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Vaccino anti-COVID: accolti “sulla carta”, ancora respinti negli hub

Dopo una denuncia della Società italiana di medicina delle migrazioni è stata corretta sul sito dell’AIFA la FAQ sul diritto al vaccino anti-COVID. Ma mancano ancora risposte istituzionali per i possessori di codici STP (Stranieri temporaneamente presenti) ed ENI (Europeo non iscritto), che negli hub della più grande campagna vaccinale della storia italiana continuano ad essere spesso respinti perché la piattaforma nazionale di registrazione non permette di inserire questi codici alternativi.


La dicitura “riveduta e corretta” sul diritto alla vaccinazione nelle FAQ del sito dell’AIFA.

 
Diritto al vaccino anti-COVID per tutte le persone presenti in Italia, italiani e stranieri, con o senza permesso di soggiorno, con o senza codice fiscale: almeno sul sito dell’AIFA è ricomparsa una dicitura secondo la legge.
 
«In seguito all’interessamento anche del TIS (il Tavolo immigrazione e salute) è stata ottenuta la modifica delle “Domande e risposte” su chi avesse diritto alla vaccinazione», segnala a Vie di fuga Emanuela Petrona Baviera, membro del consiglio di presidenza della SIMM, la Società italiana di medicina delle migrazioni.
 
Alla prima delle FAQ sul vaccino oggi si legge: «Chi ha diritto alla vaccinazione? Tutte le persone residenti o comunque presenti sul territorio italiano con o senza permesso di soggiorno o documenti di identità, inclusi i possessori del codice STP (Stranieri temporaneamente presenti) o ENI (Europeo non iscritto), i detentori del codice fiscale numerico o quanti ne sono privi, i possessori di tessera sanitaria scaduta e che rientrano nelle categorie periodicamente aggiornate dal Piano vaccinale».
 
A maggio, invece, la SIMM si era accorta che, forse a partire da un “aggiornamento” di fine aprile, la risposta alla FAQ si era condensata in due righe stringatissime e ambigue, nelle quali si parlava di «tutte le persone residenti o stabilmente presenti sul territorio italiano». L’associazione aveva così denunciato che le parole «stabilmente presenti» erano in contrasto con i diritti dei possessori di codice STP, una sigla che comprende tutti gli stranieri senza permesso di soggiorno.
 

STP: dietro una sigla, persone e diritti

La sigla burocratica STP (“stranieri temporaneamente presenti“) indica i cittadini extracomunitari senza permesso di soggiorno. A loro è garantita l’assistenza sanitaria di base: le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, anche se continuative, per malattia e infortunio; l’assistenza in gravidanza e durante la maternità; la tutela della salute del minore; le vaccinazioni previste dalla normativa nazionale e nell’ambito di interventi di prevenzione collettiva autorizzati dalla Regione; le vaccinazioni internazionali; la profilassi, la diagnosi e il trattamento delle malattie infettive.

Allo straniero senza permesso di soggiorno viene rilasciato dalla ASL di riferimento un apposito tesserino con un codice regionale (appunto detto “STP”), che deve essere esibito per usufruire delle prestazioni sanitarie a cui si ha diritto. Il tesserino ha validità di sei mesi ed è rinnovabile. L’utilizzo dei servizi sanitari non deve comportare alcuna segnalazione alla polizia da parte degli operatori sanitari.

(Fonte: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sanita/accesso-ai-servizi-sanitari/assistenza-sanitaria-agli-stranieri)

 

L’esclusione silenziosa

Se giustizia sulla “carta” (o meglio nel Web) è stata fatta, nella realtà concreta mancano ancora risposte istituzionali per i possessori di codici STP ed ENI, che negli hub della più grande campagna vaccinale della storia italiana vengono spesso respinti perché la piattaforma nazionale di registrazione, affidata alle Poste, non permette di inserire questi codici alternativi.
 
Purtroppo «sull’adeguamento del campo codice fiscale ad ora non mi sembra che abbiamo ottenuto risposte», certifica Petrona Baviera.
 
Una decina di giorni fa le associazioni che aderiscono al TIS e al TAI (Tavolo asilo e immigrati) hanno indirizzato al Commissario straordinario Figliuolo e al presidente della Conferenza Stato-Regioni Fedriga una lettera aperta sulla «silenziosa esclusione di diverse categorie vulnerabili dal Piano strategico vaccinale anti-SARS-CoV-2/COVID-19 a cui si sta assistendo in questi mesi».
 
Il documento chiede, fra l’altro, di intervenire «con le opportune modifiche al portale attualmente in uso per la prenotazione telematica, onde evitare che farragini burocratiche vanifichino la necessità di dare urgente risposta a un’istanza di salute pubblica globale e comunitaria».  
 

I dimenticati del vaccino sul New York Times

«Qualche giorno fa, su uno dei più importanti quotidiani del mondo, il New York Times, è stato pubblicato un articolo dal titolo Migrants Are Forgotten in Italy’s Vaccine Drive, Doctors Say, che apre con la storia di un immigrato…». Inizia così un editoriale per Caritasroma.it scritto in questi giorni da Salvatore Geraci e dall’équipe sanitaria del Poliambulatorio Caritas della capitale.

Racconta di un immigrato croato senzatetto di 63 anni, cardiopatico, che non riesce neppure a prenotarsi per il vaccino anti-COVID: «Questo immigrato è un nostro paziente – scrivono Geraci e i colleghi -, e come lui altre centinaia di persone sono in attesa del vaccino cui hanno diritto ma che non riescono ad avere. Noi gli parliamo, cerchiamo di rassicurarli prendendoci cura di loro, ma anche per noi è inspiegabile l’impossibilità burocratica alla vaccinazione. Il diritto c’è, è chiaro nelle norme italiane, è stato ribadito da più parti; l’AIFA, l’Agenzia del farmaco, da mesi ha anche indicato il modo per superare l’impasse amministrativa dovuta alla mancanza della tessera sanitaria. Il problema consiste nel fatto che la prenotazione per il vaccino può essere fatta solo tramite il portale regionale con i dati della tessera sanitaria o tramite il medico di medicina generale (MMG). Ma il portale non accetta coloro che non hanno tessera sanitaria e il MMG non ha pazienti che non siano iscritti al Servizio sanitario regionale. Le soluzioni sono già state individuate e proposte e sono relativamente semplici: permettere la registrazione con altri codici, dare mandato alle ASL di vaccinare questa popolazione nelle forme possibili con offerta attiva nei servizi e strutture d’accoglienza, hub dedicati, coinvolgendo l’associazionismo… Tutto ciò stride ma, ad oggi, quando ogni pomeriggio l’ambulatorio apre, siamo costretti a dover ripetere ai nostri pazienti che dalle istituzioni non c’è risposta; siamo costretti a dire ai colleghi volontari che la politica tace, non risponde, si fa complice di una ingiustificata esclusione».

 

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