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Giornata mondiale del rifugiato 2018: se questo è il mondo, se questa è Europa

Ancora una volta c’è purtroppo poco da “celebrare” in questa Giornata mondiale del rifugiato: dal “record” di persone sradicate e in fuga a livello globale (68,5 milioni) all’Europa che ha bisogno di appelli per non dimenticare di essere uno spazio di libertà, ai ragazzi non accompagnati vittime di una frontiera “dietro casa”, quella di Ventimiglia.

Foto UNHCR 2018.

Il numero di persone costrette a fuggire nel mondo a causa di persecuzioni, guerre, violenze ha raggiunto a fine 2017 i 68,5 milioni di persone: è un nuovo “record”, per il quinto anno consecutivo, come informa l’UNHCR nel rapporto Global Trends 2017 presentato oggi a Roma.

Sedici milioni di persone sono state sradicate dai loro luoghi di vita solo nell’ultimo anno (mentre i rifugiati e sfollati interni che nel ’17 hanno potuto fare ritorno alle loro terre sono appena 5 milioni).

Indagando le «realtà percepite rispetto a quelle effettive degli esodi forzati», l’Alto commissariato ONU ricorda, naturalmente, che l’85% dei rifugiati sotto mandato UNHCR (in totale 16,9 milioni di uomini, donne, bambini e ragazzi) vive nei cosiddetti Paesi “in via di sviluppo”. Mentre un terzo, una proporzione in crescita, sono accolti nei Paesi più poveri fra tutti.

Ma da Ginevra si osserva anche, quest’anno, che ben due terzi dei rifugiati di pertinenza UNHCR sono fuggiti da soli cinque Paesi, Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.

Questo significa che la catastrofe umanitaria planetaria è in fondo piuttosto circoscritta: se la “comunità internazionale” riuscisse (volesse davvero) concentrare iniziative di pace in grande stile, «la fine del conflitto in ognuna di queste nazioni potrebbe influenzare in modo significativo il più ampio quadro dei movimenti forzati di persone nel mondo».

“Per un’Europa spazio di libertà”

Dal globale al “locale”, cioè alle questioni che riguardano l’Italia e l’Europa, con l’appello ai governi e alle istituzioni europee uscito dal Forum internazionale promosso da una rete di società civile a Bardonecchia (Torino) nello scorso fine settimana «sulla riforma del sistema asilo in Europa: accoglienza, solidarietà e libera circolazione delle persone».

Il documento, dal titolo Per un’Europa spazio di libertà, sicurezza e giustizia per tutti, è scandito in 10 punti. Al punto 1 si legge: «L’Europa ritrovi la propria identità di continente fondato sul rispetto dei diritti umani fondamentali e sul riconoscimento del diritto di asilo a coloro che giungono in Europa in fuga da guerre e persecuzioni e si ponga fine alla indegna criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie che, spesso supplendo alle gravi carenze degli Stati, prestano soccorso e assistenza ai migranti nel mare Mediterraneo, alle frontiere esterne e a quelle interne».

E al punto 10: «Nella consapevolezza che è inderogabile aprire canali regolari di accesso per motivi diversi dalla protezione in modo da evitare, come oggi accade, che la domanda d’asilo sia sostanzialmente l’unico canale di accesso all’Europa, con tutte le gravi distorsioni che ciò comporta, va attivato con priorità un processo di riforma del diritto dell’Unione che introduca una regolamentazione comune degli ingressi regolari di migranti provenienti da Stati terzi per motivi di lavoro, di ricerca di lavoro, di studio e formazione».

Via dall’Italia, respinti dalla Francia. Illegalmente

Intanto, in questi giorni è riemersa con forza la questione dei minori non accompagnati respinti in Italia dalla Francia.

Un gruppo di associazioni e realtà impegnate nel settore dell’accoglienza ha inviato una lettera alle istituzioni italiane, europee e delle Nazioni Unite denunciando, ma anche documentando in sintesi quanto avviene alla frontiera di Ventimiglia.

Si tratta, certo, dei respingimenti «in violazione della normativa internazionale, europea e nazionale in materia», ma anche delle «violazioni dei diritti perpetrate in Italia nei confronti dei tanti minori che, loro malgrado, data l’assenza di una presa in carico effettiva nei centri di accoglienza in cui vengono collocati, si allontanano da tali strutture per tentare di entrare irregolarmente in Francia».

Si parla soprattutto di ragazzi 16-17enni, e però «si registra anche un elevato numero di ragazzine, spesso vittime di abusi e violenze sessuali, e diversi casi di preadolescenti, anche di 12-13 anni. Minori non accompagnati, dunque, particolarmente vulnerabili».

Gli organismi firmatari della lettera: ASGI, Intersos, Caritas Diocesana di Ventimiglia-Sanremo, Diaconia Valdese, Terre des Hommes Italia e Oxfam Italia, che sulla situazione dei migranti in generale al confine di Ventimiglia ha appena pubblicato con ASGI e Diaconia Valdese il rapporto Se questa è Europa.

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