L'”ultima” crisi in mare che ha visto protagonista l’Italia, quella della Ocean Viking, ha causato livelli di sofferenza e apprensione con pochi precedenti, ma è stata la quattordicesima di quest’anno nel Mediterraneo. Nello stesso periodo dell’anno scorso le crisi erano state “solo” 11. Sono i frutti inutili e disumani della politica di «ritardo degli sbarchi». In questo 2020 sono sbarcati in Italia appena 7.500 migranti: un dato in linea con gli anni che hanno preceduto le Primavere arabe, lo sfacelo della Libia e le “emergenze” 2011-2016. Intanto, fra il 2019 e la prima metà del 2020 sono 1.700 le persone per le quali alcuni Stati europei hanno dato disponibilità al nostro Paese nel (faticoso) meccanismo di ricollocamento volontario di richiedenti asilo.
Lo sbarco dei 180 naufraghi bloccati sulla nave Ocean Viking si è concluso alle 3.15 della scorsa notte. Su una banchina di Porto Empedocle i migranti hanno camminato fino alla nave-quarantena Moby Zazà. Secondo le prime notizie, i test COVID-19 fatti ai naufraghi sono tutti negativi, ma ora li attendono due settimane di isolamento prima di essere accolti sulla terraferma italiana. In quarantena da oggi c’è pure l’equipaggio della Ocean Viking.
L'”ultima” crisi in mare che ha visto come protagonista l’Italia ha causato livelli di sofferenza e apprensione con pochi precedenti, ma è stata la quattordicesima di quest’anno nel Mediterraneo secondo un monitoraggio dell’ISPI.
Nello stesso periodo dell’anno scorso le crisi erano state “solo” 11, contando anche quelle delle navi Sea Watch-3 e Sea Eye, che si trascinarono fra il dicembre ’18 e il 10 gennaio ’19.
Quest’anno le crisi si sono risolte, alla fine, tutte in Italia tranne una a Malta Però ovunque è la politica (inutile e disumana) del «ritardo degli sbarchi», come la chiama il ricercatore dell’ISPI Matteo Villa.
La stessa Malta in questi giorni è responsabile dello stallo della nave da trasporto bestiame Talia.
Quanto all’ultimo episodio della Ocean Viking (per la nave di SOS Méditerranée è già il quarto braccio di ferro del 2020), sono passati otto giorni fra la richiesta di sbarco e la conclusione a Porto Empedocle. Matteo Villa ha commentato: «Una media di “crisi in mare” da governo gialloverde (10 giorni), più che da governo giallorosso (4 giorni)».
Ad oggi i migranti sbarcati in Italia dal 1° gennaio sono in totale 7.554. Certo, ben più che nello stesso periodo del 2019 (3.054), ma meno della metà dello stesso periodo 2018 (16.915). Nei giorni scorsi l’ISPI ha pubblicato questo grafico:
«Migranti e sbarchi, torna l’invasione? “+150%”, “+300%”, “+700%”…: dall’inizio dell’anno avrete letto tutti statistiche allarmanti – chiosava Villa su Twitter. – Ecco come stanno davvero le cose: in blu gli sbarchi medi in Italia nei tre anni di “crisi”, in arancione gli sbarchi del 2020».
Rispondendo a un follower sempre su Twitter («perché allora quelle percentuali esagerate?»), il ricercatore scriveva: «L’anno scorso abbiamo avuto il numero più basso di sbarchi da un decennio a questa parte. Un aumento è nelle cose; e gli aumenti percentuali sui primi mesi di un anno sono sempre più variabili rispetto a quelli a consuntivo, al termine dei dodici mesi». Domanda di un secondo follower: «Perché un aumento dovrebbe essere “nelle cose”?». Risposta: «Perché nel decennio 2000-2009, dunque ben prima del periodo degli “alti sbarchi”, delle Primavere arabe e del fallimento statuale in Libia, gli sbarchi medi in Italia erano nell’ordine delle 15.000-20.000 unità l’anno».
Intanto non si ferma l’attività della cosiddetta “Guardia costiera” libica: da gennaio a maggio di quest’anno (ultimi dati UNHCR) i suoi uomini hanno “soccorso” e riportato in Libia 3.852 migranti, il 64% in più rispetto allo stesso periodo del 2019.
Ricollocamenti “volontari”, il puntoIn audizione al Comitato parlamentare “Schengen”, in questi giorni la ministra dell’Interno Lamorgese ha riferito sul (faticoso) meccanismo dei ricollocamenti volontari di richiedenti asilo in altri Paesi dell’UE. Dal 1° gennaio 2019 al 25 giugno 2020 alcuni Stati europei hanno dato disponibilità complessiva per 1.700 persone (tra cui la Francia per 705, la Germania per 698, il Portogallo per 150, l’Irlanda per 43 e la Spagna per 40). I richiedenti protezione internazionale effettivamente trasferiti sono stati circa 700. «Il trend dei trasferimenti è stato decisamente in crescita solo dopo l’Accordo di Malta del 23 settembre 2019, con un incremento pari all’86%». Ha aggiunto Lamorgese: «Dall’inizio della cosiddetta “fase due COVID-19” sono riprese le attività preparatorie ai ricollocamenti, e in tal senso l’Agenzia EASO ha ripreso, con tutte le cautele necessarie, ad effettuare le necessarie interviste… È stata effettuata la prima partenza post-COVID di 59 beneficiari verso la Francia». |
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