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Sanità migrante/ 1 – “Cie da chiudere”: lo dice anche il Comitato di bioetica

Secondo un “parere” dell’organismo di consulenza presso la Presidenza del Consiglio, «in questi centri il diritto alla salute degli internati è soggetto a tali limitazioni da rendere dubbio l’uso del termine stesso di “diritto”».

«In questi centri il diritto alla salute degli internati è soggetto a tali limitazioni da rendere dubbio l’uso del termine stesso di “diritto”». Non lo dice un organismo della società civile più o meno progressista, ma il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) presso la Presidenza del Consiglio in un ampio “parere” sul tema generale del diritto alla salute negli istituti di detenzione.

Dov’è il Ssn?

I Cie «sono ubicati in contenitori impropri, fortemente carenti dal punto di vista igienico – argomenta il C0mitato -. Vi sono concentrati soggetti di diversa ed eterogenea provenienza, molti di loro particolarmente vulnerabili: come le persone richiedenti lo status di rifugiato e le vittime della tratta, che rischiano di trovarsi rinchiuse insieme ai propri carnefici. L’assistenza nei centri non è a carico del Ssn, bensì è fornita dall’ente gestore dei centri stessi».

Nel complesso «si tratta di un’assistenza sanitaria elementare, tarata sulla precedente normativa che permetteva il trattenimento non oltre i 30 giorni». Da quando il periodo di “trattenimento” è stato prolungato, il servizio è «del tutto insufficiente e si registrano casi gravi di soggetti non curati a dovere. Inoltre ci sono grandi problemi per avere la documentazione clinica nel passaggio dal carcere ai Cie».

A tutte queste difficoltà si aggiunge un grave disagio psicologico: «Gli internati vivono questo periodo come una pena aggiuntiva a quella già scontata, per di più con minori garanzie (non si sa quanto tempo dovranno rimanere nel centro) e con minori possibilità di svolgere una qualche attività».

“Al massimo come misura eccezionale (come previsto dall’Ue)”

Logiche conseguenze, che per il Comitato richiedono decisioni urgenti: i Cie vanno «chiusi», o «almeno ricondotti alla loro funzione originaria di misura eccezionale, come previsto dalla direttiva Ue, ristabilendo come misura ordinaria il rimpatrio volontario assistito (finanziato da apposito fondo europeo)»; la responsabilità del diritto alla salute degli internati deve passare al Ssn; e le vittime di tratta devono essere regolarizzate per motivi umanitari, come la legge prevede.

Il parere del Cnb, un organismo presieduto dal Francesco Casavola, presidente emerito della Corte costituzionale,  è stato elaborato da Grazia Zuffa, coordinatrice di un gruppo di lavoro ad hoc, ed è stato approvato all’unanimità da tutti i membri del Comitato presenti alla votazione, i professori Amato, Battaglia, Canestrari, D’Agostino, d’Avack, Da Re, Dallapiccola, Flamigni, Forleo, Garattini, Guidoni, Isidori, Morresi, Neri, Palazzani, Piazza, Possenti, Scaraffia, Toraldo di Francia, Umani Ronchi e, ovviamente, la stessa Zuffa. Ha successivamente espresso la sua adesione la professoressa Marianna Gensabella.

Allegato

La salute dentro le mura (il documento integrale, formato .pdf)

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