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Accoglienza: l’Italia dei grandi centri per grandi gestori

Continuano a diminuire i migranti in accoglienza (ormai meno di 89.200 a fine gennaio). Un’occasione per migliorare il “sistema”? A quanto pare no. Una nuova analisi di Openpolis e Actionaid sull'”accoglienza dell’esclusione”.

Foto Openpolis 2020.

 

Accoglienza migranti, la discesa prosegue anche nel 2020: alla fine dello scorso gennaio i richiedenti asilo e i rifugiati in accoglienza in Italia erano in tutto circa 89.200, 2.200 in meno rispetto ai 91.400 di fine 2019 e quasi 47 mila in meno rispetto alla fine del 2018,

Una buona occasione per migliorare il “sistema” (nel quale il 73% degli accolti continua a essere ospitato nei centri di accoglienza e solo il 27% nei progetti SPRAR)? A quanto pare, no. Infatti, fra bandi deserti per i CAS e ritorno alla concentrazione di migranti nei “grandi centri”, i meccanismi che stanno demolendo il sistema di accoglienza diffusa hanno continuato a fare il loro lavoro: con nuovi dati, lo conferma l’analisi di Openpolis e Actionaid appena pubblicata con il titolo L’accoglienza dell’esclusione. Centri d’Italia, parte terza: grandi centri per grandi gestori

Due facce della stessa medaglia

«Tra il 2017 e il 2018 il settore dell’accoglienza sembrava orientarsi verso un modello distribuito – si legge nello studio -, sia per quanto riguarda la quantità e la dimensione dei centri, sia rispetto al numero degli enti gestori e gli importi ricevuti da ciascuno di questi. Dal 2019 invece, con l’entrata in vigore del decreto sicurezza (il n. 113 dell’ottobre 2018, ndr) e del nuovo capitolato di gara si è innescato un meccanismo diametralmente opposto».

E ancora: «Pur producendo effetti talvolta differenti, il fenomeno dei bandi deserti da un lato e il ritorno ai grandi centri dall’altro sembrano essere due facce della stessa medaglia… D’altronde se il nuovo capitolato elimina i servizi volti all’integrazione dei richiedenti asilo, non si vede perché dovrebbe favorire un sistema che faciliti appunto l’inclusione degli ospiti nelle comunità locali».

Poco importano le conseguenze  dell’accoglienza in “grandi centri” per ospiti e territori. Il nuovo capitolato del 2019 (naturalmente non ancora ritoccato dalle sempre deludenti disposizioni di due settimane fa) ha “disciplinato” l’accoglienza diffusa. Peccato però «che si tratti di una previsione vuota dato che, oltre a non prevedere più servizi di integrazione, gli importi previsti nel capitolato non permettono in pratica di sviluppare veri progetti di micro-accoglienza diffusa e integrata».

Qui Milano

A Milano, ad esempio, il nuovo capitolato nel 2019 ha scoraggiato i piccoli gestori e incentivato i grandi centri d’accoglienza. A febbraio, fra i posti messi a bando dalla Prefettura ben 2.220, cioé due terzi del totale, erano proprio per i grandi centri. Mentre la stessa Prefettura non è riuscita a coprire tutti i 750 posti banditi per l’accoglienza diffusa e i 500 per i CAS fino a 50 posti, trovandosi così a dover poi pubblicare altri due bandi.

Cliccare per ingrandire (fonte Openpolis 2020).

Qui Roma

Anche a Roma, nel ’19 dopo l’entrata in vigore del nuovo capitolato la Prefettura ha favorito le grandi strutture. Nel primo bando utile, per grandi centri ha offerto 2.970 posti (tre quarti del totale) e per quelli fino a 50 posti 800 (20%); solo 200 invece (5%) quelli offerti per piccole unità abitative.

Solo grazie a una “richiesta di accesso agli atti”, Openpolis e Actionaid sono riuscite ad avere dalla Prefettura della capitale i dati sui centri attivi sul suo territorio a fine 2018 e al luglio 2019. Ne emerge che la quota dei centri con oltre 100 posti in pochi mesi è lievitata del 37%.

Cliccare per ingrandire (fonte Openpolis 2020).

“Eccezione” proroga

A livello nazionale, «nei prossimi mesi si chiarirà meglio l’effetto delle nuove regole sul sistema di accoglienza – affermano ancora Openpolis e Actionaid -. In molte parti d’Italia infatti ci troviamo ancora in una lunga fase transitoria. Una fase che peraltro è stata ampiamente gestita ricorrendo alle proroghe, nonostante tutti i rischi collegati a strumenti che dovrebbero essere tutt’altro che ordinari».

Diceva Raffaele Cantone, allora presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza già nel “lontano” 2015: «…L’altro meccanismo dietro al quale si nascondono situazioni assolutamente illecite sono le proroghe, che rappresentano quasi la normalità in questi ambiti. Le proroghe, soprattutto di fronte alla difficoltà di fare appalti, costituiscono sistemi ordinari di gestione di questo meccanismo».

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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