Secondo i primi dati Eurostat per il 2011, nel primo trimestre dell’anno l’Italia ha esaminato le domande di protezione di 3.235 richiedenti, respingendone due su tre. Lo status di rifugiato è stato concesso ad appena 280 richiedenti, meno del 9%, contro il 15% registrato in Germania e il 21% nel Regno Unito.
La prima serie statistica Eurostat per il 2011 sull’andamento delle richieste d’asilo nei 27 Paesi dell’Unione europea, pubblicata nei giorni scorsi, analizza anche i loro esiti di fronte alle varie autorità nazionali incaricate di esaminare le domande di protezione, almeno in prima istanza.
Nel primo trimestre di quest’anno le Commissioni territoriali italiane hano esaminato 3.235 richiedenti, accordando lo status di rifugiato a 280 di essi (il 9% scarso dei richiedenti). All’11% è stata concessa la protezione sussidiaria (365 persone) e al 14% la protezione umanitaria (455 persone). In totale hanno ricevuto una forma di protezione il 34% dei richiedenti, e dunque la percentuale dei dinieghi è pari al 66% (2.135 persone): due su tre.
Gli altri “grandi Paesi” dell’Unione dimostrano una “produttività” in decisioni notevolmente superiore alla nostra: sempre nel trimestre, le autorità francesi hanno esaminato oltre 9.000 richiedenti, la Germania quasi 12.000 e il Regno Unito oltre 6.000, e lo stesso ha fatto un Paese di media importanza come la Svezia, con quasi 6.400 domande esaminate.
In questi Paesi i dinieghi presentano percentuali maggiori rispetto all’Italia: 89% di domande respinte in Francia fra gennaio e marzo, 79% in Germania, 71% nel Regno Unito e 73% in Svezia, contro il nostro 66%. Rimane nettamente più “generosa” l’Olanda, che ha esaminato ben 3.900 domande e ha limitato i dinieghi al 53%.
Ma a proposito di “generosità”, i dati rivelano anche che, in Germania, hanno pur sempre ottenuto lo status di rifugiato (che ovunque è lo strumento principe di accoglienza per chi è costretto a fuggire dal proprio Paese) il 15% di tutti i richiedenti, cioé 1.800 persone. Già la sola percentuale supera di molto la corrispondente percentuale italiana del 9%. E nel Regno Unito hanno ottenuto il medesimo status ben il 21% dei richiedenti. I “nuovi rifugiati” in Francia sono invece il 9% dei richiedenti, come in Italia (benché il numero assoluto sia poco inferiore alle 900 persone, contro le nostre 280). Anche cifre come queste cifre dicono qualcosa della qualità dell’accoglienza che si offre a chi ottiene protezione internazionale in varie zone d’Europa.
C’è da aggiungere che in vari Paesi dell’UE, a differenza dell’Italia, i richiedenti asilo hanno discrete chance in caso di ricorso contro un primo diniego. Questi meccanismi fanno sì, ad esempio, che in Francia, Germania e Regno Unito vengano “recuperati” con una decizione positiva in seconda istanza (rifugiato, protezione sussidiaria o umanitaria) almeno un quarto degli appellanti che hanno ottenuto un diniego; in Svezia si sfiora il 50%, ma l’Italia è appiattita sullo zero statistico (queste cifre, sempre di fonte Eurostat, si riferiscono al 2008, perché sugli esiti in seconda istanza l”istituto europeo di statistica non ha diffuso cifre più aggiornate).
Fra gennaio e marzo 2011 hanno avuto maggiori probabilità di vedere accolta la loro domanda in prima istanza nei confini dell’Unione i richiedenti somali (i dinieghi si sono “limitati” a un richiedente su tre), seguiti da quelli irakeni (dinieghi per quasi la metà dei richiedenti) e afghani (dinieghi per quasi sei richiedenti du dieci). Sono state respinte, invece, quasi tutte le domande presentate da cittadini della Federazione Russa (80% circa di dinieghi), del Kossovo (oltre 90%) e della Serbia (98%).
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