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Diritto d’asilo, un percorso di umanità. Accoglienza, cioé emancipazione e riscatto

Su Vie di fuga la sintesi del quarto webinar della serie Diritto d’asilo, un percorso di umanità, dal titolo “Accoglienza: per un sistema unico, tassello del nostro welfare”: da una ricerca sui piccoli e medi centri italiani “al tempo” dei decreti sicurezza, alle ultime esperienze (e denunce) dai territori: Brindisi, la provincia di Napoli, Parma e il Casertano.

 

(Dis)fare l’accoglienza

All’incontro del 21 aprile Magda Bolzoni, che svolge attività di ricerca presso l’Università di Torino e collabora con il Forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione (FIERI), ha presentato i risultati della ricerca (Dis)fare accoglienza. Attori e contesti alla prova dei decreti sicurezza, che ha realizzato con due colleghi «attraverso l’Italia delle città medie e dei piccoli comuni».  

L’intervento nel video del webinar: da 6′ 15” in poi

Materiali: il rapporto di ricerca (file .pdf, pubblicato nel report 2020 Il diritto d’asilo della Fondazione Migrantes)

Brindisi: prima di tutto il problema della residenza

«Parlando di accoglienza, il problema della residenza è centrale – ha testimoniato Valeria Pecere portando l’esperienza del Forum territoriale di Brindisi -. Senza la residenza si innesca spesso il problema di accesso al permesso di soggiorno, e senza accesso al permesso di soggiorno abbiamo problemi di riconoscimento dei diritti, di lavoro, di formazione , di alfabetizzazione, di accesso alla casa. In autunno, in Prefettura è stato convocato un tavolo, un “consiglio territoriale” con le associazioni di tutela. Ma ancora oggi nel rimpallo fra Comune e Prefettura questi problemi non sono ancora stati risolti».

L’intervento nel video del webinar: da 28′ 15” in poi

Materiali: Brindisi, maggio 2021: associazioni e comunità africana in piazza per la residenza 

Quel sistema “a misura di intermediario”

Lucia Esposito ha presentato l’esperienza dello Sportello diritti di Scisciano (Napoli) delle associazioni YaBasta! e Nova Koinè. «L’iniziativa si inscrive in un più ampio progetto di contrasto alla marginalizzazione – ha spiegato Esposito – e cerca di rispondere alle difficoltà dei migranti di fronte a un quadro normativo che nel tempo si è fatto sempre più frastagliato»: dall’ultima emersione lavorativa, la cosiddetta “sanatoria”, con le persone non ancora convocate dalla Prefettura di Napoli dopo aver presentato domanda nella scorsa estate, alla nuova protezione speciale che, secondo le intenzioni del DL 130-legge 173/2020, dovrebbe colmare il vuoto creato dall’abolizione della protezione umanitaria ma è ostacolata da una circolare ministeriale di marzo.

«Le persone incontrano sempre più barriere in un sistema che sembra fatto a misura di intermediario – osserva ancora Esposito -: lo straniero non riesce a risolvere i suoi problemi perché si trova di fronte difficoltà innumerevoli».

L’intervento nel video del webinar: da 49′ 10” in poi

Materiali: “Mercato” delle residenze, chi sono le vere vittime, i veri colpevoli? (maggio 2021)

 

Scisciano: dalla scuola al progetto SAI

«Io sono coordinatore, ma prima di tutto un attivista – rivendica Francesco Evangelista, coordinatore del progetto SAI di Scisciano -. Con la nostra associazione abbiamo iniziato veramente dal basso 10, 12 anni fa, con una scuola di italiano per stranieri». Ne sono nate conoscenze, una rete, esperienze e anche denunce sulla situazione in alcuni centri di accoglienza, che sono stati chiusi. «Fino a che – prosegue Evangelista – abbiamo avuto la possibilità di subentrare in un progetto di accoglienza che esisteva sul territorio da circa otto anni, ma non aveva dato risultati: a Scisciano, che ha 6.000 abitanti, questi migranti erano invisibili, nessuno li conosceva. Siamo riusciti a costruire una rete ad hoc con parrocchie, centri sociali, associazioni, perché è chiaro che l’obiettivo del nostro lavoro è integrare nella comunità. Abbiamo attivato tirocini con aziende della zona. E vorremmo anche sviluppare percorsi che possano aiutare, tra l’altro, a ridare vita ai nostri territori, in cui l’animazione, l’offerta culturale è un po’ bassa. Sentiamo una forte responsabilità verso i nostri ospiti, prima di tutto, ma anche verso l’amministrazione e contro i pregiudizi che circondano l’accoglienza: ecco, vorremmo che questi pregiudizi potessero diminuire un poco, almeno nella nostra zona».

L’intervento nel video del webinar: da 56′ 20” in poi

 

“Io, prima ospite e poi operatore, e i due volti del nostro lavoro”

«Ho un’esperienza di vita difficile da profugo – racconta Pedro Apollos (nella foto), nigeriano, oggi operatore del CIAC di Parma impegnato, fra l’altro, in un percorso di ricerca dell’Università della città emiliana -. Sono arrivato in Italia nel 2012 e, dopo un anno di vita di strada come un fantasma, sono entrato in un progetto SPRAR gestito dal CIAC, che mi ha veramente cambiato la vita, perchè non avevo mai avuto avuto accesso ai servizi territoriali e di welfare, alla tutela legale e sociale. Ora, quello che ho vissuto mi ha dato la motivazione per impegnarmi per i diritti delle persone, anche tenendo conto delle mie difficoltà da accolto: l’ansia, l’attesa dei documenti, l’indecisione sulle scelte da prendere (magari quando pensi che sarebbe meglio andare in un altro Paese europeo, anche se non conosci veramente come stanno le cose), la difficoltà di accettare i consigli degli operatori quando sono in conflitto con i consigli della tua comunità… Il nostro lavoro, credo, ha due facce ugualmente importanti: da una parte, fare tutto il possibile per creare una società accogliente tramite leggi ed advocacy, e dall’altra parte, una volta che siamo riusciti ad avere questi progetti di accoglienza, metterci dentro la stessa energia per renderli veramente accoglienti». 

L’intervento nel video del webinar: da 1h 08′ 15” in poi

 

Vent’anni di un “sistema” di accoglienza: che cosa tenere vivo, che cosa migliorare?

L’accoglienza «come emancipazione e come riscatto collettivo di tutta la comunità (“integrare la comunità e non i singoli dentro la comunità”): può essere questa una delle chiavi per ripensare l’accoglienza di domani?». Il moderatore del webinar Michele Rossi del CIAC ha affidato questa domanda all’intervento conclusivo di Mimma D’Amico del Forum per cambiare l’ordine delle cose (Caserta) e di EuropAsilo.

D’Amico ha preso le mosse dalle parole di Pedro Apollos (v. intervento precedente) e da una riflessione sul “sistema” di accoglienza italiano, nato ormai vent’anni fa: «Che cosa possiamo tenere vivo di quel sistema? Che cosa abbiamo imparato?  E che cosa dobbiamo migliorare e superare, alla luce della legge 173/2020, che ha riformato i decreti sicurezza ma non ha ancora reso unico questo sistema di accoglienza?…».

L’intervento nel video del webinar: da 1h 29′ 45” in poi

 

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“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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by Mauro Biani – Repubblica
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