuttavia, come ha ricordato la nostra rivista Limes in queste settimane, i numeri attuali  sono «poca cosa rispetto al 2015, quando i profughi che vennero assistiti da Volontarius (la Onlus che presta opera di assistenza umanitaria alla stazione di Bolzano ed è appoggiata anche dalla Provincia autonoma) furono 27.311».

«Numeri ufficiali – precisa Limes -. Ma che intercettano, al massimo, solo un terzo dei migranti che hanno varcato il confine nel 2015. Tantissimi hanno eluso i controlli della pattuglia “trilaterale” (poliziotti tedeschi, austriaci e italiani), incapaci di reggere le “piene” improvvise che si riversavano anche sui treni regionali (non presidiati) e che scivolavano fra le larghe maglie autostradali». I migranti passati dal Brennero nel 2015, fra gli “addetti ai lavori”, si stimano così in 90 mila.

Sono in tutto 85.505 le persone che, sempre l’anno scorso, hanno chiesto asilo in Austria dopo aver attraversato le varie frontiere del Paese: quasi 10 mila per milione di abitanti (contro, ad esempio, i 1.400 scarsi per milione registrati dall’Italia, fonte Eurostat). Nell’anno Vienna ha esaminato un terzo delle domande esaminate dell’Italia ma, almeno in prima istanza, con un tasso di riconoscimento molto superiore: 71% contro 42%.

Collegamento

Dal sogno europeo al “muro” del Brennero: il progetto di riflessione-ricerca-data journalism della Libera Università di Bolzano

 

 

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