Un webinar organizzato da Oxfam e da Refugee Rights Europe ha gettato lo sguardo sulle politiche che l’Unione sta preparando o già attuando per la gestione dei rifugiati e dei migranti alle frontiere. La lettera aperta di otto ONG.
Nel novembre 2019 Michael O’Flaherty, direttore dell’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali (FRA in acronimo inglese), riconosceva che la situazione sulle Isole greche «è la questione relativa ai diritti fondamentali più preoccupante che dobbiamo affrontare ovunque nell’Unione europea». Ce n’erano già altre, di questioni, se non ancora più gravi, come ad esempio i crimini che già allora venivano compiuti sulla rotta balcanica.
Ma intanto l’affermazione del capo della FRA è rimasta, purtroppo, un valido spunto per dare il via a un confronto on line che nei giorni scorsi le ONG Oxfam e Refugee Rights Europe hanno organizzato per i cinque anni dall’“accordo” UE-Turchia del 18 marzo 2016.
Al di là dell’anniversario, il webinar, dal titolo “Cinque anni della risposta dell’UE ai rifugiati nelle Isole greche: che cosa ci riserva il futuro?“, ha gettato lo sguardo sulle politiche che l’Unione sta preparando o già attuando per la gestione dei confini esterni.
La prima parte dell’incontro era dedicata al tema: “Dall’‘ammissibilità’ allo ‘screening di pre-ingresso’: il nuovo Regolamento screening”. Il Regolamento screening è (per ora) una proposta fra i testi giuridici inseriti nel nuovo Patto su migrazione e asilo presentato dalla Commissione UE nel 2020, e ha l’obiettivo di identificare rapidamente «la corretta procedura da applicare alle persone che entrano nell’Unione Europea senza requisiti d’ingresso».
Secondo Minos Mouzourakis dell’ONG Refugee Support Aegean, il primo relatore intervenuto al webinar, questa proposta di regolamento causerà massicci fenomeni di mero contenimento alle frontiere e non prevede forme di garanzia che sarebbero di cruciale importanza.
Diverso il punto di vista della FRA. Ann-Charlotte Nygård, capo unità dell’Agenzia per i diritti fondamentali, giudica con favore la proposta di un meccanismo di monitoraggio: potrà promuovere il rispetto dei diritti umani, anche se dovrà essere indipendente.
Ma l’eurodeputata tedesca Birgit Sippel si chiede se dall’accordo UE-Turchia si è appresa qualche “lezione”: perché il “nuovo” Patto su migrazione e asilo mantiene gli stessi contenuti che hanno prodotto sofferenza a carico di persone vulnerabili e alimentato sentimenti di ostilità verso i migranti fra gli abitanti delle Isole greche. «La solidarietà concreta legata alle procedure di ricollocazione (relocation) manca del tutto nella proposta, temo che questa sarà una delle maggiori sfide che ci attendono».
“‘Nuovi’ centri? Ascoltate i rifugiati e la società civile!”
Tema della seconda parte del webinar, “I nuovi centri multiscopo di accoglienza e identificazione: assicurare responsabilità e rispetto dei diritti umani”. Il loro acronimo in inglese suona innocuo e quasi buffo (MPRIC, multi-purpose reception and identification centres), ma si tratta dei centri in fase di progettazione o costruzione su cinque isole dell’Egeo, Lesbo, Chio, Samo, Kos e Leros, in cui nel prossimo futuro dovranno risiedere tutti i richiedenti asilo sulle Isole.
Il primo a intervenire in questo secondo “panel” del webinar è Emmanuel Logothetis, rappresentante del governo di Atene, che, sottolineando come la Grecia non sia assolutamente soddisfatta del Patto, mette l’accento sulla necessità di procedure d’asilo rapide ed efficienti, sulla necessità di monitorare le persone che entrano ed escono dai campi e sulle difficoltà di prendersi cura della vulnerabilità.
Anche Beate Gminder, funzionaria tedesca della Commissione UE, pur ricordando la necessità di condizioni dignitose per i richiedenti asilo trattenuti sulle Isole, concorda sull’importanza di monitorare i movimenti di persone fra l’interno e l’esterno dei centri.
Dal canto suo, l’eurodeputata Tineke Strik pone di nuovo l’accento sul meccanismo indipendente di monitoraggio per contrastare gli abusi contro i diritti umani alle frontiere esterne dell’Unione. Per Strik occorre estenderne il campo di applicazione, ma bisogna anche assicurare un effettivo accesso alla giustizia e che le denunce di abuso siano realmente approfondite.
Infine Matthias Mertens di Europe Must Act chiede che nel processo di realizzazione dei nuovi “centri multiscopo” vengano coinvolte sia le organizzazioni della società civile, sia quelle degli stessi rifugiati. Perché al momento l’approccio alla questione è difettoso e non potrà che replicare le condizioni di vita indegne e inumane già viste nel gigantesco campo di Moria.
A cinque anni dall'”accordo”, la lettera aperta delle ONGLo scorso 18 marzo Oxfam e altre sette organizzazioni umanitarie (fra cui Amnesty Inernational e Caritas Europa) hanno indirizzato all’Unione Europea e agli Stati membri una lettera aperta con quattro richieste:
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Collegamenti
L’audio completo del webinar (18 marzo 2021, in inglese)
Regolamento screening, l’iter (fonte Europarlamento, in inglese, febbraio 2021)
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