«Essere qui in queste giornate è per noi un dovere civico e morale. Non possiamo accettare che donne, bambini e uomini in fuga dalla violenza continuino a perdere la vita in mare per una carenza di mezzi di soccorso e per l’assenza di corridoi umanitari. Non è più sostenibile che il soccorso in mare sia delegato al lavoro della Guardia Costiera italiana, a poche ONG e a mercantili che non sono attrezzati per il salvataggio e il trasporto di persone vulnerabili. Come non è sostenibile che solo agli Stati costieri sia lasciato l’onere esclusivo dell’accoglienza di chi arriva via mare. Si rende sempre più necessario un meccanismo stabile e coordinato di soccorso. È sempre più urgente ripristinare un’operazione efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e un meccanismo stabile e coordinato di sbarco e redistribuzione automatica dei richiedenti asilo negli Stati membri dell’UE. Per noi del Comitato, il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vite umane debba sempre restare la priorità» (Tareke Brhane, rifugiato eritreo e presidente del Comitato 3 Ottobre in occasione dell’VIII Giornata della memoria e dell’accoglienza e dell’iniziativa “Siamo tutti sulla stessa barca” a Lampedusa, dal 30 settembre a oggi 3 ottobre).
Il 3 ottobre 2013 in un naufragio al largo di Lampedusa hanno perso la vita 368 migranti. Nel 2016 il Senato italiano ha definitivamente approvato la proposta di legge per l’istituzione della “Giornata della memoria e dell’accoglienza”, da celebrarsi ogni anno in questa data.
Dal 1° gennaio 2021 agli ultimi giorni di settembre, secondo il costante monitoraggio del progetto Missing Migrants dell’OIM hanno perso la vita o sono rimasti dispersi sulla rotta del Mediterraneo centrale almeno 1.118 rifugiati e migranti: sono quelli di cui in qualche modo si ha notizia. Il loro numero già oggi supera quello dei morti e dispersi di tutto il 2020 sulla rotta, 994 persone.
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