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Il progetto per gli “esclusi dall’accoglienza” della Caritas Ambrosiana è solo l’ultima tappa di una serie di iniziative di protesta e di impegno contro il primo decreto sicurezza e i decreti successivi che hanno minato alla base un “sistema” di accoglienza e una normativa ancora pieni di carenze, ma che era comunque in lento miglioramento. L’Italia “che resiste e che accoglie” è al centro di un’analisi dell’ultimo rapporto asilo della Fondazione Migrantes, che ha esplorato anche il tema delicato degli orientamenti dell’opinione pubblica e delle vie per un rilancio dei valori della solidarietà e dell’accoglienza dei migranti nella nostra società.

Foto Caritas Ambrosiana 2020.

«Se avessimo dato seguito alle disposizioni del decreto sicurezza, queste persone sarebbero oggi molto più deboli, più esposte al ricatto di sfruttatori di ogni risma e probabilmente le avremmo viste in coda ai centri di ascolto delle parrocchie. Abbiamo dato a loro un’opportunità. E oggi a conti fatti possiamo dire di aver avuto ragione. Sommessamente crediamo che questa piccola storia possa aiutare a far capire più in generale che i soldi per l’integrazione dei migranti, se spesi bene, sono un investimento non un semplice costo».

Lo ha detto nelle scorse settimane Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, alla presentazione dei primi risultati del Progetto per gli esclusi dall’accoglienza dell’Arcidiocesi di Milano a favore dei migranti con il diritto a vivere in Italia ma privati dell’accoglienza pubblica dal primo decreto sicurezza (il n. 113 del 4 ottobre 2018 poi convertito nella legge 132/2018).

Nell’ultimo anno, grazie a un “Fondo di solidarietà” ad hoc che ha raccolto 560 mila euro da cittadini e fondazioni e ad altre risorse mobilitate dalla Caritas Ambrosiana, hanno potuto beneficiare del progetto 77 persone, 48 adulti e 29 minori, tutti titolari di permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. A norma del decreto 113, infatti, i titolari di protezione umanitaria e della nuova protezione speciale sono stati tagliati fuori dal sistema di accoglienza.

Ad oggi, sui 48 beneficiari adulti, 20 hanno già trovato un lavoro: alcuni in modo autonomo, altri al termine dei corsi di formazione e delle borse lavoro nell’ambito del progetto. «Inoltre – sottolinea la Caritas Ambrosiana in un sintetico report, v. sotto nell’allegato – tutti i 14 migranti single ospiti e più della metà delle famiglie (14 su 24) si stanno preparando a lasciare i centri di accoglienza grazie a percorsi di autonomia ben avviati».

Grazie all’iniziativa, infatti, tutti gli ospiti hanno potuto continuare i precorsi di integrazione da cui erano stati esclusi o iniziarne di nuovi negli stessi centri o in altri del sistema diocesano, in genere di proprietà delle parrocchie. La gestione è affidata a cinque cooperative. Un progetto di «disobbedienza civile nell’ambito della legalità» con fondi interamente privati, lo ha definito la Caritas di Milano.

Anche le altre Caritas della Lombardia hanno deciso di proseguire i progetti di accoglienza: in totale hanno già offerto nuove chance di integrazione ad oltre 400 migranti esclusi dai programmi pubblici.

“Nuovo” capitolato: “Questione di servizi, non di quattrini”

Richiedenti asilo a scuola di italiano (foto da Avvenire.it).

«Non si può svilire la discussione a una mera questione di quattrini: il punto sono i servizi che devono essere offerti, perché è da quelli che dipende l’efficacia dell’intervento». Il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti è intervenuto anche a proposito della circolare del Viminale di inizio febbraio sul “nuovo” capitolato per i servizi di accoglienza. Ha chiarito Gualzetti: «Se lo scopo è l’integrazione, non ci si può limitare a fornire un alloggio. Occorrono corsi di alfabetizzazione, corsi di formazione  professionale agganciati al territorio, accompagnamento sociale. Come altri soggetti seri del terzo settore noi abbiamo sempre voluto mantenere questo livello di proposta, al di sotto del quale non ha senso la nostra collaborazione. Per questa ragione abbiamo già oggi rimodulato il nostro impegno, rivedendo la nostra partecipazione ai bandi pubblici e promuovendo un sistema privato di accoglienza. Valuteremo attentamente le novità introdotte dalla circolare per capire come procedere in futuro…».

