Il testo di riforma del decreti sicurezza preparato dalla ministra Lamorgese ha aspetti sia positivi che negativi. Ma ora, passate le temute elezioni regionali, secondo la campagna IoAccolgo deve essere approvato dal Consiglio dei ministri con urgenza: sarà un «primo passo per migliorare la condizione delle persone che giungono sul nostro territorio».
Le temute elezioni regionali, prima delle quali nessuno ha voluto “esporsi”, adesso le abbiamo fatte, e quindi è l’ora di muoversi: «La maggioranza non ha più alibi per rimandare ulteriormente l’approvazione di un provvedimento che modifichi i decreti sicurezza». Lo afferma in una nota la campagna dell’associazionismo e del non profit italiano IoAccolgo.
La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha predisposto un testo di riforma che deve essere ancora discusso in Consiglio dei ministri. Il provvedimento ha aspetti positivi, spiega ancora IoAccolgo: l’ampliamento dei casi in cui può essere riconosciuta la “protezione speciale“, il ritorno alla centralità del SIPROIMI-ex SPRAR, «che favoriva l’integrazione con la comunità locale», e l’abrogazione delle sanzioni amministrative per le ONG.
Certo, si mantengono le sanzioni penali in caso di violazione del divieto o della limitazione di entrata nelle acque territoriali e si ripropone la detenzione amministrativa, sia pure con la riduzione dei tempi massimi da 180 a 90 giorni: «Disposizioni che non condividiamo e che vanno modificate». Eppure «questo primo passo per migliorare la condizione delle persone che giungono sul nostro territorio va ratificato con la massima urgenza».
Da IoAccolgo, intanto, arriva anche una prima, severa presa di posizione sulla proposta di nuovo patto su migrazione e asilo presentato ieri dalla Commissione Europea: «Nonostante le roboanti dichiarazioni, l’Europa sigla un patto sui migranti che sconta la ricerca di una mediazione con i Paesi di Visegrad, intervenendo addirittura in senso negativo sul diritto d’asilo. E questo mentre le frontiere, di terra e di mare, restano chiuse e si continua a morire. E chi è respinto nei Paesi di provenienza o in Libia, con cui l’Italia ha rinnovato i famigerati accordi, nonostante da più parti si fosse chiesto di abolirli, è rinchiuso e sottoposto a trattamento inumani».
È tempo di agire, ribadisce IoAccolgo, «perché almeno si avvii un percorso che porti al rispetto della vita e della dignità delle persone che arrivano alle frontiere d’Europa. Quello proposto dalla Lamorgese è un primo passo».
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