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Proteste Treviso e Roma: l’Asgi, “Quando l’improvvisazione crea emergenze”

L’analisi dell’Asgi sulle proteste e sugli scontri di Treviso e Roma nei giorni scorsi: «Solo attraverso un effettivo programma nazionale di accoglienza diffusa e integrata dotato di un numero di posti stabili non inferiore al numero di richiedenti asilo che ogni anno giunge in Italia e che coinvolga l’intero territorio nazionale e l’intero sistema delle autonomie locali sarà possibile superare la gravissima situazione attuale, caratterizzata da enormi squilibri tra un territorio e l’altro e dalla fuga di responsabilità di molti amministratori locali». Ad oggi, infatti, meno del 10% dei Comuni italiani partecipano al programma di accoglienza ordinario, lo Sprar…

Roma, Casale San Nicola, dopo gli scontri (19 luglio 2015).
Roma, Casale San Nicola, dopo gli scontri (19 luglio 2015).

«La mancanza di posti di accoglienza stabili e dignitosi in un contesto adeguato e di regole chiare consegna i richiedenti asilo all’improvvisazione e crea emergenza sui territori locali . È in questo contesto di mancata regolazione che prendono corpo delle scelte, come nel caso di Treviso e della periferia di Roma, chiaramente irragionevoli e foriere di conflitto sociale».

Va controcorrente la presa di posizione dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) sui fatti di Treviso e Roma dei giorni scorsi.

L’associazione ovviamente condanna con forza le violenze contro i richiedenti asilo avvenute nelle due città, «dove gruppi di dichiarata ispirazione neofascista hanno abilmente strumentalizzato le paure e il disagio della popolazione residente», come si legge in un comunicato. Ma questi episodi «pur nella loro diversità vanno comunque tenuti in considerazione perché mettono in luce le gravi carenze del sistema di accoglienza vigente».

Serve un po’ di coraggio…

Argomenta l’Asgi: «La percentuale di rifugiati per abitante in Italia è dello 0,11%  (dati Eurostat 2014), ciò che rende evidente come non ci sia alcuna emergenza reale nell’accoglienza dei richiedenti asilo nel nostro Paese. Il problema non è quindi il numero di persone. Tutte le emergenze derivano dalla perdurante sottostima del numero di richiedenti asilo e dalla mancata programmazione di un sistema di accoglienza diffusa e integrata sui territori che eviti eccessive concentrazioni e non riproduca logiche di segregazione sociale. Per costruire un effettivo sistema di accoglienza integrata è necessario un maggiore coraggio riformatore».

In questa direzione, riconosce l’Asgi, del resto va anche l’orientamento del Governo Rrenzi, contenuto nello schema di decreto legislativo di recepimento della Direttiva 2013/33/UE (accoglienza).

«Sostenere sistemi territoriali di accoglienza integrati attraverso la partecipazione degli enti locali è una strada positiva da sempre sostenuta da Asgi e ripresa nei giorni scorsi nel parere espresso su tale schema dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato. L’accoglienza dei richiedenti asilo non si dovrebbe fondare più su un limitato numero di posti all’interno di progetti spontanei degli enti locali (come accade oggi nello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e, in mancanza di altri posti, sull’accoglienza casuale ed emergenziale disposta dai prefetti anche con provvedimenti di requisizione. Va invece previsto un trasferimento di funzioni amministrative ai Comuni per la gestione dei programmi di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e di integrazione sociale dei rifugiati, secondo i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione». Tutto questo, precisa l’Asgi, in attuazione dell’art. 118 della Costituzione, con un permanente finanziamento integrale da parte dello Stato dei relativi costi come prescrive l’art. 119 sempre della nostra Carta costituzionale.

L’accoglienza del 10%

«Solo attraverso un effettivo programma nazionale di accoglienza diffusa e integrata dotato di un numero di posti stabili non inferiore al numero di richiedenti asilo che ogni anno giunge in Italia e che coinvolga l’intero territorio nazionale e l’intero sistema delle autonomie locali sarà possibile superare la gravissima situazione attuale caratterizzata da enormi squilibri tra un territorio e l’altro e dalla fuga di responsabilità di molti amministratori locali (meno del 10% dei comuni italiani partecipano al programma di accoglienza ordinario – lo Sprar – e la maggior parte di essi sono del Sud)».

L’Asgi ricorda infine, a scanso di equivoci e semplificazioni sulla complessità dei flussi migratori (frutto di ignoranza più o meno innocente) che la Costituzione italiana, le norme internazionali e dell’Unione europea impongono di garantire il diritto alla vita e il diritto all’incolumità personale di chiunque e il diritto di asilo nel territorio della Repubblica degli stranieri ai quali nel loro Paese non sono effettivamente garantite le libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana.

Leggi anche su Vie di fuga

Il “dossier” sull’iter del Dlgs di recepimento delle direttive “Accoglienza” e “Procedure”

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