 

Analisi/ L’Italia che resiste e che accoglie nell’ultimo rapporto Migrantes

(Foto Europasilo 2018).

La Caritas Ambrosiana… e tutti gli altri: è l’Italia “che resiste”, non ancora al coronavirus ma al primo decreto immigrazione e sicurezza e ai successivi decreti del ministero dell’Interno che hanno minato alla base un “sistema” di accoglienza e una normativa ancora pieni di carenze ma che erano comunque in lento miglioramento.

La fine dello scorso gennaio ha registrato la lettera aperta e le sei proposte per la riforma del sistema d’asilo della rete Europasilo. Ma questa iniziativa è stata preceduta da numerose altre, realizzate da realtà diverse e con gli strumenti più vari fra 2018  e 2019 (le stesse “sei proposte” di Europasilo arrivano al culmine di un lungo percorso di denuncia, protesta e proposta di questa rete nazionale). Ne ha fatto il punto l’analisi “L’Italia che resiste, l’Italia che accoglie” della sociologa Chiara Marchetti per il recente Report 2019 il diritto d’asilo della Fondazione Migrantes.

Si va dalla protesta e dai ricorsi alla Corte costituzionale di alcune Regioni (Calabria, Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Umbria) alla legge regionale della Toscana n. 45 del 2019 (che viene incontro fra l’altro ai migranti esclusi dall’accoglienza) e alla protesta di un centinaio di Comuni (Palermo in primis); dalle prese di posizione di Papa Francesco, della Chiesa italiana e di numerose altre realtà ecclesiali con il loro impegno sul campo, ai ricorsi contro i bandi per l’accoglienza secondo il nuovo “capitolato Salvini” (se ne parla anche in una recentissima indagine di Openpolis di cui Vie di fuga ha dato notizia, pp. 12-13), alla campagna del non profit e della società civile organizzata Io Accolgo, alle reazioni di semplici cittadini, alla “disobbedienza” delle ONG impegnate nel soccorso in mare.

Quella quasi-maggioranza di italiani “intermedi”

Cliccare per ingrandire: i segmenti di popolazione italiana circa le idee su migrazioni e asilo (fonte Un’Italia frammentata, 2018).

Certo, riconosce Chiara Marchetti, «non ci si può nascondere che in Italia stiano aumentando attitudini xenofobe e razziste». Secondo seri sondaggi internazionali del Pew Research Center, il nostro Paese è il quarto fra i più chiusi di 27 Paesi europei, americani, asiatici, africani e dell’Oceania. Infatti il 71% degli italiani vorrebbe che gli immigrati fossero meno di quelli attuali. Solo il 12% riconosce il contributo positivo da loro offerto alla Penisola (la percentuale è più bassa solo in Ungheria e in Grecia…). E addirittura, solo il 56% è molto favorevole all’accoglienza dei rifugiati, contro l’86% in Spagna, l’82% in Germania e il 79% in Francia.

Sono però dati che vanno letti con attenzione, osserva Marchetti, e anche, magari, con strumenti un minimo raffinati. Come quelli dell’organizzazione More in Common, che in questi anni, in collaborazione con altre realtà, ha suddiviso la popolazione di alcuni Paesi fra cui il nostro in segmenti più o meno aperti o chiusi in relazione all’identità nazionale, all’immigrazione e all’accoglienza dei rifugiati. Dallo studio sull’Italia (Un’Italia frammentata, 2018) emerge che fra i segmenti più aperti e chiusi, rispettivamente il 28% e il 23% della popolazione, si estende un’ampia maggioranza relativa di segmenti “intermedi”, pari al 48%, che non è «chiaramente a favore o contro l’immigrazione».

“Caro vicino diverso da me…”

Ne esce così «un affresco composito più complesso di una semplice polarizzazione pro o contro i migranti e rifugiati». Urge così un lavoro culturale e sociale capace di “dialogare” con efficacia con i sentimenti e le preoccupazioni di questa maggioranza “indecisa”. I numeri dimostrano che ce n’è tutto lo spazio. A patto, propone e conclude Marchetti, di riconoscere «l’esigenza di una nuova politica della somiglianza che superi i rischi della logica di contrapposizione amico-nemico: non solo quella più evidente verso i migranti e rifugiati, ma anche quella più sotterranea che riguarda i “vicini” italiani che la pensano diversamente da noi».

Allegato

Il “Progetto per gli esclusi dall’accoglienza” della Caritas Ambrosiana, i dati e i fatti (file .pdf, febbraio 2020)

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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