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Tunisia, respingimenti in formato “standard” e dinieghi record. Ma è davvero un “Paese sicuro”?

Sono almeno 1.872 i tunisini rimpatriati a forza nel 2021 dall’Italia: ancora una volta, la loro è la cittadinanza più numerosa sul totale. Per tre associazioni impegnate in Tunisia si tratta di una «standardizzazione» dei rimpatri consentita dal fatto che questo Paese dal 2019 è considerato dall’Italia un “Paese di origine sicuro” per quanto riguarda il rispetto dei diritti. Ma, denunciano le associazioni, «al di là delle difficoltà economiche evidenti, la Tunisia affronta problematiche più profonde che si concretizzano sovente in gravi violazioni dei diritti umani». Il 2021 ha visto un record di richiedenti asilo tunisini in Italia, e però quella tunisina è la cittadinanza che subisce la peggiore percentuale di dinieghi: il 92%.

 

(Foto Flickr).

 

“Ciò che non funziona sono i rimpatri forzati: […] costosi (64 milioni tra il 2015 e il 2020), ingiusti (il 55% ha riguardato i soli cittadini tunisini, per i quali è più facile procedere)…” (Maurizio Ambrosini, sociologo esperto di migrazioni, su Avvenire, 7 gennaio 2022).

 

Ora e sempre tunisini: continuano ad avere questa cittadinanza la stragrande maggioranza dei migranti che subiscono un rimpatrio forzato dall’Italia. Secondo dati ancora provvisori del Garante delle persone private della libertà personale, nel 2021 sono stati il 73% del totale, 1.872 sui 2.547 di cui si hanno informazioni (in realtà il Garante stima per tutte le nazionalità una cifra complessiva di 2.731 rimpatriati). Il secondo Paese di destinazione dei rimpatri forzati è l’Egitto, ma conta solo 231 persone, ed è seguito dall’Albania con 140 e poi dalla Nigeria, dalla Georgia, dal Gambia e dalla Romania ognuno con poche decine di persone, e quindi da una trentina di altri Paesi. Dal 2018, con un andamento altalenante l’Italia ha rimpatriato in Tunisia almeno 7.930 persone.

È una «standardizzazione» dei rimpatri, come la chiama un approfondimento pubblicato a dicembre da Avocats sans frontières Tunisie in collaborazione con FTDES (Forum tunisien pour les droits économiques et sociaux) e Médecins du monde e con il supporto dell’ASGI.  Una standardizzazione consentita dal fatto che la Tunisia, con altri 12  Stati, nel 2019 è stata inserita dall’Italia per decreto nell’elenco dei cosiddetti “Paesi sicuri“. Cioè Paesi dove il rispetto dei diritti umani sarebbe garantito, e i cui richiedenti asilo, “quindi”,  possono essere esaminati con una procedura semplificata, accelerata e penalizzante

Al di là della crisi economica

(Immagine FTDES).

Ma per le organizzazioni che hanno firmato l’approfondimento, «la situazione dei diritti umani in Tunisia non sembra autorizzare l’Italia a qualificare questo Paese come “Paese di origine sicuro”», perché esso, «al di là delle difficoltà economiche evidenti, affronta problematiche più profonde che si concretizzano sovente in gravi violazioni dei diritti umani». 

Avocats sans frontières, FTDES e Médecins du monde denunciano «lo Stato di diritto mai realizzato nei 10 anni di transizione» dopo la rivoluzione del 2011, la persistenza di tortura e trattamenti inumani e degradanti, minacce alla libertà di stampa, di espressione, di riunione, di associazione e di religione, discriminazioni in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere, ma anche i livelli elevatissimi di violenza contro le donne malgrado l’indiscutibile impegno legislativo su questo fronte (dall’impunità diffusa degli aggressori alle pressioni dei giudici istruttori perché le vittime ritirino le denunce).

Ancora, «il processo di giustizia transizionale iniziato a partire dalla rivoluzione tunisina è in uno stallo paralizzante». I movimenti di protesta sono cresciuti, ma «hanno dovuto far fronte a persecuzioni giudiziarie e delle forze di sicurezza». Desta preoccupazione un progetto di legge per la “protezione delle forze armate“.

Infine, la stessa Tunisia negli ultimi anni è diventata un Paese di transito e anche di destinazione per migranti e rifugiati. Ma offre ancora un diritto d’asilo a scartamento ridotto, mentre queste persone sono esposte al rischio di essere rinchiuse arbitrariamente in centri di detenzione spesso non ufficiali. «La deportazione dei migranti subsahariani intercettati in mare alla frontiera libica dalla Guardia nazionale tunisina nel settembre 2021 solleva seri dubbi sul rispetto delle garanzie fondamentali che devono essere fornite alla popolazione migrante e al rispetto del principio di non-refoulement».

Concludono Avocats sans frontières, FTDES e Médecins du monde: «Le organizzazioni firmatarie intendono sottolineare la gravità della situazione vissuta da numerosi tunisini e tunisine vittime di gravi violazioni dei diritti umani e chiedono al Governo italiano di rinunciare alla nozione di “Paese di origine sicuro” che ha svuotato l’istituto del diritto di asilo del suo significato sostanziale».

Mai così tanti richiedenti asilo, ma dinieghi al 92%

Ancora una volta, nel 2021 i tunisini hanno rappresentato la cittadinanza più numerosa fra i migranti sbarcati in Italia (circa 15.700 sui 67 mila totali, quasi un quarto) e continuano a farlo in queste prime settimane del 2022.

Nell’anno i richiedenti asilo tunisini, 7.100 secondo le prime cifre di riepilogo della Commissione nazionale asilo (sette volte quelli del 2020: non erano mai stati così tanti, neanche nel 2011), sono stati superati per numero solo da quelli pakistani e bangladesi. Però gli oltre 4.700 tunisini  esaminati dalle nostre Commissioni territoriali hanno totalizzato la quota di dinieghi più elevata in assoluto fra tutte le cittadinanze principali: il 92%.

 

 L’inverno della primavera araba nel C.P.R. di Torino

«Schiacciati dalla macchina del trattenimento, molti cittadini tunisini – circa metà della popolazione dei C.P.R. – denunciano il fallimento della rivoluzione dei gelsomini e la delusione per la nuova oppressione incontrata in Italia. L’attribuzione alla Tunisia della qualifica di “Paese di origine sicuro” e l’accordo siglato tra i due governi nell’estate del 2020 hanno irrigidito le procedure di identificazione e rimpatrio, costringendo i migranti ad azioni ancora più estreme».

Un contributo dell’avvocato Maurizio Veglio, dal titolo “La fame di aria: l’inverno della primavera araba nel C.P.R. di Torino”, racconta sei di queste vicende personali nel Report 2021 sul diritto d’asilo della Fondazione Migrantes.

 

 

Allegato

Superare il mito della “sicurezza” in Tunisia. Come la strumentalizzazione del concetto di “Paese di origine sicuro” legittima le espulsioni e respingimenti dei tunisini dall’Italia (dicembre 2021, file .pdf 507 kbyte, contributo di sintesi per un report uscito su Diritto, immigrazione e cittadinanza)

Collegamento

La vera emergenza migranti è il civile governo dei flussi (M. Ambrosini su Avvenire, 7 gennaio 2021)

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