Pubblicati oggi da Frontex i numeri provvisori degli “attraversamenti illegali” alle frontiere esterne dell’UE nel periodo gennaio-ottobre. I dati sono quasi ovunque in aumento. Ma intanto anche i rifugiati e migranti morti e dispersi nel Mediterraneo hanno già superato quelli di tutto il 2020: 1.577 contro 1.448 secondo le stime minime dell’OIM. Fra le 1.577 vittime, quattro su cinque hanno perso la vita nel solo Mediterraneo centrale.
Da gennaio a ottobre, quelli che l’agenzia europea Frontex chiama “attraversamenti illegali” dei confini esterni dell’UE hanno raggiunto la cifra provvisoria di 160 mila, il 70% in più rispetto allo stesso periodo del 2020 e il 45% in più rispetto al 2019.
Nell’anno, il settore di frontiera con il maggiore incremento si conferma quello dell’Europa orientale, con circa 8.000 attraversamenti di migranti e rifugiati, 15 volte il dato del 2020 (v. nella cartina qui sopra). Il confine con la Bielorussia, naturalmente, è quello dove la situazione è più drammatica. Ma se a luglio si è toccato un massimo di 3.200 passaggi scoperti, a ottobre la militarizzazione delle frontiere UE-Bielorussia ha fatto crollare il dato mensile ad appena 600, mentre migliaia di persone rimanevano bloccate in frontiera, al palo dell’ennesima “emergenza europea“.
Sulla scala dei primi 10 mesi dell’anno, l’unica “rotta” migratoria che registra una diminuzione rispetto al medesimo periodo del 2020 è quella del Mediterraneo orientale (-11%). Frontiera orientale a parte, è invece particolarmente forte l’aumento di attraversamenti dalla rotta balcanica, più che raddoppiati, e sulla rotta del Mediterraneo centrale, + 85%.
Ma il totale provvisorio di 180 mila attraversamenti fra gennaio e ottobre su tutte le frontiere esterne è comunque destinato a raggiungere entro il prossimo dicembre neanche la metà di quelli registrati nel 2016 (oltre 511 mila), per non parlare del 1.822.000 registrato nel 2015.
Vite perdute
Intanto i rifugiati e migranti morti e dispersi nel Mediterraneo fino allo scorso 15 novembre hanno già superato quelli di tutto il ’20, 1.577 contro 1.448 (stime minime OIM). Fra le 1.577 vittime, 1.236, cioè quattro su cinque, sono state registrate nel solo Mediterraneo centrale. Secondo OIM-Libia, il 17 novembre le vittime sono subito salite ad oltre 1.300: l’organizzazione infatti ha raccolto le testimonianze sull’annegamento di 75 persone al largo delle coste libiche da parte di 15 sopravvissuti, salvati da pescatori e poi condotti a Zuara. L’ennesimo disastro di vaste proporzioni.
Già almeno 900, invece, i morti e i dispersi sulla rotta dell’Atlantico verso le Canarie: più del terribile bilancio di 877 in tutto il ’20, che aveva già quadruplicato quello del ’19, pari a 202 vite perdute.
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