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Non si può morire sulla frontiera francese: un appello anche per la società civile

Dopo che tre migranti in un mese hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il confine tra Italia e Francia, 12 organizzazioni italiane e di altri Paesi europei hanno lanciato un appello alla società civile e alle autorità francesi, italiane e locali per testimoniare la necessità di un cambio di rotta. Alla società civile l’invito a «contrastare le attuali politiche di controllo delle frontiere, nonché le modifiche previste dalla “Strategia Schengen” (o dal Codice frontiere Schengen) che siano potenzialmente lesive dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri».

 

(Foto PxFuel).

 

«Non si tratta di eventi isolati. Le politiche di controllo delle frontiere, intensificate negli ultimi anni, concorrono quanto meno indirettamente all’aumento delle morti al confine. Dal 2015 la Francia ha reintrodotto i controlli alle frontiere interne, continuando a rinnovarli ben oltre i limiti temporali previsti dal Codice frontiere Schengen. Ai controlli di frontiera si aggiungono poi quelli di polizia, che sono stati sensibilmente rinforzati anche attraverso l’impiego di pattuglie bilaterali».

Dopo che tre migranti in un mese hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il confine tra Italia e Francia, 12 organizzazioni italiane e di altri Paesi europei hanno lanciato oggi un appello alla società civile e alle autorità francesi, italiane e locali per testimoniare la necessità di un cambio di rotta.

I controlli di frontiera e i pattugliamenti di polizia su questa frontiera, denunciano i 12 organismi, «non solo violano il diritto di asilo, dei minori e altri soggetti vulnerabili, ma anche quelli umani fondamentali, come il diritto alla salute e quello a poter avere accesso a una anche minima forma di accoglienza così da evitare gravi forme di emarginazione». Mentre «nel tentativo disperato di raggiungere connazionali e familiari, di raggiungere un luogo che non solo viene considerato sicuro ma anche adatto a garantire un’esistenza degna, le persone individuano modalità sempre più pericolose di attraversamento del confine lungo impervi sentieri di montagna o a bordo di mezzi di trasporto». 

Fra Schengen e le Alpi

L’appello, aperto alla firma di singoli e associazioni (v. sotto), invita così la società civile a «contrastare le attuali politiche di controllo delle frontiere nonché le modifiche previste dalla “Strategia Schengen” (o dal Codice frontiere Schengen) che siano potenzialmente lesive dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri».

Ma chiede anche alle autorità francesi e italiane di modificare le «modalità con le quali i controlli di polizia e di frontiera vengono svolti, garantendo il pieno rispetto dei diritti fondamentali», e a quelle locali di offrire «servizi adeguati a rispondere alle esigenze e al bisogno di protezione dei migranti presenti nei luoghi di frontiera, garantendo in primo luogo accoglienza anche alle persone in transito».

Questi gli organismi promotori: ASGI, Push-back Alarm Austria, Progetto Melting Pot Europa, Médecins du Monde, Roya Citoyenne, Diaconia Valdese, WeWorld Onlus, Pays de Fayence Solidaire, Border Violence Monitoring Network, Danish Refugee Council Italy, No Name Kitchen e RiVolti ai Balcani.

Collegamenti

L’appello

Per aderire come singoli

Per aderire come associazioni


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