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Resettlement 2013: l’Italia continua a mancare all’appello

Sono 13 i Paesi membri dell’Ue che in questi mesi stanno “reinsediando” nel proprio territorio circa 4.000 rifugiati secondo le linee indicate dal Programma congiunto dell’Unione europea per il resettlement.

Un rifugiato reinsediato a Manchester (Inghilterra) porta i figli a scuola (foto: Refugee Action Blog).

Resettlement: anche quest’anno l’Italia manca all’appello, unica fra i “grandi Paesi” dell’Ue. Mentre non sono mancate le risposte di Paesi come il Portogallo, la Spagna e l’Ungheria.

Nel corso di un pledging exercise (cioè un incontro in cui gli Stati membri informano sugli impegni che intendono assumersi) che si è svolto nel maggio 2012, sono 13 i Paesi che hanno dichiarato di essere disponibili a “reinsediare” nel proprio territorio, in questo 2013, un certo numero di rifugiati secondo le linee indicate dal Programma congiunto dell’Unione europea per il resettlement varato nel 2012.

La lista dei 13 Paesi è la seguente: Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Ungheria, Irlanda, Olanda, Portogallo, Romania, Svezia e Regno Unito. «Le operazioni sono in corso», hanno comunicato gli uffici della Commissione europea a Vie di fuga.

In totale, ci ha ancora informato la Commissione, i 13 Paesi si sono impegnati per l’accoglienza di 3.962 rifugiati.

La decisione se accogliere o meno rifugiati in “reinsediamento” dipende dalle istituzioni dei singoli Paesi membri, che possono anche scegliere a quali categorie di rifugiati dare la precedenza. Per incentivare questa forma di accoglienza la Commissione offre supporto finanziario nell’ambito del Fer (il Fondo europeo per i rifugiati).

Il Programma congiunto dell’Unione per il resettlement è regolato dalla Decisione dell’Europarlamento e del Consiglio Europeo sul finanziamento del Fer per il periodo 2008-2013 (tecnicamente si tratta della Decisione n. 573/2007 con le successive modifiche e integrazioni).

In pratica, ogni Stato membro può ricevere una somma per ogni rifugiato che “reinsedia” sulla base delle priorità comuni indicate dall’Ue nell’Allegato della Decisione. Ma può anche ottenere fondi in co-finanziamento per vari tipi di azioni legate al resettlement: ad esempio, le azioni “a monte” che hanno l’obiettivo di varare e sviluppare un programma di resettlement nazionale, oppure la valutazione di potenziali casi bisognosi di resettlement.

Le priorità comuni per il 2013 sono: i rifugiati congolesi nella regione dei Grandi Laghi; i rifugiati iracheni in Turchia, Siria, Libano e Giordania; i rifugiati afgani in Turchia, Pakistan e Iran; i rifugiati somali in Etiopia; i rifugiati del Mianmar in Bangladesh e Tailandia; i rifugiati eritrei nel Sudan orientale.

I Paesi membri che reinsediano rifugiati per la prima volta possono ricevere 6.000 euro a persona per il primo anno e 5.000 per il secondo, mentre il finanziamento ordinario è di 4.000 euro a persona.

I finanziamenti per il 2014 e per gli anni successivi non sono ancora stati decisi, essendo legati al futuro assetto del Fer. Secondo la Commissione europea, il Parlamento di Strasburgo e il Consiglio europeo starebbero per «concludere i negoziati» sulla base di una proposta della Commissione stessa. Il condizionale è d’obbligo, visti i ritardi che sta accumulando il nuovo “pacchetto asilo” dell’Ue…

Collegamento

La Decisione 573/2007 dell’Europarlamento e del Consiglio Europeo (versione con aggiornamenti)

Leggi anche su Vie di fuga

Resettlement 1/ L’Europa prova a crescere

Resettlement 2/ Quale integrazione nel resettlement “all’europea”?

Resettlement 3/ Quando una città dice “sì”

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